Il gol di Tonali oltre il novantesimo minuto, diciamocelo pure, mantiene il campionato vivo e vitale. L’uno a uno non avrebbe certo condannato il Milan alle forche caudine del secondo posto in maniera definitiva ma, opinione del tutto personale, avrebbe consegnato all’Inter un’occasione irripetibile per distaccare – forse – irrimediabilmente i rossoneri. Invece il Diavolo ha rimontato la partita con la Lazio in maniera convincente, dimostrando tutta la voglia di vincere che i ragazzi di Stefano Pioli hanno dentro, la fame di successo, la sensazione di poter scrivere una pagina storica della Società rossonera. E poco importa se il gol dei tre punti arriva su un’incertezza dilettantistica della difesa biancazzurra: il Milan ha dominato in lungo e in largo, senza mai subire una Lazio a tratti spaesata, da ieri tagliata fuori dall’Europa – attualmente settimo posto con l’Atalanta che deve recuperare una partita e, vincendola, scavalcherebbe i laziali – e con nulla più da chiedere a un campionato totalmente anonimo.

Una stagione da dimenticare per Maurizio Sarri e i suoi, dopo i peana spesi troppo frettolosamente la scorsa estate quando qualcuno la accreditava di un posto Champions tralasciando chi addirittura parlava di altro. Anche la Roma, mal comune mezzo gaudio, incassa: i giallorossi giocano una partita interessante per quasi trenta minuti, sfiorano addirittura il vantaggio prima di essere travolti dall’Inter. Nerazzurri ormai padroni del proprio destino, lo abbiamo già scritto settimana scorsa e lo ribadiamo oggi, a cominciare dal recupero di Bologna il prossimo mercoledì. Lì inizieremo a capire la classifica leggendola senza più asterischi nella lotta scudetto. Guardando l’Inter di sabato pomeriggio l’idea è quella di una squadra capace di miscelare, durante la partita, momenti di totale controllo ad altri di affondi rapidissimi e giocate in velocità da applausi. Il primo e il secondo gol sono frutto di verticalizzazioni improvvise trasformate in rete da giocatori ormai completamente tornati in possesso di quelle certezze perdute nel mese orribile dei tre punti in cinque partite. Mourinho, accolto come si conviene a chi ha rappresentato un capitolo indimenticabile nella storia di un club, non è salito a Milano da agnello sacrificale: i suoi hanno sfiorato il vantaggio, ripetiamo, hanno retto finché è stato possibile. Perché la differenza tra le due squadre è la stessa che abbiamo visto ieri sera tra Milan e Lazio.

A crollare, a questo punto senza la benché minima possibilità di rientrare nella corsa tricolore, è il Napoli. Assurdo come una squadra in totale controllo per tre quarti di gara, in vantaggio di due reti, riesca a farsi recuperare e sorpassare in sette minuti chiudendo, di fatto, il proprio campionato. Sarà pure colpa dell’allenatore, Spalletti qualcosa ha sbagliato, ma se qualcosa che non torna c’è stato anche con Gattuso, Ancelotti, Sarri, Benitez e chi volete voi in ordine sparso beh, scusate, forse c’è qualcosa da sistemare nei rapporti tra Società e tecnici.

Nel frattempo, mentre la lotta per l’Europa League resta comunque interessante, si fa quanto mai avvincente la corsa salvezza. Davide Nicola continua con i suoi ragazzi nella rimonta impossibile e, Atalanta a parte, alla Salernitana il calendario strizza l’occhio: Cagliari, Venezia e Udinese in casa, inframezzati dalla trasferta di Empoli, possono regalare un sogno storico per certi versi alla squadra campana, imprevedibile fino a poche settimane fa anche se, piccola citazione, da qui abbiamo sempre scritto che nulla era perduto. La classifica parla chiaro: coi risultati di ieri, Sampdoria e Cagliari non possono dormire sonni tranquilli, anzi. La quota per restare in serie A si sta alzando, neanche i trentatré punti dello Spezia significano zona di non pericolo. Il successo già citato della Salernitana e quello, all’ultimo respiro, del Genoa sui rossoblù sardi, riaprono i giochi. Il derby della lanterna, in programma il prossimo sabato, sarà il più sentito degli ultimi anni, senza ombra di dubbio: chi perde se la vede brutta.

Alla prossima.