E niente, Spalletti non vuol proprio sentire ragioni. Il suo Napoli continua nella marcia trionfale di questo inizio stagione travolgendo anche il Cagliari al di là del punteggio finale. Gli azzurri giocano un gran bel calcio e Victor Osimhen è terminale offensivo letale per una squadra i cui meccanismi, attualmente, sono oliati e perfetti. Inutile stare a riflettere su quel che sarà, sulla coppa d’Africa, sul destino: parlando del presente sembra che i partenopei siano una macchina infernale, con pochissimi punti deboli e una facilità impressionante nel cercare e trovare la porta avversaria.

A inseguire Insigne e compagni è rimasto soltanto il Milan, approfittando del pareggio tra Inter e Atalanta. I rossoneri a La Spezia non hanno impressionato, hanno faticato maledettamente prima di piazzare la zampata finale con Brahim Diaz quando tutto sembrava raccontare una partita non esaltante dei rossoneri. Ma questa caratteristica, quella di non mollare fino al triplice fischio finale, i ragazzi di Stefano Pioli l’avevano mostrata già durante la passata stagione, riprendendo nei minuti finali più di una sfida. Anche nel caso del Milan le domande da porsi potrebbero riguardare la tenuta, il futuro della squadra. Lo vedremo, oggi ci limitiamo a raccontare del secondo posto, del grande inizio di campionato di Brahim Diaz, della voglia di stupire ancora che sembra una costante nel Milan attuale. Senza dimenticare i complimenti per Daniel Maldini, al primo gol in serie A, erede designato di una famiglia formata da grandi campioni.

Si ferma l’Inter, obbligata al pari interno dalla miglior Atalanta non solo di questo periodo, ma anche di gran parte del finale dello scorso campionato. Nerazzurri in vantaggio sfiorando il raddoppio in un paio di circostanze, orobici che ribaltano la partita, padroni di casa di nuovo in rete salvo sbagliare il colpo del KO a cinque minuti dal termine con un rigore maldestro fallito da Di Marco. Gara comunque bellissima, piena di capovolgimenti di fronte, di occasioni da una parte e dall’altra, di pathos e agonismo senza mai sfociare nel fallo duro e preventivo. Davvero uno spettacolo, una sfida di ampio respiro europeo che ha definitivamente sancito l’appartenenza di Inter e Atalanta al gotha del calcio nostrano.

Vince ancora la Juventus. Sì, ma quanta fatica, a dimostrazione di un torneo per nulla scontato, almeno in questo inizio. Bianconeri sempre in vantaggio ma senza mai dare l’impressione di essere in controllo della partita, sono due cose ben diverse. La Juve oggi è un malato che sta riprendendosi piano piano, aiutata dal calendario e, perché no, da un pizzico di sana fortuna che nel calcio non è una variabile impazzita ma spesso decide le sorti di partite o campionati. I bianconeri che hanno battuto la Samp, non sembrano, visti così, in grado di lottare con le dirette avversarie, più concrete e convinte. Ma, come il calcio indigeno ci racconta, guai a sottovalutare Madama, squadra dalle mille risorse.

Bello il derby capitolino con la Lazio vincente e tornata nelle zone alte della classifica. Sarri azzecca tutte le mosse, la difesa giallorossa ci mette del suo, Guida non è impeccabile nell’uso del fischietto e il gioco è fatto. Le romane, per ciò che riguarda la lotta scudetto, oggi come oggi appaiono un gradino sotto le concorrenti. La Roma ha carenze difensive evidenti, la Lazio potrebbe rientrare a patto di trovare continuità di risultati e rendimento.

Dietro, la Salernitana non si schioda da quota “1” (punto) e il Cagliari, nonostante la cura Mazzarri, è ancora vistosamente zoppicante. Le due genovesi, il Verona e lo Spezia completano la zona pericolo, senza dimenticare che i blucerchiati, però, hanno già affrontato Napoli, Milan, Inter, Juventus e Sassuolo.

E stasera il Venezia potrebbe fare un gran balzo in avanti. Ma Juric è avversario tostissimo e i granata sembrano attraversare un momento magico, dopo le due vittorie nelle ultime tre gare: la terza catapulterebbe il Toro nelle parti nobili della classifica. E sabato prossimo è in programma il derby con la Juve…