Non ci resta che attendere. Già, perché il geniale calendario del massimo campionato, lo spezzatino che nessuno vuole ma ci continuano imperterriti a propinare come fosse la panacea di tutti i mali del pallone italiota ha sistemato, nel tourbillon del ritorno sfalsato – a proposito, ma non era sfalsato per evitare scontri diretti ravvicinati oppure in vista di impegni europei? Chiedo, così era stato detto, lasciamo perdere – Milan-Spezia un pomeriggio qualsiasi alle diciotto e trenta di un qualsiasi giorno lavorativo in una qualsiasi città, ad esempio Milano. Potere del calendario, dello spezzatino, dei mega computer, del calcio di chiunque. Tralasciamo il pistolotto, tanto abbiamo capito tutti quanto il dio denaro possa dettare le regole scavalcando voglia dei tifosi o orario lavorativo, giusto per citare un paio di controindicazioni. Bando alle ciance, parliamo di ciò che è stato in attesa di ciò che sarà.

È stato un turno non interlocutorio, con l’Inter bloccata a Bergamo dai ragazzi di Gasperini: prova maiuscola della Dea pur priva di almeno tre titolari di quelli proprio insostituibili. Intendiamoci, la capolista ha fatto il suo, considerati i centoventi minuti intensi e tesi di tre giorni prima, miracolo del calendario sfalsato: ha costruito palle gol, ha giocato a calcio pur specchiandosi a volte nella sua stessa bellezza e ricadendo nell’errore di qualche mese fa, narcisi per forza con la sensazione di voler entrare in porta col pallone. Ma, d’altro canto, ha rischiato seriamente di perdere con Handanovic migliore in campo e gli orobici a sprecare perlomeno tre occasioni limpide e facili facili. Comunque la si voglia girare, comunque la si voglia mettere, Atalanta-Inter è stata una gran partita, stile Premier tanto per capirci, con continui capovolgimenti di fronte e azioni a ritmi forsennati. Un bello spot per il nostro campionato all’estero, un puro caso che sia finita senza reti.

Visto che bisogna aspettare, aspettiamo anche Bologna-Napoli, sempre alle diciotto e trenta di un tranquillo lunedì lavorativo ma tanto allo stadio ci possono entrare in soli cinquemila – lasciamo stare anche questo particolare – e la Juventus, pur se poco brillante, piega l’Udinese: un gol per tempo, qualche spavento di troppo, qualche polemica fine a sé stessa in questo periodo, qualche sguardo poco rassicurante lanciato dal campo verso la tribuna. Perché, inutile stare a girarci intorno, la polemica Dybala è destinata a riempire le pagine dei quotidiani, le trasmissioni televisive, i media che si occupano di sport e di pallone non solo nei prossimi giorni ma, se le cose non dovessero mutare radicalmente, nelle prossime settimane.

Intanto vincono Roma e Lazio, impegni non impossibili per le romane considerate le avversarie e le assenze di queste ultime, vince soprattutto il Toro di Juric, quindici punti più della passata stagione e occhio giustamente vigile rivolto verso la prossima Europa.

Là dietro le due genovesi in piena caduta libera, crisi conclamata con annessa cacciata di Sheva come se l’ex allenatore rossoblù avesse chissà quali colpe per una squadra assemblata male e che dà spesso l’impressione di partire sconfitta, quasi in balia del proprio destino crudele. Malino anche il Venezia, non approfitta del turno casalingo con l’Empoli. Ma, in coda, la situazione continua a essere parecchio fluida. E nel prossimo turno gran derby Spezia-Samp per un posto al sole, interessante Genoa-Udinese, ultima occasione per il Grifone di restare appeso al filo della speranza mentre Salernitana e Venezia affrontano rispettivamente Napoli e Inter, pronostico quanto mai chiuso. Sarà e continuerà a essere una bella lotta.

Alla prossima.