Quando sopraggiunge l’ora del calciomercato, in quel di Roma inizia a serpeggiare il malumore. E il motivo è facilmente intuibile: c’è, puntualmente, qualcuno di importante della rosa da congedare con un “addio”.

Che poi… magari fosse davvero un addio (prendete Salah, ad esempio)! Il più delle volte si tratta di un semplice “arrivederci”. Alludo a quei giocatori che non migrano in chissà quali lidi, che non preparano i bagagli per approdare in chissà quali campionati lontani, ma si limitano a spostarsi di qualche chilo-metro, restando dunque in Serie A, magari puntellando e arricchendo l’arsenale di un’acerrima rivale. E secondo “radio mercato”, in omaggio alla tradizione, pare che anche quest’anno tra Roma e Juventus scorra buon sangue fuori dal campo.

Constatarlo, c’è da dire, desta sempre un po’ di sconcerto. Eppure non sarebbe la prima volta che il tifoso romanista assiste ad una nuova stagione con i suoi (ex) beniamini ammantati da nuovi colori: il bianco e il nero per l’esattezza. Quegli stessi colori che si fronteggiano da anni sul rettangolo verde, portando alla causa giallorossa, peraltro, risultati ben poco lusinghieri. Ricordate? È già accaduto con Miralem Pjanić, che a Roma aveva guadagnato l’appellativo di Giotto per la sapiente maestria con cui calciava le punizioni. Il trasferimento del bosniaco, l’ultimo in ordine cronologico, è stato senza dubbio uno degli addii più dolorosi per i romanisti, consapevoli del suo potenziale, malgrado sporadici passaggi a vuoto.

Insomma, trasferimento perfezionato con 32 milioni nelle tasche della Roma e altrettante lacrime dei tifosi. Ma andiamo a ritroso, facendo un enorme balzo all’indietro: quando è cominciata quest’agonia? Chi fu l’antesignano di questo, apparentemente innaturale, scambio di casacche?

Scorrendo la cronologia, veniamo catapultati nel campionato 1970-71, con Landini che, dopo aver militato per due anni nella Roma, si sposta per una stagione nella Juventus. Un altro celebre tira e molla tra la due squadre, è stato quello che ha visto protagonista il difensore Luciano Spinosi (tre anni in giallorosso, poi migrato alla Juve fino al 1978, ed infine tornato nella compagine capitolina per altre quattro stagioni).

Tra i trasferimenti clamorosi, stavolta a parti invertite, i romanisti rammenteranno sicuramente quello di Boniek, acquistato per 3 miliardi. Zibì fornì un apporto decisivo nella stagione 85-86, contribuendo nella rimonta giallorossa di 9 punti ai danni della Juventus: una rincorsa straordinaria, vanificata però alla penultima di campionato, quando il sogno del tricolore si infranse in casa contro il già retrocesso Lecce. Altri ricorderanno anche di Haessler, Peruzzi, Osvaldo e Zebina.

E tra le partenze in direzione Torino più difficili da digerire, come non menzionare quella del centrocampista brasiliano Emerson? Giallorosso dal 2000 al 2004, “il Puma”, dopo aver vinto un campionato e una Supercoppa all’ombra del Cupolone, decide all’improvviso di seguire Capello in bianconero, infliggendo un durissimo colpo a tutti quei romanisti che lo ave-vano consacrato come uno degli idoli della Curva Sud.

E che dire di Borriello? Sì, anche lui passa alla Juve in prestito, giusto in tempo per vincere il primo dei cinque scudetti consecutivi dell’era “Conte-Allegri”. Un altro trasferimento che lasciò l’amaro in bocca, e che quindi non si può omettere, è quello di Vučinić. A Roma l’attaccante montenegrino conquistò due Coppa Italia e una Supercoppa, ma con la divisa bianconera festeggiò tre scudetti e raggiunse quota 100 goal (chi se lo scorda quel rigore siglato contro la Roma nel 2014!).

Storia recente è, invece, l’“arrivederci altrove” di Benatia, pilastro della difesa giallorossa di Rudi Garcia, passato alla Juve poco prima dell’amico Pjanić. In questa lunga cronistoria, l’unico sicuro di non cedere, né ora né mai, alla seducente tentazione di vestire il bianconero, è Radja Nainggolan che, a tal proposito, proprio di recente ha affermato: “Non andrei mai alla Juventus perché mi piacciono le sfide; non voglio mai stare con i forti”.

Quest’anno, invece, quello in predicato di infoltire le file della “Vecchia Signora”, pare essere il bomber giallorosso Edin Džeko. Brividi solo al pensiero. Dopo varie stagioni in cui veniva insistentemente accostato all’Inter, adesso sembra essere destinato ad un volo di soli 50 minuti verso Torino. C’è chi all’idea già si dispera, e chi, dopo aver considerato l’età non più verdissima dell’attaccante bosniaco, si convince che tutto sommato va bene così: meglio ora, a 34 anni suonati, che non prima. Fa niente se poi ad aprirgli le porte del campionato è, ancora una volta, non un’avversaria qualsiasi, ma…la Juve!