La strategia tecnica della Roma in ottica futura, avallata dai Friedkin, è piuttosto chiara: si punterà sui giovani e sui prospetti più interessanti del vivaio. Assecondando tale intenzione, proprio ieri è stato rinnovato, fino al 2025, il contratto di Riccardo Calafiori. Il brillante terzino giallorosso ha realizzato il suo sogno, come testimonia l’aperta dichiarazione d’amore verso la società resa subito dopo aver siglato l’accordo: «Il rinnovo significa tanto per me, penso voglia dire molto per ogni ragazzo cresciuto qui con la passione per la Roma e che sogna un giorno di diventare calciatore della prima squadra». Ad essere sincera, le parole del ragazzo mi hanno colpita particolarmente. Non perché non me le aspettassi – la Roma è un club che merita tutt’oggi incondizionati atti di fedeltà – ma perché dubitavo ci fossero ancora giovani calciatori in grado di professare un sincero attaccamento ai colori in un frangente storico in cui i romani e romanisti, nella squadra, scarseggiano, e quei pochi sono spesso oggetto di vibranti critiche da parte dei tifosi (vedi Florenzi, oggi felice e sorridente a Parigi, e più di recente Pellegrini, che al momento resta, ma chissà per quanto ancora!).

Nelle poche partite disputate fino ad ora, Calafiori ha messo in mostra un campionario di qualità non indifferente, segnando persino un meraviglioso goal in Europa. Il pubblico lo acclama già come fa con i grandi, e forse proprio per questa ragione, per proteggerlo, Fonseca ne sta centellinando le presenze. Non possiamo sapere, quindi, se già giovedì contro il Torino si ritaglierà uno spazio, magari a partita in corso, ma ci sono buone speranze. Questa firma va celebrata in qualche modo, e se verosimilmente non sarà con un gol, che non è certo una prerogativa del ruolo, potrebbe esserlo con una bella prestazione, che è pienamente nelle sue corde.

Nel frattempo, da Torino, filtrano voci di una piccola rivoluzione in atto. Il tecnico Giampaolo, per la partita contro la Roma, potrebbe infatti compiere qualche scelta coraggiosa, come quella di affidarsi solo a cinque titolari, con la conseguenza di dar luogo a esclusioni eccellenti: tra i giocatori in predicato di godere di un turno di riposo, ad esempio, c’è il portiere Sirigu, confidando che lo stop forzato lo aiuti a ritrovare quella serenità che sembra smarrita da tempo. Per rendere meglio l’idea, giovedì il Torino sarà come un convalescente che decide di tornare al lavoro prima di essersi completamente ristabilito. Riverserà sul campo tutte le forze residue, consapevole che solo profondendo il massimo impegno potrà uscire dall’Olimpico indenne. E per questo non va affatto sottovalutato. Troppe volte, nel passato, si è verificato uno scenario simile: partite che sembravano ipotecate prima ancora di giocarle, che poi si trasformano in un incubo tutto romanista.

Della Roma si sta parlando poco in questo inizio di campionato, nonostante stia ottenendo risultati lusinghieri confortati da un bel gioco. Il gruppo è solido come non accadeva da un po’, si diverte e vince su più fronti. E allora forse è un bene che se ne parli poco e si esaltino, piuttosto, i percorsi di squadre sulla carta assai più attrezzate dei giallorossi. Ma se davvero la Roma di Fonseca continuerà ad incantare e a inanellare risultati positivi, come a Bologna nell’ultimo turno di campionato, raccontarlo, a un certo punto, sarà d’obbligo.