Si comincia a sentire del friccicore nell’aria, le date e le ipotesi si fanno più concrete. Il pallone potrebbe realmente ricominciare a rotolare, anche in Italia. Dopo il lockdown duro e un letargo senza precedenti, il calcio proverà a reinventarsi. Toccherà a ogni singolo club, fra dubbi e difficoltà del tutto inediti. Il Napoli è una di quelle squadre ad aver oggettivamente perso di più dal blocco generale. Dopo mesi senza né capo né coda, l’insieme disordinato dei primi mesi di questa allucinante stagione si stava trasformando in una squadra. Almeno, in un’idea di collettivo. La risalita in campionato e la cruciale vittoria in trasferta a Milano, nella semifinale di Coppa Italia, avevano dato un senso ai mesi di Gattuso e una prospettiva al lavoro del nuovo tecnico.

Ora, tutto tornerà in discussione. Mettiamo in ordine: la tenuta psicologica, quella fisica, la gestione mentale di giocatori ormai al passo d’addio, chiamati ad una sorta di gigantesco tempo supplementare da gestire. Penso a un uomo simbolo come José Maria Callejon, sempre presente per anni e anni e oggi vicino ad un saluto malinconico. Penso ad Allan, l’uomo che non si è mai ripreso dalle sirene parigine. Ancora, al totem del mercato Koulibaly, al talentuosissimo e ancora giovane Milik, arrivato precipitosamente ai titoli di coda. Ci vorrà un mezzo miracolo, per gestire una valanga di partite, nel pieno di un vero e proprio cambio generazionale. Certo, l’improvvisa schiarita sul fronte Mertens ha ridato fiato ai tifosi, sconcertati dall’idea di vedere il belga passare all’Inter. Non basterà, però, l’aver recuperato ‘Ciro’ per presente e futuro.

Il Napoli – certo, non solo, ma la società partenopea ha oggettivamente davanti a sè un passaggio delicatissimo – dovrà esibirsi in un numero degno di Philippe Petit, il leggendario funambolo capace di camminare su un filo teso tra le due torri gemelle del World Trade Centre di New York. Non si potrà pensare solo al domani, per quanto decisivo: lo si dovrà costruire in questa folle estate che ci aspetta, attraverso una Coppa Italia da vincere e, perché no, la pazza idea di giocarsi il jolly a Barcellona, in Champions League. Spopola, in queste settimane, il documentario su Michael Jordan, The Last Dance… Il Napoli ha il dovere morale di provare un ultimo ballo con i grandi protagonisti che stanno per andarsene. Un ultimo giro di valzer, senza un domani, da regalare innanzitutto a se stessi. È stata una lunga corsa, che merita di terminare a braccia alzate.