Rifletteteci un attimo: quanto può essere difficile quantificare le volte in cui, nel corso della nostra esistenza, rinasciamo? È qualcosa che accade di continuo, in ogni ambito e situazione. Risorgiamo nella vita privata, nel lavoro, nella salute (perlomeno i più fortunati). Il sentimento della rinascita e la volontà di riscattarsi, d’altro canto, cominciano a farsi largo in noi prestissimo: cadendo dalla bicicletta e procurandoci, magari, una brutta ferita; o versando dolorose lacrime per un primo amore finito male. Oppure, ancora, in seguito ad un’esperienza lavorativa giunta prematuramente al termine, o vivendo lo strazio di un lutto familiare. E gli esempi potrebbero moltiplicarsi.

Proviamo a rialzarci dopo ogni sfida, qualsiasi sia l’esito, e non si smette mai. Da questo punto di vista, ne siamo consci, la vita ci mantiene sempre allenati, come se si trattasse di uno sport. E non è un caso, infatti, che si possa rinascere tante volte anche in ambito agonistico. Pensavo proprio a questo, quando, in occasione dell’ultima amichevole della Roma, ho visto giocare titolare il gioiellino romanista Nicolò Zaniolo, delle cui “cadute e ricadute” si è scritto fin troppo negli ultimi tempi.

In questi mesi abbiamo assistito alla sua (seconda) rinascita: impegnativa, per certi versi travagliata, ma ricca di spunti interessanti. Determinazione, dedizione e voglia di tornare ad alti livelli sono ciò che, sportivamente parlando, Nicolò ha palesato sin dal giorno seguente al suo infortunio. Sul campo, come abbiamo avuto modo di appurare proprio giovedì contro la Triestina (0-1), permane ancora un pizzico di paura, soprattutto nei contrasti, come è normale che sia. La reazione rabbiosa che lo ha visto protagonista dopo un fallo subito dal capitano rossoalabardato Lopez, agli sgoccioli del primo tempo, ne è un’eloquente dimostrazione.

Spezzando una lancia in favore di Zaniolo, occorre comunque riconoscere che, sin dai primi minuti dell’incontro, il ragazzo era stato oggetto di attenzioni eccessive, che mal si conciliavano con la natura “amichevole” del match. In casi simili, quando il processo di rinascita è in atto, e si cerca con ogni mezzo di gettarsi alle spalle mesi di duro lavoro, un momento di annebbiamento passeggero in cui si smarriscono pazienza e lucidità, è da ritenersi legittimo. Un’ulteriore giustificazione, poi, è data dall’età, e quindi dalla scarsa esperienza. Tutti fattori che rivestono un ruolo rilevante in situazioni del genere.

Così come un peso specifico importante per smorzare gli animi risiede nella certezza di poter contare su qualcuno pronto a sostenerci e difenderci incondizionatamente. Proprio come ha fatto Mourinho che, a fine match, ha redarguito gli avversari per qualche intervento ruvido di troppo: malizie di gioco poco edificanti per atleti consapevoli di avere davanti un grande talento in fase di ripresa. Tralasciando le schermaglie durante la gara, c’è comunque ancora molto lavoro da fare per Nicolò.

Tuttavia, la piena consapevolezza che squadra e tecnico puntano sul suo recupero, per poter essere competitivi nella stagione che sta per iniziare, è sicuramente ciò di cui questo ragazzo ha bisogno. Proprio ora, mentre si appresta a diventare un campione, un uomo e un padre.