E poi, in mezzo a tanti giorni poco allegri, arriva quello tanto temuto da noi calciofili: il virus contratto da un giocatore, peraltro proprio della Juventus, Daniele Rugani. Allora, intanto, il più grande in bocca al lupo a lui, ai suoi familiari e colleghi, più in generale a tutti i contagiati di questo periodo che si preannuncia lungo e al momento senza una data di scadenza.

È strano vedere il calcio, in questo periodo: si passa in pochi giorni dal “si gioca” al “tutto fermo”, dalla bella serata di domenica contro l’Inter, a porte chiuse ma con il tifo forsennato dello staff juventino capitanato dall’ultrà Pinsoglio e Dybala che fa un gol alla Messi (sì, si può dire senza timori e soprattutto senza necessariamente fare un paragone con un giocatore ovviamente inarrivabile), con Sarri che anche senza pubblico vince ancora la sfida tattica e di approccio con Conte, a quelle stranissime e distopiche notti di Champions League, con Lipsia e Liverpool zeppe di tifosi e soprattutto Parigi, a porte chiuse dentro lo stadio e apertissime fuori, tifosi accalcati, festa fino a notte fonda neanche fosse stata la finale e surreale prima pagina trionfale per quell’abbraccio collettivo dell’Equipe, spesso così avanti nell’interpretare lo sport e ora così indietro nel capire cosa stia accadendo e cosa si debba assolutamente evitare.

E la stagione va avanti, anzi no, si ferma, almeno per ora e poi si riprenderà, ma vedremo come, in Italia e in Europa, perché se c’è la possibilità di fare qualche proposta demenziale noi ci siamo sempre e troveremo sicuramente qualche giornale a seguirci, quindi ecco l’idea playoff: se una settimana fa in molti consideravano il campionato falsato perché non si sapeva bene quando recuperare Inter-Sampdoria, oggi si accoglie con assoluto entusiasmo l’idea di introdurre una regola mai esistita nel campionato di serie A, a campionato in corso, con dettagli da inventare. Il tutto, c’è chi lo dice apertamente, per dare nuovo vigore al torneo e perché questo aumenterebbe le possibilità di cambiare “padrone”, come viene definita la Juventus degli 8 scudetti consecutivi più primato provvisorio nel nono anno, pur se con la Lazio alle costole e in grande forma.

Non siamo i migliori a fare le scelte più lucide, forse, ma l’Europa riesce a fare di peggio. Non è un motivo di consolazione, anzi, ma non è ben chiaro quanto l’Uefa pensi di poter tentennare di fronte a una chiusura quantomeno temporanea delle competizioni: Roma e Inter giocheranno (forse) più in là, la Juve certamente non potrà scendere in campo la settimana prossima con il Lione, il Real deve accertarsi di non essere stato contagiato dai colleghi del basket, c’è la seria possibilità che vi siano altri giocatori o squadre costrette alla quarantena, anche quando si gioca a porte chiuse si assembrano folle di tifosi, forse ancora più stretti rispetto a quando sono seduti sulle poltroncine allo stadio, gli stati sospendono i voli eppure siamo ancora lì, al forse si gioca, forse si elimina chi non può giocare, forse finiamo gli ottavi e poi si vedrà.

In tutto questo casino, in cui la percezione cambia (non in meglio) ogni giorno, aspettando che vengano prese delle decisioni chiare e logiche, senza inventare nuove regole per far finire i tornei nel modo che ci divertirebbe o converrebbe di più, restano ferme due cose: negli occhi, la bella Juve vista contro l’Inter, due gol a zero, tante occasioni a poche, Bonucci e de Ligt dominatori rispetto a Lukaku e Lautaro, Bentancur a fare filtro e rilanciare, Ronaldo a un passo dall’ennesimo gol e, più in generale, una Juve nettamente superiore non solo all’avversario ma anche alla pallida ombra di se stessa vista fin lì nel 2020.

Nel cuore, invece, resta la premessa a questo articolo: gli auguri a Rugani, a chi gli sta intorno, a tutti i contagiati in generale. Il resto, al momento, non conta davvero più.