La sesta giornata si è aperta con i campioni d’Italia che hanno ospitato, tra le mura amiche, la Spal. I biancazzurri estensi tristemente ultimi, a quota tre punti e la Juventus, sebbene in formazione rimaneggiata – per quanto si possa parlare di rimaneggiata visti gli effettivi che compongono la rosa di Sarri – spadroneggia in lungo e in largo riuscendo a passare sul finire della prima frazione solo e soltanto a causa di un monumentale Berisha, eroe senza gloria di un pomeriggio da tregenda per gli uomini di Semplici. Finisce due a zero ma poteva andare molto peggio.

Alle 18, sempre di sabato, va in scena la prima della classe, l’Inter, ospite della Sampdoria; un vero e proprio testa-coda con i blucerchiati alla disperata ricerca di un appiglio per tirarsi fuori da una situazione di classifica quantomeno deficitaria. A parte i primi cinque minuti di pseudo studio gli uomini di Conte dominano letteralmente i doriani, sprecando con Lautaro tutto quel che si può sprecare davanti alla porta, confezionando perlomeno altre tre o quattro occasioni, due gol, una rete di Candreva annullata per fuorigioco dei peli della gamba destra del laterale nerazzurro e, soprattutto, mettendo in mostra un gioco fatto di tocchi di prima, velocità, inserimenti, pressing e cattiveria sportiva. In poche parole il diktat del calcio che Antonio Conte predilige.

Poi, perché il calcio ci appassiona per questo, accade l’imponderabile; solita occasione sprecata da Lautaro a tu per tu con Audero che respinge alla bell’e meglio, si avventa sul pallone Sanchez – fino a quel momento uno dei migliori – e cerca il contatto con la gamba del difensore blucerchiato il quale, prontamente, la ritrae. Sanchez si trova così in volo, senza un vero perché e, soprattutto, senza la minima ragione. Ammonizione corretta, secondo giallo, espulsione. L’Inter sbanda per una decina di minuti, i doriani accorciano le distanze, lo stadio diventa una bolgia ma, sul più bello, Brozovic taglia per Gagliardini, pallone delizioso, e rete del centrocampista nerazzurro. Tutti a casa, partita chiusa.

Se possibile ancora più facile il perentorio quattro a uno con cui l’Atalanta, paiono essersi rimessi in pista i ragazzi di Gasperini dopo un paio di prestazioni sotto media, demolisce il Sassuolo in terra d’Emilia, col Papu Gomez sugli scudi. I bergamaschi iniziano alla grandissima, chiudendo di fatto la partita dopo mezz’ora, e si confermano come pretendenti ad un posto in Champions anche in questa stagione.

Nel lunch match domenicale il Napoli supera il Brescia, che non demerita assolutamente. Timbra il cartellino Balotelli, forcing finale delle rondinelle ma la banda Ancelotti resiste, pur con qualche patema d’animo.
Vince anche Tudor, soffrendo ma riportando in Friuli tre punti importantissimi che consentono all’Udinese di stazionare a metà classifica, laddove resta fermo il Bologna che ha collezionato un punto nelle ultime tre partite.

Le romane conquistano la posta piena, in maniera differente. Uno a zero striminzito della Roma a Lecce, nonostante un dominio a tratti assoluto ma, ancora una volta, i ragazzi di Fonseca non riescono a chiudere anzitempo la partita rischiando fino al triplice fischio finale di subire il pareggio, magari su un episodio fortuito. La Lazio, al contrario, si riprende immediatamente dallo scivolone del Meazza travolgendo un Genoa in evidente crisi di identità; punti uno nelle ultime quattro partite. Preziosi non è un presidente particolarmente paziente, Andreazzoli deve dare la sveglia ai suoi prima di decisioni societarie drastiche.

Cagliari e Verona si dividono la posta: i gialloblù veneti pareggiano col più classico dei gollonzi, roba davvero oratoriale ma capita anche tra i professionisti, mentre i sardi perdono l’occasione per agganciare il treno dell’alta classifica.

Chiude la domenica il Milan. Nel peggior modo possibile. Irriconoscibili i rossoneri, pasticcioni e confusionari. La Viola passeggia sui resti di un Milan che fu; giusto aprire un processo a Giampaolo, reo di essersi fossilizzato su alcuni interpreti che, forse, dovrebbero assaporare il gusto della panchina. Però, perché va ricordato a parziale discolpa del tecnico, che campagna acquisti è stata fatta la scorsa estate? Confacente a quelle che erano e sono le priorità dell’allenatore? Se vai a prendere Giampaolo sai come gioca, sai cosa cerca dai suoi uomini, sai i pregi ed i difetti del tecnico; invece, almeno così pare, tutti questi aspetti non sono stati considerati. Ed oggi il Milan è tristemente svuotato di tutto.

Alla prossima, aspettando Parma-Torino di questa sera.