Era ora. Dopo aver fallito miseramente la qualificazione ai mondiali di Russia, l’Italia del pallone si scopre nuovamente protagonista. Nulla di che, sia chiaro, il girone affrontato non passerà alla storia del calcio come uno dei più complicati sul cammino verso una manifestazione di rilievo – Mondiali ed Europei lo sono, sulla Nations League continuo ad avere delle riserve – ma, in passato, la Nazionale era inciampata in incidenti di percorso qua e là quando le cose sembravano semplici ed alla portata.

Certo, ripetiamo, eviteremmo i trionfalismi per aver rifilato una cinquina al Liechtenstein o aver raggiunto l’agognata qualificazione battendo a Roma, di fronte a sessantamila spettatori, il fantasma della nazionale greca la quale, in fatto di crisi di talenti, ha poco da invidiare a chicchessia. Armenia e Finlandia, oggettivamente, erano e sono squadre non abbordabili, di più; casomai la vera sorpresa, in negativo è stata, almeno fino ad oggi, la Bosnia di Dzeko e Pjanic, indicata un po’ da tutti come la vera antagonista degli azzurri nella corsa ad Euro 2020 e naufragata miseramente.

Mancini, con questa, ha centrato la nona vittoria di fila, eguagliando il primato di Vittorio Pozzo; però, sottolineiamolo, quella Nazionale, di Pozzo intendiamo, attraversò nel suo percorso un Mondiale, uscendone vittoriosa. Con ciò non intendiamo togliere lustro minimamente al cammino azzurro della truppa manciniana; semmai non vogliamo caricare di aspettative un ambiente che ha ancora bisogno di crescere, di fare esperienza, di ricostruirsi dopo le macerie e le scorie del viaggio mai compiuto verso la Russia.

Quindi da un lato facciamo i pompieri, almeno finché l’Italia non affronterà avversari davvero complicati uscendo dalle sfide con la consapevolezza di potersela giocare alla pari, dall’altro però sarebbe ingiusto e fuorviante non evidenziare i meriti di un tecnico, Roberto Mancini, che ha saputo ricaricare l’ambiente affrontando non pochi rischi. Prendere possesso della panchina italiana dopo il disastro Ventura sarebbe stato complesso per tutti; il Mancio ha ridato serenità ad un ambiente col morale sotto i tacchi aiutato, in questo, dai giocatori stessi, che si sono sentiti parte in causa del nuovo progetto di casa Italia.

L’allenatore ha fatto esordire in azzurro non ricordiamo nemmeno più quanti giocatori, ha via via scremato la rosa fino ad ottenere una trentina di elementi che ormai sono parte fondamentale del progetto e, tra questi, ne ha battezzati cinque o sei assolutamente indispensabili. Inoltre, dato da non sottovalutare, Roberto Mancini ha regalato ai tifosi una squadra che gioca a calcio. Non “titic titoc“, no, gioca proprio a calcio: inserimenti, sovrapposizioni, triangolazioni, palla a terra, costruzione dell’azione dalle retrovie. Insomma, tutto il campionario. Il cammino è comunque lungo e lo stesso tecnico jesino sa che ci sarà da lavorare ancora e ancora. Certo, finalmente con tranquillità e una maggior fiducia.

Tornando al turno di qualificazione appena trascorso risulta difficile trovare migliori e peggiori in un gruppo che, piaccia o meno, ha raggiunto un traguardo importante con largo anticipo. Proviamoci.
Tra i migliori senza dubbio Sirigu, l’eterno secondo di Gigio Donnarumma, che anche in Liechtenstein ha sfoderato, sullo zero a uno, una paratissima, con l’avversario solo a non più di 7/8 metri a da lui, grazie ad una ingenuità colossale della difesa.

Bene anche Verratti, capitano ieri sera e sempre più presente negli schemi manciniani e altrettanto bene il gallo Belotti, tornato l’attaccante di un paio di stagioni fa dopo essersi perso un pochino lungo la via, colpito spesso e volentieri da qualche infortunio che ne ha compromesso il rendimento lo scorso campionato.

I peggiori? No, dai, non chiamiamoli peggiori. Diciamo quelli che hanno fatto meno bene. Cominciando da Chiesa, impalpabile contro la Grecia, passando per Zaniolo e Mancini, insicuri e balbettanti, per finire a Grifo, pallino del Mancio ma che è sembrato molto fumoso.

Alla prossima sosta, sicuramente con nuove sorprese; a qualificazione raggiunta, Mancini con ogni probabilità sperimenterà. Staremo a vedere come o cosa.