Era un turno, perlomeno sulla famosa, e ormai stramaledetta da chiunque, carta, semplice. Insomma, il Milan a Salerno una pura formalità, l’Inter in casa col Sassuolo e che vuoi, bastano i settanta minuti alla pari col Liverpool per garantire su un esito scontato della sfida. Invece accade di tutto. Che il Milan, pretenzioso e arrogante, senza nemmeno la misera scusa di una coppa infrasettimanale, giochi una gara del tutto anonima con gli amaranto del nuovo tecnico Davide Nicola, esperto in salvezze impossibili come raccontano i suoi trascorsi in giro per lo Stivale.

La troppa sicumera rossonera, in vantaggio al primo vero affondo, trasforma la presunta passeggiata di salute in Campania nel peggiore degli incubi: il Milan viene dapprima raggiunto grazie a un bel gol di Bonazzoli poi addirittura sorpassato a un quarto d’ora dalla fine. Così il Diavolo deve ringraziare l’improvviso tiro dalla distanza di Rebic se acciuffa il pareggio e torna a Milano con un punticino, alla fine dei conti meglio del nulla. Oltretutto, punticino che serve a distanziare maggiormente la prima delle inseguitrici, l’Inter.

Simone Inzaghi e i suoi ragazzi disputano la peggior prestazione della stagione, soprattutto in un inspiegabile primo tempo, annichiliti da loro stessi prima che non dal Sassuolo. Si smarriscono in passaggetti sbagliati sfoderando una serie di errori che nemmeno tra amici il sabato mattina. Il tecnico piacentino ridisegna la squadra continuando a proporre il 3-5-2, marchio di fabbrica della casa. Lo abbiamo detto e scritto in più di una circostanza: l’Inter gioca un gran calcio, a tratti addirittura trascinante, ma paga dazio quando si trova a dover affrontare una lunga serie di partite contro avversarie di pari livello. La panchina non garantisce intercambiabilità, i cosiddetti titolari diventano titolarissimi quando non hai nessuno da poter inserire. E, per concludere, se ti trovi ad avere, finalmente, l’occasione per dimostrare il tuo valore e giochi quarantacinque minuti come quelli di ieri beh, mi vien da pensare che l’estate per Marotta, Ausilio e Baccin sarà lunghissima. Bene il Sassuolo, capace di approfittare delle sbavature nerazzurre – a parte Skriniar, Dumfries e forse Perisic non trovo altre sufficienze – coriaceo e fortunato allorché i campioni d’Italia hanno spinto per cercare di riaprire i giochi.

Del derby della Mole si è detto e scritto tutto: della monumentale prestazione di Bremer, del non gioco bianconero, dell’inutilità di Vlahovic se poi non gli fai arrivare i palloni. Però nel frattempo, anche agevolati dai risultati delle dirette inseguitrici, i bianconeri si ritrovano quarti, in piena zona champions e con la concreta possibilità di riuscire a ottenere una qualificazione nell’Europa dei grandi fino a poco tempo fa non preventivabile. Certo, l’Atalanta è stata danneggiata a Firenze da decisioni arbitrali sbagliate, il fatto è lì, davanti agli occhi di tutti, visto e rivisto. Purtroppo mai come in questa stagione si stanno sommando errori gravi dei direttori di gara per non parlare dei varisti, le cui chiamate sembrano a volte fatte tanto per, senza seguire un protocollo chiaro. Anche a Milano il primo gol neroverde è condizionato da un evidente fallo su Calhanoglu che l’arbitro non vede e il var, inspiegabilmente, non chiama. Insomma, un marasma purtoppo. E nessuno si degna di farci capire qualcosa.

Pareggiano le romane che continuano nella loro stagione del tutto anonima, rapportata alle aspettative della scorsa estate, mentre in coda non cambia nulla. Pareggiano tutte e, dalla coppia Sampdoria-Spezia a scendere, il gruppone continua a rimanere intatto.

In attesa di Cagliari-Napoli, scontro più che interessante con Mazzarri contro il proprio passato e Bologna-Spezia che, si sussurra nel capoluogo emiliano, potrebbe portare a drastiche decisioni tra i rossoblù in caso di sconfitta.

Alla prossima.