Colpa mia, no colpa tua, no colpa di chi non si capisce bene. Il teatrino andato in onda negli ultimi giorni non contribuisce certo a offrire la migliore immagine, nel mondo, del calcio italiano. Anzi, diciamola tutta, il rimbalzello, il giochetto di responsabilità che si stanno palleggiando le alte sfere danneggia enormemente il pallone italiota ben oltre qualunque altra situazione sgradevole.

Ricapitoliamo gli accadimenti, giusto per rinfrescarci la memoria.

Rinvio di Inter-Sampdoria, senza nemmeno pensare allo svolgimento della gara a porte chiuse. La settimana dopo inizia il caos; vengono rimandati la maggior parte degli incontri, Juventus-Inter compreso, dopo aver deciso per il regolare svolgimento della giornata a porte chiuse. Tutto in una notte. Venerdì a nanna con un diktat, sveglia la mattina dopo con situazione del tutto ribaltata. Però no, però dai, però giochiamo il big match del turno il lunedì, già che ci siamo a porte aperte. L’Inter non ci sta, il giovane presidente Zhang attacca duramente la lega calcio nella persona di Dal Pino; magari sbagliando nell’uso di un paio di termini, facciamo pure i precisini dopo averne sentite di ogni negli ultimi anni ma, di certo, non sbagliando minimamente nella sostanza. La salute prima di tutto: non è un problema di Inter, Juve, Milan, Roma, Lazio, Napoli o chi volete voi. È un problema di salute generale, per chi non lo avesse capito. Comunque il campionato slitta di una settimana senza dimenticare che, nel frattempo, anche la coppa Italia non va in onda.

Domenica, ieri; a un minuto dall’inizio di Parma-Spal le squadre rientrano negli spogliatoi. Non si gioca, non si vuole giocare, scende in campo l’Assocalciatori nella persona di Damiano Tommasi chiedendo attenzione per la salute dei propri tesserati. Si sospenda il campionato, non bisogna giocare. Nel frattempo il ministro Spadafora, reduce da una giornata difficilissima durante la quale sono state decise nuove e pesanti contromisure per arginare il COVID-19 senza mettere in discussione lo svolgimento del campionato di calcio a porte chiuse, esplode contro la Lega Calcio, allineandosi alle posizioni di quanti pensino sia meglio evitare di scendere in campo. Apriti cielo. La Lega Calcio non ci sta a far da materasso e rimanda al mittente le accuse; sei ministro? Allora decidi tu. Insomma, quel colpa tua colpa mia sgradevole, quella mancanza di decisionismo che, in momenti così complicati, deve essere assolutamente evitata. Si gioca? Bene, allora che si giochi, rigorosamente a porte chiuse beninteso. Non si gioca? Allora si sospenda il tutto. Senza spettacolarizzare lo scontro. Qualunque sia l’esito finale che si porti avanti, senza cambiare idea ogni tre per due, senza navigare a vista; perché questa è l’idea che passa, sia in Italia che fuori dai confini.

Per il resto, chiacchierando di calcio giocato, i recuperi hanno di fatto sancito l’addio dell’Inter alla corsa scudetto, che resta una faccenda tra Juventus e Lazio, dopo una partita che i nerazzurri hanno giocato per cinquantacinque minuti, fino al gol di Ramsey; dopo il nulla, Inter sparita dal campo, grinta e cattiveria agonistica dimenticate sul pullman, prevedibilità totale senza ombra di reazione. La Juventus non è guarita; ha giocato senza infamia e senza lode, sciorinando buone trame e ottimo controllo sia del pallone che della partita dopo averla sbloccata. Ma il test Inter, giusto per capirci, non è stato probante. Per colpa dei nerazzurri, sia chiaro.

Perde anche il Milan lo scontro casalingo col Genoa. Perde perché il caos societario regna sovrano in casa rossonera. Rangnick, Boban, Maldini, Pioli, chi più ne ha più ne metta, i rossoneri si sono auto distrutti con decisioni perlomeno discutibili, con scelte non coordinate, con prese di posizione assolutiste. Siamo al Gazidis contro tutti, all’ennesima rivoluzione calcistica alle porte per una Società che mai come oggi necessiterebbe di tranquillità, una base dalla quale ripartire, delle certezze ad oggi sconosciute.

Alla prossima aspettando le decisioni, che siano definitive una volta per tutte, di Lega e Ministero dello Sport.