Beh, dai, insomma, peggio di così non si poteva cominciare il 2022 pallonaro. Il Covid detta le regole alla serie A: anzi no, le ASL dettano il calendario, oltretutto senza una linea condivisa e figlia di decisioni unanimi. Ciascuno, insomma, fa quel che meglio crede nel proprio orticello: dunque ci sono partite che si giocano con dodici positivi, altre no con undici, altre ancora si fanno disputare con otto mentre, sempre con gli stessi otto, c’è chi blocca tutto. Un caos brutto da vedere e da seguire, poco comprensibile soprattutto ai tifosi. E il calcio nostrano ne esce con le ossa rotte, una brutta figura internazionale dopodiché stiamo a raccontarci come mai il massimo campionato non venga venduto all’estero a cifre stratosferiche. Perché se è vero che le date, grazie a un calendario insensato, pieno di impegni a volte quantomeno risibili, ingolfato da manifestazioni – stendiamo un velo per cortesia – sono ridotte ai minimi termini, è altrettanto vero che campionati più importanti del nostro, almeno per i compratori, le partite le rinviano senza problemi e le recuperano pure, pensa te. È incredibile, Liga e Premier ad esempio rinviano partite ma trovano date. Pazzesco. Come diavolo faranno questi extraterrestri.

Torniamo a parlare di calcio giocato aspettando con fiducia il nuovo protocollo e, segnatamente, chiedendoci se verrà mantenuto o, alla prima circostanza, di nuovo stravolto con l’ennesimo scombussolamento in una specie di Far West senza sceriffi, fatto di cavilli e cavilletti burocratici o, in alternativa, zone d’ombra giurisprudenziali.

Comunque, parlando di pallone che rotola, la non disputa di Bologna-Inter (anche qui ci sarà da vedere, colpa di una lista presentata e mai ritirata) ha consentito al Milan di accorciare il divario coi nerazzurri. L’arbitro Chiffi, prestazione pessima non coadiuvata minimamente dal VAR – nella persona di Aureliano – ne combina di ogni al Meazza: intendiamoci, il risultato non fa una piega e anche senza rigori veri o presunti, fischiati o non fischiati, i rossoneri hanno meritato ampiamente la vittoria, i due gol di scarto ci stanno tutti e la Roma, invece di reclamare, dovrebbe recitare il mea culpa per un atteggiamento gravemente insufficiente, per una mezz’ora iniziale senza capo né coda, per una partita da dimenticare immediatamente, Mourinho in testa. Così come brutta è stata la prestazione della Juventus, ancora una volta priva di grinta e idee. I bianconeri raggiungono un Napoli che i vecchi cronisti avrebbero certo definito “gagliardo” senza troppi meriti. Anche qui, come a Milano, insufficiente la direzione arbitrale. Anche qui, come a Milano, il VAR – Irrati nella fattispecie – non viene in aiuto al signor Sozza da Seregno sorvolando su un paio di episodi perlomeno da rivedere.

In coda il successo esterno in rimonta del Cagliari sulla sponda blucerchiata di Genova ridisegna la corsa salvezza, complice lo scivolone casalingo dello Spezia contro il decimato Verona. E lo stesso Genoa, più sfortunato che altro, pareggia a Reggio Emilia offrendo, finalmente, segnali di vita: Sheva ha a disposizione la prossima partita, il derby proprio contro le Spezia, per ritornare in piena bagarre trascinando nel calderone, magari, anche squadre oggi più o meno tranquille.

Il tutto, ovviamente, in attesa degli eventuali recuperi. E sperando che il turno del fine settimana ci restituisca un calendario perlomeno regolare nel suo svolgimento.

Alla prossima.