Faccio davvero fatica a ricordare una partenza tanto brutta della Juventus. Il problema, alla fine, non è tanto il risultato, quanto la sensazione che Madama trasmette: impotenza, scarsa reattività, angoscia, cose che l’arrivo sulla panchina bianconera di Massimiliano Allegri avrebbe dovuto cancellare. Perché così ci avevano garantito. Liberiamoci di Andrea Pirlo per puntare tutto sul cavallo di ritorno livornese, grande esperienza, palmares importante che più importante, tra i tecnici sul mercato, non era possibile trovare. Ora, al netto della certezza di una Juve destinata a risalire posizioni, magari cercando di invertire la rotta già dalla prossima terribile sfida col Milan, perdere altri punti significherebbe disegnare scenari ai quali i tifosi bianconeri non sono abituati, il problema è: quelle davanti rallenteranno? Quando Allegri portò a termine la famosa rimonta con annesso tricolore beh, dal mio personalissimo punto di vista era una Juventus differente e, soprattutto, le altre restavano gradini sotto i bianconeri. Ora, come ha dimostrato ampiamente la passata stagione, il gap è stato colmato e le avversarie dirette temono meno il dominio di Madama. Vedi il Napoli spallettiano, magari non scintillante ma in grado di ribaltare l’iniziale svantaggio grazie anche, perché va bene evidenziare i limiti juventini ma bisogna essere onesti, grazie alle numerose assenze nell’undici bianconero. Che ha un problema, tra i tanti: Szczesny, mai come quest’anno incerto e balbettante.

Se alla Juventus stanno male non è che se la cavi meglio l’Atalanta, sconfitta a domicilio da una Fiorentina nella quale Italiano sta facendo un lavoro immenso. I viola sono belli da vedere e terribilmente efficaci, con un Vlahovic sugli scudi intento a rimpinguare il suo valore di mercato in vista delle prossime sessioni. Gasperini e i suoi, nel frattempo, devono meditare sui propri errori e non guardare il cellulare sul campo, non si fa caro Mister, proprio no. Gli orobici hanno portato a casa tre punti da Torino baciati dalla buona sorte e pareggiato col Bologna rischiando in più di una circostanza la capitolazione pallonara.

Anche l’Inter fatica, con nove undicesimi della squadra di rientro dagli impegni Nazionali, su un campo terribilmente ostico. La Samp insegue e pareggia per ben due volte, i nerazzurri sprecano l’impossibile e rallentano la marcia in vista di Real e Bologna, due sfide che racconteranno parecchio sulla condizione fisica e mentale interista. 

Ma se Inter, Atalanta e Juventus qualche giustificazione la possono accampare, la Lazio di Sarri non gioca a calcio dal primo al novantesimo, più recupero. È lei, per distacco, la peggiore tra quelle di testa o presunte tali. Merito di un ottimo Milan, ci mancherebbe, ma i biancazzurri al Meazza sono stati assenti del tutto ingiustificati. Mai un’azione pericolosa, mai messo in difficoltà i rossoneri che hanno camminato sul velluto, divertendo e divertendosi per il nervosismo del tecnico laziale.  

E la Roma sembra aver imparato la lezione Mourinho: non si molla mai di un centimetro, si gioca fino all’ultimo secondo. In questo modo i giallorossi potrebbero essere la vera sorpresa del campionato.

Ora la Champions: ma, alla ripresa, uno Juventus-Milan delicatissimo per la truppa Allegri. Fuori dai giochi a metà settembre non sarebbe accettabile e, di certo, non era nemmeno preventivato.