Con l’introduzione del VAR le polemiche abitualmente stanziali nel campionato di serie A sembravano poter terminare; se non del tutto, almeno in gran parte. E, siamo sinceri, a leggere i numeri si scopre che, grazie alla tecnologia, sono state sanate decisioni sulle prime del tutto fuori luogo. Poi, chiaro, l’errore umano non può essere eliminato in maniera definitiva; in soldoni, se un arbitro è convinto che un calciatore abbia colpito il pallone con un braccio non attaccato al corpo ma staccato per aumentarne il volume non c’è VAR che tenga nemmeno se, visto e rivisto decine di volte si evince, facciamo è chiaro, come in realtà il pallone stesso abbia centrato il petto. Sempre fallo di mano resta; per quell’arbitro nello specifico, beninteso.

Certo è che ultimamente la tecnologia è finita nel mirino di critica e tifosi; proprio perché si sono verificati episodi contrastanti e, purtroppo, della famosa uniformità di giudizio non s’è trovata traccia. Quello che per un arbitro è rigore, per l’altro non è manco degno di essere rivisto; non più e più volte, manco una. Allora il problema dove sta? Nella classe arbitrale o in chi, davanti allo strumento tecnologico, ritiene di non dover far intervenire il direttore di gara che sta dirigendo la partita per un controllo suppletivo? A noi piacerebbe se Nicchi e Rizzoli spiegassero, con serenità, cosa sta capitando. Ripetiamo il concetto: non è normale, avendo a disposizione la più moderna tecnologia, assistere a sviste importanti. Speriamo le cose cambino, magari si tratta di un periodo – lunghino – di semplice assestamento.

Torniamo al campionato, a quello giocato. Dove stanno prendendo il largo Juventus e Inter, riportandoci ai duelli di anni addietro. I bianconeri, che hanno messo in mostra il gioco voluto da Sarri soltanto in qualche circostanza, a memoria nei primi sessanta minuti contro il Napoli, poi nel secondo tempo di Madrid e in quello di Milano, continuano a mantenere la leadership pur soffrendo non tanto nel derby, e dagli con le polemiche arbitrali, quanto piuttosto durante la gara casalinga contro il Genoa, decisa con un calcio di rigore da Cristiano al minuto 94. Una specie di massimo risultato ottenuto con il minimo sforzo. Domanda che viene spontanea, dopo undici giornate più le partite di Champions: la vera Juventus qual è?

Se lo chiede Antonio Conte, e con lui il popolo interista tutto. I nerazzurri tornano dalla doppia trasferta di Brescia e Bologna avendo piantato, su entrambi i campi, la bandierina di conquista stile Risiko. Con fatica, abnegazione, voglia di continuare a rimanere in scia dei campioni d’Italia perché il mantra del tecnico leccese è che non si molla nemmeno di un centimetro. E le partite, lasciateci adoperare un luogo comune che più comune non si può, durano fin quando l’arbitro non dice che è finita. Lautaro e Lukaku sono il terminale offensivo, imprevedibile, di una squadra che fa della compattezza e dello spirito di corpo il proprio credo.

Alle spalle della coppia avanza a grandi falcate la Roma; Fonseca, bersagliato dalla sfiga più nera, con sette giocatori fermi ai box, ha trasmesso ai suoi una consapevolezza, un saper credere in sé stessi che mancava da anni nella capitale. Un gradino sotto i giallorossi ecco la sorpresa di questo campionato: il Cagliari. Maran, che sa fare l’allenatore e lo sa fare piuttosto bene, sembra aver trovato l’alchimia giusta e i rossoblù isolani, senza crolli verticali ad oggi impensabili, possono recitare una parte importante in questa stagione. Ieri, senza andare troppo lontano nel tempo, hanno rubato alla grande la scena all’Atalanta di Gasperini, soltanto pochi giorni fa inserita da qualcuno tra le pretendenti allo scudetto. Certo, non è una caduta a far cambiare opinione sui neroblù bergamaschi, ampiamente tra i favoriti per un posto nelle prime quattro posizioni.

Milan a quota sei sconfitte, con la Lazio che rientra a pieno titolo nel gruppone, staccata di un solo punto dai cugini giallorossi, terzi. Gli uomini di Pioli mostrano qualche miglioramento dal punto di vista del gioco ma sembra una di quelle annate disgraziate, stile prima finisce meglio è; oltretutto, tra il pre sosta ed il post, i rossoneri saranno chiamati ad affrontare Juventus e Napoli. Questo Milan, quello visto finora, è destinato a fare la fine della vittima sacrificale. Urge rapida sterzata, così come è necessario che Ancelotti provi qualcosa di nuovo per far rialzare il suo Napoli; diciotto punti, meno undici dalla vetta, è un ritardo francamente incomprensibile e nemmeno preventivabile ad inizio stagione.

Ora non ci resta che attendere Spal-Sampdoria, vera sfida salvezza.