Cade, nuovamente, la Sampdoria. Più che “nuovamente”, l’avverbio corretto è “rovinosamente”; squadra senza cuore, senza grinta, come svuotata dei valori che da sempre accompagnano i blucerchiati. Certo, a Di Francesco deve essere lasciato del tempo per amalgamare gli ingredienti ed offrire ai tifosi doriani un gioco degno di questo nome, ma la situazione appare imbarazzante e le risposte del gruppo non delle più confortanti.

Qualche risposta, al contrario, pare averla ricevuta il Milan. Che, dopo un primo tempo orribile (orribile è un eufemismo) dove la sterilità negli ultimi venti metri di cui parla Giampaolo è apparsa evidente, si è risvegliato nella ripresa capovolgendo il risultato e portando a casa tre punti che lasciano al tecnico rossonero fiato per continuare nel suo progetto, forse, con un occhio di attenzione su scenari di ribaltone non impossibili.

In tutta sincerità, c’è tantissimo lavoro da fare; senza dimenticare che Reina, papera incredibile sul gol genoano, salva in pieno recupero la vittoria parando un calcio di rigore. Comunque, Reina o non Reina, dopo la sosta cercheremo di capire se il campionato del Milan potrà ricominciare sotto una nuova stella, rilanciato da un successo che mancava da ben tre giornate.

Petagna tiene la Spal in linea di galleggiamento; segna al Parma poi la squadra termina l’opera resistendo in inferiorità numerica per metà del secondo tempo. Intanto, mentre sulla tavola gli italiani consumavano il pranzo del mezzogiorno domenicale (a casa mia era un rito vero e proprio) la Fiorentina continuava la sua striscia positiva affossando l’Udinese di Tudor e riavvicinandola alla zona rossa della classifica. La Viola esalta i suoi tifosi e Montella, dopo aver attraversato un lungo periodo povero di successi e bel gioco, sta iniziando a prendersi delle piccole rivincite personali e non.

L’ennesimo successo in campionato sembra voler dire che esistono due Atalanta; quella di Champions, a tratti impaurita – leggasi l’esordio con la Dinamo – a tratti inesperta e punita oltre i propri demeriti – leggasi la sconfitta al Meazza al minuto 94 con lo Shakhtar – e quella di campionato, dove la truppa Gasperini continua imperterrita la sua marcia, travolgendo un Lecce terzultimo; forse, ma forse, Liverani dovrebbe rivedere qualcosa in casa giallorossa, altrimenti il destino suo e dei suoi pare segnato.

Pareggiano le romane. La Lazio, che aveva il compito più difficile almeno sulla carta, rimonta per due volte un ottimo Bologna, resta in dieci a lungo poi, quando anche i rossoblù di Sinisa Mihajlovic subiscono una giusta espulsione – Medel di tanto in tanto si lascia prendere la mano – buttano alle ortiche la grande occasione del successo calciando, con Correa, un rigore sulla traversa. La Roma, al contrario, subisce un rigore che solo i nuovi regolamenti possono spiegare, raggiunge i sardi ma si lascia trascinare in una gara noiosa, priva di mordente, dove le poche volte che gli uomini di Fonseca sono arrivati pericolosamente al tiro hanno trovato sulla loro strada Olsen, ex dal dente avvelenato e autore di una stagione poco felice nella capitale. Tralasciamo le proteste giallorosse al minuto 90; la spinta di Kalinic c’è, eccome, il fallo pure.

Non bene il Napoli fermato sullo zero a zero dal Toro. Ora, pareggiare contro i granata, a casa loro, ci sta pure; il problema è l’atteggiamento degli azzurri. Mai come oggi Ancelotti pare avere difficoltà sotto il Vesuvio; occorre, per quanto ci riguarda, un intervento deciso anche della Società. Qui sembrano i giocatori i primi colpevoli, non chi li guida.

Cambio al vertice; la Juventus sbanca il Meazza, con merito, aggiudicandosi posta piena e primo posto in classifica. L’Inter, reduce dalle fatiche di Barcellona, ha stentato più del dovuto e Conte, dal nostro punto di vista almeno, ha sbagliato strategia ma, soprattutto, sostituzioni. Anche l’incaponirsi, al momento dei cambi, su una difesa a tre che aveva sollevato più di una perplessità ieri sera, ha giocato senza ombra di dubbio a favore dei bianconeri di Sarri che hanno colpito, chirurgicamente, con Higuain a pochi minuti dal termine. Coraggiosa la reazione dei nerazzurri ma la Juventus A) è attualmente più squadra e B) ha una panchina che l’Inter può solo sognare. Nulla di grave, ci mancherebbe, le due squadre restano staccate di un solo punto; sarà interessante vedere come Conte gestirà il doppio passo falso di questa maledetta settimana.

Ora la sosta, quanto mai un toccasana per i nerazzurri prima della trasferta, pericolosissima, di Reggio Emilia col Sassuolo.