Il Napoli, grazie alla stella cometa Victor Osimhen, apparsa nel cielo di Parma domenica all’ora di pranzo, si è regalato una settimana di tranquillità e bei pensieri. Alla faccia del mercato bloccato e della perdurante paura di Rino Gattuso di dover alla fine rinunciare a Kalidou Koulibaly. Non prendiamoci in giro: il tecnico è del tutto sincero, quando dichiara di comprendere le esigenze finanziarie della società e del possibile sacrificio del difensore senegalese, ma è altrettanto ovvio che sia lì a contare le ore, in attesa della chiusura del calciomercato. Se nessuno dovesse arrivare ai 70-75 milioni di euro richiesti dal presidente De Laurentiis per KK, dubitiamo possa dispiacersi più di tanto.

Di Koulibaly, abbiamo molto parlato la scorsa settimana, facendo il punto sulle trattative di mercato azzurre. Nulla è cambiato da sabato, se non un interessamento del Paris Saint-Germain, ancora allo stadio embrionale. L’impatto di Osimhen sul campionato, nel frattempo, è stato tale da distrarre tifosi e critici dalla telenovela. Una boccata d’aria, dopo aver parlato per tre settimane solo di immaginifici contatti con gli sceicchi e della triste vicenda Milik. Quanto a Osimhen, il rischio che si intravede in questi giorni è un superclassico: accendere troppe aspettative su un singolo talento, basandosi oltretutto su una manciata di minuti in campo.

L’ossigenato nigeriano domenica ha oggettivamente ribaltato partita e avversario, ma resta pur sempre una prova troppo parziale, contro una squadra largamente incompleta e apparsa non al livello degli azzurri. Fatta la tara ai lampi di domenica, restano tutte le considerazioni tecnico tattiche più solide. Osimhen è il classico giocatore capace di imporre un ritmo superiore a compagni e avversari. Sui primi, ha l’effetto di galvanizzare la squadra e offrire soluzioni immediate, soprattutto in partite bloccate e un po’ sonnacchiose, come nel caso di domenica.

Quanto all’avversario di turno, risulta difficilissimo da ‘leggere’, perché apparentemente persino disordinato, ma in realtà molto efficace e con almeno due dimensioni. Anche nelle poche uscite in maglia azzurra, infatti, Victor ha già dimostrato questa specifica caratteristica: essere un fulmineo finalizzatore negli spazi, ma anche un giocatore portato al dialogo tecnico con i compagni. Ecco la seconda dimensione, che lo rende ancora più interessante. Non stiamo parlando di un attaccante classico, che si nutre del proprio egoismo sottoporta, ma di un moderno ‘avanti’ di grande movimento.

Osimhen è difficilissimo da catalogare, non una prima punta, ma neppure una classica seconda. Questa è la grande sfida di Rino Gattuso, costruire un Napoli equilibrato, solido in difesa, ma sufficientemente duttile da creare quegli spazi, in cui Victor può fare sfracelli. La squadra dell’anno scorso, con la sua ordinata, elegante, ma anche ripetitiva rete di passaggi, non era più la risposta. Almeno non sempre.

Non sarà semplice trovare il punto di caduta, capace di adattarsi ai diversi avversari e ai diversi momenti delle partite. La soluzione non potrà essere solo Victor Osimhen, ma si passerà spesso da lui, per trovare quell’imprevedibilità e pizzico di follia, mancate troppe volte l’anno scorso. Non abbiamo nostalgia, a tal proposito, di una bellezza diventata troppo ordinaria.

Detto questo, non ci sorprenderebbe vedere, domenica contro il Genoa, il nigeriano partire dalla panchina. Dopo il diluvio di complimenti e paragoni anche azzardati di queste ore, siamo certi che Gattuso lavorerà molto sulla testa del ragazzo. Per tenerlo concentrato e soprattutto leggero come la sua corsa. Un inno alla bellezza del calcio.