Iniziamo la nostra analisi settimanale con lo scivolone inatteso dell’Inter contiana. Non tanto per i due punti persi, ci sta nel calcio, quanto piuttosto per l’atteggiamento della squadra, che solamente cinque giorni prima aveva strapazzato il Cagliari in Coppa Italia. Una involuzione poco comprensibile e certamente non addebitabile a improbabili carichi di lavoro, forza d’urto dell’avversario, infortuni o quant’altro. Molto più semplicemente, dal nostro punto di vista, una sorta di sottovalutazione dell’avversario; e, nel calcio, se la testa la lasci negli spogliatoi prima di entrare in campo, diventa difficile cambiare modo di essere in piena trance agonistica.

Bene il Lecce di Liverani: attento, concentrato, scrupoloso, se i salentini riusciranno a dare continuità alla partita di ieri pomeriggio la salvezza sarà qualcosa più di una semplice speranza. Ora, forse, senza la pressione di essere i diretti avversari della Juventus, ruolo che dovrebbe spettare alla Lazio in caso di successo nel recupero contro il Verona, i nerazzurri potranno ritrovare maggiore serenità e, soprattutto, concentrazione; perché negli ultimi tempi, ad un primo tempo spesso lusinghiero, ha fatto seguito un secondo assolutamente da dimenticare.

Dicevamo della Lazio; gli uomini di Inzaghi sembrano non volersi fermare più. Settimana dopo settimana è cresciuta l’autostima, la consapevolezza nei propri mezzi, la forma fisica e l’attenzione durante i novanta minuti. L’unica variabile, se di variabile vogliamo parlare, è che i riflettori si accenderanno sui biancazzurri romani, inevitabilmente, e quella pressione che fino a ieri era solo ed esclusivamente sulle spalle dell’Inter potrebbe spostarsi su quelle di Immobile (numeri impressionanti i suoi) e compagni. La curiosità sta nel vedere quale sarà la reazione laziale ad una mediaticità fino ad oggi del tutto sconosciuta. Perché, per tutto il resto, la Lazio gioca attualmente il più bel calcio in Italia ed i numeri parlano per lei.

Diverso il discorso per la Juventus capolista, che ai riflettori è abituata ormai da anni; la vittoria ottenuta contro il Parma, grazie al solito Ronaldo autore di una doppietta, è l’ennesima conquistata con un gollettino di scarto, soffrendo parecchio, ma quando vinci una volta in questa maniera si può parlare di fortuna, quando vinci dieci volte il discorso cambia, senza ombra di dubbio. La differenza tra Juventus ed Inter, ad oggi, sta proprio in questi piccoli, ma nemmeno troppo, particolari; il saper gestire partite complicate e complesse portandole a casa col minimo scarto è sinonimo di cinismo, la fortuna abita altrove.

A proposito di cinismo: il Milan di Ibra ottiene tre punti insperati, sul fischio finale, dopo essere stato salvato in almeno quattro circostanze da Donnarumma, peraltro autore della frittata da cui nasce il vantaggio dell’Udinese. E quando nel calcio si sbaglia troppo, i friulani ieri hanno letteralmente gettato al vento palle gol gigantesche, vieni giustamente punito oltre i tuoi demeriti. I rossoneri non hanno entusiasmato, per nulla, ma l’arrivo dello svedese ha portato un nuovo modo di intendere il calcio; fino a un mese fa il Milan questa partita l’avrebbe persa, al massimo pareggiata. Oggi, al contrario, la vince. Certo, non è che il tuo portiere può sempre e comunque toglierti le castagne dal fuoco, ma oggi come non mai Pioli e i suoi ragazzi rientrano prepotentemente in corsa per un pass europeo.

Male, malissimo, il Napoli. Gattuso non sa più che pesci pigliare. Ma in situazioni del genere le colpe, se di colpe vogliamo parlare, non vanno addebitate all’allenatore di turno. Per essere meno criptici, né Ancelotti né Gattuso possono rimproverarsi qualcosa. Casomai la dirigenza partenopea qualche domanda deve cominciare a porsela, ammesso che non lo abbia già fatto. Ripetiamo un concetto a noi caro; se mandi sette barra otto tuoi giocatori a scadenza, soprattutto se questi sette barra otto hanno rappresentato un plus negli anni precedenti, il risultato non può che essere una sorta di caos generale, dove ognuno pare pensare agli interessi propri e basta.

Vince la Roma di Fonseca inguaiando il Genoa: giallorossi padroni del campo e della situazione, hanno sbandato leggermente solo dopo l’uno a due rossoblù chiudendo definitivamente qualunque discorso sfruttando un errore marchiano di Perin – il ragazzo sta rendendo al di sotto del suo potenziale – grazie alla solita rete di Dzeko, il trascinatore della squadra.

Caduta del Toro a parte: granata rimontati da Boga e Berardi nel secondo tempo dopo il vantaggio iniziale degli uomini di Mazzarri che sembrava aver indirizzato la partita. Pareggio in Brescia-Cagliari, brodino per entrambe le squadre, e Bologna-Verona, giusto per muovere la classifica. Il tutto in attesa questa sera dell’Atalanta, chiamata ad un impegno sulla carta semplice, opposta alla Spal sempre più ultima.