È l’ultima volta che ci leggiamo in questa sede. Dopo aver trascorso insieme un paio d’anni parlando della Roma, delle sue avventure – spesso rocambolesche -, delle gioie e dei dolori che ci ha fatto vivere, è giunto il fatidico momento dei saluti. Leggere i vostri commenti, e perché no, anche le vostre critiche, in calce ai miei articoli, durante quest’avventura, è stato gratificante: ho scorto interessanti spunti di riflessione, osservazioni preziose e disamine intrise di passione, che talvolta corroboravano le mie tesi, talaltra le contraddicevano.

Il minimo comune denominatore, però, si è sempre rivelata l’immensa fede per i colori giallorossi. Mi congedo, dunque, è vero, ma, sebbene animata da una nostalgia che già inizia a prendere il sopravvento, non mi sottrarrò nemmeno stavolta dal narrarvi di questa grande passione chiamata A.S. Roma. L’emergenza pandemica, ce lo siamo raccontati spesso, ha lasciato filtrare uno spiraglio di luce dalla fitta coltre di sofferenza, insegnandoci ad attribuire nuovamente il giusto valore alle cose. E mi fa piacere constatare che, una volta per tutte, si sia acclarata, in tal senso, l’importanza dello sport, un’autentica fucina di valori. Basti pensare all’effetto “terapeutico” che ha sulla gente. Abbiamo visto quanto sia mancata, a milioni di persone, la possibilità di recarsi allo stadio per sostenere i propri colori: vedere ad un certo punto la tifoseria romanista, una delle più rinomate per passione e senso di appartenenza, gremire di nuovo l’Olimpico è stata un’emozione forte, che ha smosso una smisurata quantità di sana energia. E chissà in che misura sarà tutto ancora più bello quando si potrà tornare alle partite senza restrizioni, come accadeva prima del maledetto Covid, in tempi che oggi ci paiono lontanissimi.

Quanto sin qui tristemente vissuto ha cambiato anche il nostro modo di tifare, oltre a quello di vivere? Chi lo sa, ma una cosa è certa: quando guardo quello romanista, vedo un tifo più paziente, più comprensivo, più tollerante. E credo che di ciò sia consapevole lo stesso Mourinho. Qualsiasi altro allenatore, tenendo conto dei risultati deludenti conseguiti ultimamente dalla Roma, non sarebbe stato difeso a spada tratta da una tifoseria tanto affamata di vittorie. Il pareggio con la Sampdoria, prima dello stop per le festività, e la perentoria sconfitta contro l’Inter, ad esempio, sono due risultati che offuscano la sorprendente vittoria contro l’Atalanta (1-4) o il primo posto nel girone di Conference League. Quanto durerà lo “stato di quiete” da parte di chi tifa Roma ferocemente non è dato sapersi, ma sarebbe davvero un caso più unico che raro se le cose restassero così.

Intendiamoci, sarei la prima a compiacermene, perché conscia di quanto sia stata labile, negli anni, la posizione degli allenatori giallorossi, eretti spesso e volentieri a capri espiatori di una situazione complicata. Un cliché che ho sempre contestato, fortemente convinta, al contrario, della necessità di valorizzare una posizione che, agli occhi dei giocatori, sta smarrendo la sua autorevolezza a causa dei frenetici avvicendamenti nell’arco della medesima stagione. Destini delle panchine a parte, nella seconda metà del campionato il margine per commettere errori sarà davvero esiguo. La classifica attuale vede la Roma stazionare al sesto posto, a due soli punti dal quinto, occupato dalla Juventus. Pensare di agganciare il quarto posto e la qualificazione in Champions League, tuttavia, non è ancora utopia. Tanto vale crederci, allora!

Leggevo che la squadra si è ritrovata ieri a Trigoria per preparare le prime sfide del 2022: quella del 6 gennaio contro il Milan, e la successiva del 9, proprio contro la Vecchia Signora. La buona notizia riguarda il capitano Lorenzo Pellegrini, che sta lavorando duro per essere a disposizione già nel primo match dell’anno nuovo. C’è ancora da pazientare, invece, per rivedere Spinazzola. Nel frattempo, non mancano le classiche “bombe” di mercato. Che il mister intenda rinforzare il centrocampo non è una novità, ma devo ammettere che mi ha piacevolmente sorpresa leggere di un possibile interesse della Roma per Boubacar Kamara. Sarà perché conosco bene il percorso del giovane francese.

Ricordo ancora, infatti, il giorno del suo esordio, per mano di Rudi Garcia, con il Marsiglia, la squadra della città in cui è nato. Correva il 2017 e il ragazzo di origini senegalesi doveva ancora compiere 18 anni. Mi colpirono la sua determinazione e la capacità di interpretare il nuovo ruolo che gli venne cucito addosso dal tecnico (da centrale difensivo a mediano). Circostanza che mi ha indotto a rievocare, a parti invertite, l’iter seguito da Alessandro Florenzi, che dagli esordi a centrocampo è progressivamente retrocesso ad esterno di difesa, posizione tuttora ricoperta anche in maglia azzurra. Nonostante Kamara sia ancora giovanissimo, penso che sarebbe interessante se gli venisse concessa l’opportunità di sciorinare le sue qualità di regista, mettendole al servizio di Mourinho e della Roma. Se così sarà, lo scopriremo presto. Intanto, sappiate che io non ho preso impegni per il pomeriggio dell’Epifania. Anzi, terrò le dita incrociate già dal primo gennaio: la speranza è che, insieme a “tutte le feste”, la Befana quest’anno non si porti via anche tre punti preziosi per la Roma.

Buon tifo a tutti e sempre forza Roma.