Tanto tuonò che, alla fine, piovve. Eccome se piovve. Tutto rivoluzionato in cima alla classifica con il duo Milan-Napoli raggiunte e superate che saranno avversarie la prossima settimana. Chi perde non diciamo sia perduto ma certamente, se la velocità di crociera è quella innestata da Inter e Atalanta, potrebbe fare davvero fatica a rientrare, soprattutto nel caso dei partenopei a cui questo scorcio di stagione sta dicendo proprio male.

Anche ieri sera, al netto della sconfitta casalinga, gli azzurri hanno dominato per larghi tratti della partita, Vicario è stato posseduto dallo spirito di Lev Jashin recuperando qualunque pallone danzasse dalle sue parti, puniti infine ben oltre misura da un gollonzo di quelli che sarebbero tanto piaciuti alla Gialappa’s. Sia chiaro, l’Empoli ha fatto il suo rischiando di segnare anche prima del vantaggio: ma è oggettivo che il Napoli attuale, oltre agli infortuni, debba fare i conti con un periodo particolarmente sfortunato.

A seguire il Milan: rossoneri involuti a Udine, pareggio al minuto novantadue di Ibra ma, a preoccupare Pioli dovrebbe essere quella sorta di non gioco messo in mostra dai suoi ragazzi. Poche, pochissime occasioni da rete costruite, squadra apparsa stanca, sulle ginocchia e l’Udinese, notoriamente gruppo molto fisico che fa proprio di questo il suo punto di forza, è andata a nozze controllando agevolmente e colpendo, quando possibile, di rimessa. In sostanza il punticino strappato serve a poco, un brodino che però non basta a respingere l’assalto di Atalanta e Inter. Ecco, parlando di Atalanta: bergamaschi vincenti e tre punti importanti molto più di un mero conteggio matematico. Gli orobici, forse qualcuno lo ha dimenticato, noi no, erano scesi in campo soltanto settantadue ore prima della trasferta scaligera, sconfitti ed eliminati dalla Champions dopo una brutta partita. Insomma, una vera mazzata che avrebbe potuto incidere non poco in vista della gara con l’Hellas, avversario ostico e fastidioso. Inoltre, giusto per rendere il compito dei neroblù ancor più complicato, Simeone, gran bomber alla faccia di chi lo aveva bollato troppo presto come mezzo giocatore, regalava ai suoi il vantaggio momentaneo. Bene, in frangenti come questi si vede la differenza tra una buona squadra e la squadra matura, convinta, sicura dei propri mezzi. L’Atalanta ha pazientemente rimontato e vinto su un campo complicato: dall’arrivo di Tudor i gialloblù avevano collezionato, in casa, cinque vittorie e un pareggio esprimendosi, come ieri del resto, su alti livelli di gioco e intensità. E oggi gli uomini di Gasperini sembrano essere, insieme all’Inter, i più seri candidati alla vittoria finale.

A proposito di Inter bene, anzi benissimo, i nerazzurri nel posticipo domenicale. Davanti a trentacinquemila persone, i ragazzi di un sempre più convincente Simone Inzaghi hanno letteralmente asfaltato il Cagliari, sempre più impelagato nella lotta per non retrocedere. Gran gioco, gran ritmo, convinzione e padronanza assoluta del campo hanno regalato ai nerazzurri il primato del campionato in solitaria. Messaggio alle avversarie piuttosto chiaro: siamo qui, siamo i campioni in carica, se volete strapparci lo scudetto dovrete faticare e fare comunque i conti con noi.

Nel frattempo, in attesa del Roma-Spezia di stasera, il Genoa cade miseramente strapazzato dai cugini nel derby e anche la Salernitana, prossimo ostacolo dei nuovi capo-classifica, si squaglia davanti alla Fiorentina, prima inseguitrice della zona Champions. Male la Juventus sia dal punto di vista del gioco che del risultato in quel di Venezia e male la Lazio, alla quale la cura Sarri, per adesso, non sembra aver portato particolari benefici. Insomma, se in testa e in coda la situazione appare ben delineata, in mezzo c’è una grande confusione: dal Toro in su chiunque può provare a cercare il suo agognato pezzo d’Europa.