È ormai un’infausta tradizione quella che vede i giallorossi tribolare al principio di un nuovo anno.
E il 2021 non ha rappresentato l’eccezione che conferma la regola. Gennaio, infatti, si è rivelato di nuovo un mese da archiviare in fretta per la tifoseria romanista. E sembrava davvero non terminare mai. Potremmo provare a salvarne, forse, solo gli ultimi giorni. Sì, perché mentre la Roma era investita da feroci critiche che lambivano un po’ ogni sfera, da quella prettamente tecnica a quella più squisitamente relazionale, un navigato uomo di pallone come Juric metteva a tacere i detrattori alla vigilia del match contro i giallorossi, giudicando quella di Fonseca una delle squadre più temibili del campionato.

Non fosse altro che per la posizione occupata in classifica. Il risultato della sfida, poi, non ha certamente dato torto al tecnico croato. E così il tanto atteso mese di febbraio ha portato una ventata d’aria nuova sulla sponda giallorossa del Tevere, iniziando in modo indiscutibilmente positivo. Dai giorni delle incessanti polemiche sulle faccende amorose di Zaniolo, siamo passati alla misteriosa lite tra Edin Džeko e il suo allenatore (ma forse anche la società, sempre ammesso che una lite ci sia stata per davvero), per approdare, infine, all’ipotetico e sconcertante scambio di mercato tra il bosniaco e il nerazzurro Sanchez: insomma, sembrava che il tifoso romanista, come spesso accade, non avesse più il diritto di vivere sereno.

Tutto questo chiacchiericcio extracalcistico, peraltro, rischiava di far passare in secondo piano ciò che più conta in certi casi: il risultato. Dalla dolorosa eliminazione in Coppa Italia contro lo Spezia, la Roma ha invece reagito da squadra, unita e compatta. Il peso più grande di una situazione tanto delicata quanto difficile da governare, non è ricaduto su Fonseca, come si poteva credere, bensì sulle spalle di Lorenzo Pellegrini, uno dei fedelissimi del tecnico portoghese.

Ormai capitano al posto di Džeko, mai come in queste ultime partite il n° 7 giallorosso sta dimostrando la sua acquisita maturità. Tralasciando l’ingenuo cartellino giallo rimediato domenica scorsa, che lo costringerà a saltare il big match di sabato prossimo contro la Juve, Pellegrini ha dato prova di straordinaria lucidità, ad esempio, in occasione del pasticcio combinato a bordocampo con le sostituzioni, in un frangente talmente concitato di Roma-Spezia che nessuno ci stava più capendo nulla. Peccato soltanto che non sia servito.

Giocare con la mente libera aiuta indubbiamente a vincere, ed è quello che stanno facendo i giallorossi in campo, estraniandosi da pettegolezzi e maldicenze provenienti dall’esterno, nell’obiettivo di proteggere un prezioso terzo posto in classifica, con un punto di vantaggio sulla Juve di Pirlo, che però deve recuperare una partita. Proprio in vista dell’imminente sfida contro i bianconeri, il 3-1 inflitto al Verona è stato un vero toccasana per il morale ma, soprattutto, ha messo in luce un aspetto assai rilevante. Udite, udite, scettici: questa squadra non dipende da un solo giocatore! Così come non ha affidato il suo destino a Zaniolo, astro nascente del calcio italiano (al momento fuori dai “giochi”), non lo ha fatto nemmeno con Džeko, indiscusso bomber in campo, ma discusso fuori. Ne può aver bisogno, anzi, ne ha bisogno a prescindere, perché i calciatori di qualità fanno sempre comodo. Ma questo vale per la quasi totalità delle squadre che militano in Serie A.

Esiste invece un gruppo di ragazzi che, con unità d’intenti, sta continuando a lavorare per tornare in Champions League, puntando nel frattempo anche a qualcosa in più, perché no? L’idea è romantica, un po’ come il ritorno nella Capitale del Faraone El Shaarawy, che mettendo di nuovo piede a Trigoria ha ricordato a tutti che il suo non fu un addio, ma un arrivederci. Perché “addio” alla Roma, già è difficile pensarlo, figuriamoci dirlo.