Il Napoli, sconfitto ieri sera a San Siro dall’Inter, è il manifesto della squadra di Rino Gattuso dell’ultimo mese. Non brutta, non già in vacanza, non irritante, ma inconcludente. La prestazione di Milano è in linea con tante altre, caratterizzate da scarsa produttività sottoporta e limitata pericolosità. Una squadra che si rimira allo specchio, soddisfatta del suo sfinente Tiki Taka, tanto bello a vedersi per chi lo apprezza, altrettanto insopportabile per chi lo trova ripetitivo e poco efficace.

Come spessissimo capita, in medio stat virtus. Il gioco di mister Gattuso, con l’ossessione della costruzione dal basso, ha una sua perfetta logica, se sviluppato in velocità e accompagnato da repentine verticalizzazioni. Sono quelle che, in Coppa Italia, hanno tagliato a fette le difese avversarie. Il palleggio ripetuto a basso ritmo non porta da nessuna parte, permettendo il successo del primo pressing alla squadra avversaria. Lo abbiamo visto in troppe occasioni ieri sera, con il Napoli lentissimo a uscire palla al piede e l’Inter invitata a nozze, nel soffocare la manovra azzurra. Sia chiaro, non sosteniamo che questo tipo di gioco sia inadatto alla squadra, anzi! Anche a San Siro, con un attacco appena più efficace, il Napoli avrebbe potuto ribaltare il risultato già nel primo tempo. Questa considerazione ci porta all’altro grande problema di Gattuso, esploso nel momento in cui la manovra si è involuta e rallentata: la squadra, con un Mertens fisicamente a mezzo servizio, non ha un attacco degno di questo nome.

Insigne è stato uno dei più positivi di una stagione a tratti disgraziata, ma troppo spesso ha dialogato con i fantasmi, come nella celebre commedia di Eduardo. A cominciare da quello di Arek Milik, ormai irritante nel suo addio già consumato. Non proprio un inno alla professionalità, l’ostentata indifferenza con cui l’attaccante polacco sta concludendo la sua avventura napoletana. Come in tutte le storie d’amore finite male, la colpa non è mai tutta da una parte, ma Milik ha fatto davvero troppo poco per farsi, non diciamo rimpiangere, ma almeno ricordare con affetto dai tifosi. Latitando ancora e sempre Lozano, l’attesa del giovanissimo attaccante nigeriano Osimhen si fa spasmodica, per la cifra mostruosa pagata, ma soprattutto perché il Napoli non può dipendere dalle condizioni di un uomo solo, per quanto straordinario, come ‘Ciro’ Mertens. Tantomeno dalle sconfortanti bizze del promesso sposo juventino Milik. Così, presente e futuro azzurro si incrociano, sperando di non fare impazzire la macedonia. La prossima stagione è già qui, con un mercato che sta esplodendo (vi dice nulla Boga?!), mentre c’è ancora da giocare la partita del sogno, a Barcellona.

Il Napoli dell’ultimo mese ha fallito la prova, perdendosi nell’anno che verrà. Rino Gattuso ha 10 giorni per riavvolgere il nastro e trattenere i suoi uomini nel presente. Per il ritorno al futuro c’è tempo.