Nulla cambia in questa giornata che poteva raccontare tanto, tantissimo e che, in sostanza, non ha raccontato un bel niente. Cioè no, non è propriamente così. La giornata numero dodici ci lascia con distanze inalterate al vertice, ma con una certezza: il campionato è quanto mai aperto, altro che fuga  a due e le altre guardano. Il Napoli fatica disperatamente e porta a casa un punticino grazie all’errore scaligero davanti ad Ospina: mancavano una decina di minuti al termine. Poi, magari, i partenopei avrebbero vinto sei a due. Però segna quel gol più difficile da sbagliare che non da fare e, forse…ma il calcio, la bellezza di questo sport, sta anche nel cercare spiegazioni laddove spiegazioni non ce ne sono. Perché esistono partite che nascono in un modo e non puoi far nulla per cambiarle.

A Milano, in un derby assai tattico e vissuto più su accelerazioni improvvise, momenti di battaglia vera e propria, l’Inter getta al vento la possibilità, nemmeno remota, di accorciare in maniera sostanziale la sua classifica. Va in vantaggio, viene ripresa grazie a un’autorete di De Vrij, tanto assurda quanto disgraziata, sbaglia l’ennesimo pesantissimo rigore della stagione, si divora perlomeno altre quattro o cinque palle gol nitide, relega il Milan nella propria metà campo per una settantina di minuti, fino all’ennesimo gol divorato da Vidal con la quasi contemporanea uscita di un Barella stranamente fuori target e rischia, incredibile, di perdere la sfida negli ultimi dieci minuti, salvata dal palo. Ma, al di là del risultato, la prestazione dei nerazzurri dimostra che il Milan non è irraggiungibile. Così come non lo è il Napoli. Ah, e al rientro dalle nazionali, ci sarà Inter-Napoli, tanto per dire: lì vedremo se la truppa Inzaghi riuscirà, finalmente, a vincere uno scontro diretto o, al solito, getterà al vento le classiche otto/nove palle gol enormi che ingurgita settimanalmente.

Torna a respirare la Juve dopo una partita brutta, complicata, risolta nel recupero: tre punti d’oro, vero, ma il gioco continua imperterrito a latitare. I bianconeri vincono però non convincono nessuno, nemmeno i propri tifosi. E, continuando su questa falsa riga, dubito potranno rientrare in qualche modo nel giro scudetto, per non parlare della zona Champions, forse quella per la quale gli uomini di Allegri dovranno sudare le famose camicie, sei, sette otto o quante sono.

Anche Gasperini con la sua Atalanta raccoglie tre punti importantissimi che le consentono di piazzarsi, soli, al quarto posto: la vittoria orobica in terra di Sardegna mette il Cagliari in zone pericolosissime. Mazzarri non ci sta capendo molto, i rossoblù isolani sembrano davvero l’ombra di una squadra, come già rassegnati a una stagione orribile. E non è concepibile visto che la salvezza è lì, a tre soli punti. Perché in coda la situazione comincia a delinearsi, con Genoa e Sampdoria inattese protagoniste, in negativo ovviamente. Male il Genoa che esonera Ballardini, malissimo la Samp senza gioco né idee. Magari è solo un momentaccio per le genovesi che hanno rose costruite per ben altri obbiettivi e classifica.

Chiudiamo con le romane: vince facile la Lazio, davvero inconsistente la Salernitana mentre perde, incredibile, la Roma di Mou. Partita dei giallorossi a tratti inguardabile: difesa rivedibile: attacco poco convincente. In mezzo un tecnico che fatica più di quanto tutti noi avremmo potuto pensare. Le frizioni, con parte dello spogliatoio, ci sono, raccontare di un idillio tra tecnico e qualche calciatore è fantasia. Ma, per quanto sia complicata la situazione, la Roma incassa gol con una facilità disarmante, gioca contratta, ha poche idee e spesso confuse. La barra va tenuta bella ferma e quello solo Mou lo può fare.

In attesa di sviluppi fermiamoci l’ennesima volta per la sosta nazionali.

Una noia mortale.