Quel clamoroso al Cibali, urlato o meno da Sandro Ciotti il 4 giugno 1961 per sottolineare il gol del Catania e la conseguente sconfitta dell’Inter che, di fatto, consegnò lo scudetto alla Juventus, può tranquillamente assurgere a motto di questo fine settimana.

Clamoroso al Meazza, meglio, dove l’Inter versione Babbo Natale, in totale controllo della partita per settantatré minuti, riesce nell’impresa di farsi letteralmente uccellare dai cugini rossoneri e, in un amen, regalare nuova linfa a un torneo altrimenti destinato alla monotona volatona nerazzurra. Derby di Milano strano, particolare, addirittura complicato da leggere o descrivere: perché alzi la mano chi al settantesimo, secondo più secondo meno, avrebbe scommesso un centesimo sui rossoneri. Il calcio, però, è anche questo: la gestione supponente degli ultimi venti minuti da parte dei ragazzi di Simone Inzaghi – anche lui sul banco degli imputati per scelte inspiegabili, sostituzione di Perisic a parte – ha regalato tre punti fondamentali non a un avversario qualsiasi ma al dirimpettaio, tra l’altro in piena lotta scudetto.

La sicumera nerazzurra si è rivoltata contro la stessa Inter e il Milan, bravo a limitare i danni per gran parte della stracittadina: ha saputo approfittarne con tenacia e voglia di lottare fino all’ultimo secondo. Inzaghi – perché va detto e sottolineato – ha sbagliato come abbiamo scritto ma, a parziale discolpa del tecnico, non poteva certo immaginare un apporto altamente insufficiente da parte dei sostituti, tutti quanti, da Sanchez a Vecino nessuno escluso. Così, adesso, l’Inter è attesa dalla trasferta di Napoli, a questo punto indubbiamente decisiva per il prosieguo del torneo. Vero, la capolista ha una partita da recuperare ma, inutile stare a sottolinearlo, a Bologna devi vincere e non è scontato nulla in questo strano campionato che, fino al settantottesimo di un derby invernale, pareva non diciamo già scritto ma quasi.

A parte il regalo che il Milan si fa, e che regalo, dello scivolone interista approfitta anche l’altro avversario diretto nella corsa al triangolo tricolore: il Napoli. Magari sbagliando un po’ troppo, magari rischiando anche in un paio di circostanze, i ragazzi di Spalletti – ex col dentino avvelenato e perché no – sbancano Venezia con quello che i vecchi cronisti avrebbero etichettato come risultato all’inglese: due a zero e tutti a casa, pensando al sabato che verrà, non avendo gli azzurri impegni infrasettimanali con la coppa Italia, eliminati nel precedente turno dalla Fiorentina. E proprio la Fiorentina stecca pesantemente la prima del dopo Vlahovic, impallinata a domicilio da una Lazio finalmente simile a quella tanto desiderata da Sarri.

A proposito di Vlahovic, esordio col botto in maglia bianconera del centravanti serbo insieme all’altro acquisto di gennaio, Zakaria, anch’egli a segno nella vittoria ottenuta contro un Verona oggettivamente dimezzato: ma i segnali, per la truppa di Allegri, sono estremamente positivi, in attesa della prossima trasferta a Bergamo dove i bianconeri saranno attesi dall’Atalanta in uno scontro a questo punto decisivo per la zona Champions. Atalanta sconfitta clamorosamente in casa dal redivivo Cagliari, ora più che mai in lotta per salvare la sua Serie A. Scavalcato il Venezia, i rossoblù mettono nel mirino la Sampdoria – che esordio in maglia blucerchiata per Stefano Sensi, gol e novanta minuti di corsa – mentre il Genoa muove la classifica nella difficile trasferta di Roma e non ci sentiamo di dare per spacciato il Grifone che, anche contro Mou, ha dato ampi segni di risveglio. Stasera attendiamo Salernitana-Spezia: perché, in caso di successo, anche i campani potrebbero cercare la rimonta che non ti aspetti. Pareggio o sconfitta, al contrario, sancirebbero con ogni probabilità l’arrivederci dei granata di Colantuono e Sabatini alla massima serie.

Alla prossima giornata: e che giornata!