La Roma di Mou sta lentamente prendendo forma. Nessuno nutriva dubbi sulla capacità del tecnico portoghese di plasmare la squadra a propria immagine e somiglianza, ma sulle tempistiche da assecondare al fine di raggiungere un tale, ambizioso, obiettivo, gli interrogativi fioccavano legittimi. E invece i giallorossi sembrano già trasformati. Avevamo lasciato la Roma di Fonseca a fine maggio, con una qualificazione alla Conference League acciuffata sul filo di lana ai danni dell’arrembante Sassuolo di De Zerbi: era una squadra remissiva, timorosa, incline ad allarmanti cali di tensione anche all’interno dello stesso match (come dimenticare l’infausto secondo tempo di Manchester in Europa League?). Oggi, invece, i tifosi possono già cominciare a lustrarsi gli occhi.

Certo, occorre predicare calma. Come ha fatto notare lo “Special One” a margine dell’esordio casalingo contro la Fiorentina, cercando di sedare le fiamme dell’euforia che già stanno divampando nella piazza giallorossa, non si è ancora ottenuto nulla. Verissimo. Ma permettetemi di dire che, se queste sono le premesse, allora ogni sogno è lecito. Prendiamo la prima di campionato contro i gigliati: si è vista una compagine tonica, ben messa in campo, che ha dimostrato di aver recepito i dettami dell’allenatore, un calcio pragmatico, in cui si bada al sodo, affrancandosi da quei leziosismi che spesso, in passato, si erano rivelati esiziali. In campo si cerca di portare un pressing alto e coordinato, senza tuttavia prestare il fianco all’avversario.

Una Roma, forse, meno spettacolare, ma sicuramente più concreta. Infine, ed è forse il dato più confortante in assoluto, nel momento di difficoltà la squadra non si disunisce: nessun blackout, nessun buco nero che inghiotte i giocatori. Ci si rimbocca le maniche e si prova a reagire, consapevoli della propria forza. Era accaduto a Trebisonda, dopo il pareggio del Trabzonspor ad opera di Cornelius. È successo anche contro la Fiorentina, dopo il pareggio siglato da Milenković. In questo caso ci ha pensato Veretout, con una doppietta (3-1 il risultato finale), ad assicurare i primi tre punti in campionato. Il francese, fresco di convocazione in nazionale, è stato l’autentico mattatore del match. Ma insieme a lui ha brillato anche la stella del nuovo centravanti: Tammy Abraham.

Una traversa e due assist per l’ex Chelsea, che non poteva sperare in un esordio migliore. Abraham ha le stimmate del centravanti moderno: dinamico, esplosivo, in grado di attaccare la profondità come pochi altri, e con una grande personalità nonostante i soli 23 anni. Archiviata la prima in campionato, c’era poi da pensare al ritorno in Conference League. Nessun calcolo, nessuna strategia, niente turnover. Ecco la mentalità della “nuova” Roma. I giallorossi sono scesi in campo determinati a chiudere la pratica senza rimettere in gioco il pur ostico Trabzonspor.

Dopo 20 minuti, è stato il rigenerato Cristante, con un missile da fuori area, a far esultare i 25.000 dell’Olimpico. Ma la notizia del giorno è un’altra: il ritorno al goal di Nicolò Zaniolo. Imbeccato da Veretout, il gioiellino della Roma protegge il pallone, entra in area e trafigge l’incolpevole Çakır. Commovente l’esultanza: il talento giallorosso resta inginocchiato a terra, con il viso immerso nel prato, a respirare profondamente le sensazioni di quel campo che tanto gli era mancato durate la lunga convalescenza. El Shaarawy, a 6’ dal termine, partecipa al lauto banchetto firmando il 3-0 finale. Menzione d’onore per Lorenzo Pellegrini: rinfrancato dalle lodi di Mou (“Se avessi tre Pellegrini, giocherebbero tutti e tre”), il capitano disputa una gara sontuosa, da autentico leader, alimentando le speranze di un imminente rinnovo contrattuale.

Adesso, testa nuovamente al campionato per la sfida di domenica sera contro la Salernitana. L’appuntamento con la Conference League, per l’inizio della fase a gironi, è invece per il 16 settembre. Il sorteggio, frattanto, arride alla Roma, associata ad un terzetto tutt’altro che trascendentale: Zorya Luhansk, CSKA Sofia e Bodo/Glimt le avversarie pescate dall’urna di Istanbul. Gli “spauracchi” Rennes, Feyenoord (seconda fascia) e Union Berlino (terza fascia), sono stati evitati. Ma la Roma, in fin dei conti, è pronta ad affrontare qualsiasi avversario. Il carattere e la tempra sembrano proprio quelli del suo timoniere. È già la Roma di Mourinho.