Le coincidenze hanno una loro rilevanza, anche nel mondo del calcio. Il Napoli doveva dare un segnale europeo e lo ha fatto, a poche ore dal 60º compleanno dell’uomo che ha scritto la storia del club. Non appaia azzardato il collegamento fra una vittoria tutto sommato ‘normale’ e il mito, perché nell’incessante ricerca di una stabile dimensione europea di alto livello le radici contano. Contano moltissimo.

Vincere a San Sebastian era tutt’altro che scontato, soprattutto dopo l’impronosticabile batosta casalinga contro gli olandesi dell’Az Alkmaar. Oltre il preziosissimo risultato, conta la capacità dimostrata di saper soffrire e gestire una partita molto diversa dal solito. A differenza della consueta impostazione di gioco azzurra, ieri sera la palla l’hanno avuta quasi sempre gli avversari, eppure il Napoli non si è scomposto più di tanto. Conti alla mano, ha concesso due vere palle goal all’avversario, in 90 minuti. Non male.

Solo pochi mesi fa, questa squadra sembrava totalmente incapace di cambiare registro tattico, conoscendo solo un incessante palleggio, il più delle volte fine a se stesso. Si pensi alle ultime tre partite: si sono viste almeno tre diverse versioni azzurre, il che fa ben sperare per la maturazione complessiva del gruppo. Rino Gattuso si è preso un grosso rischio, schierando molte seconde linee. A parte le occasioni di Insigne e Mario Rui, l’impatto iniziale non è stato dei migliori e alcuni giocatori sono apparsi in palese imbarazzo. Lobotka in primis. È necessario, però, coinvolgere tutta la rosa, considerato il calendario compresso e l’avvicinarsi di partite via via più impegnative. Altro aspetto rilevante, la buona percentuale di occasioni da rete, in relazione al basso possesso palla.

Il Napoli, per farla breve, resta costantemente pericoloso anche in partite sofferte come quella di ieri. Oltre l’ottimo stato di forma di Politano, match winner di serata, ha colpito la prestazione di Kalidou Koulibaly, tornato il muro che tutti conosciamo. A questi livelli, il senegalese è uno dei tre difensori più forti al mondo e cambia da solo le prospettive della squadra.

Non mancano le perplessità, a cominciare dalle oggettive difficoltà del nigeriano Osimhen ad adattarsi alle diverse necessità tattiche. Del talento e dello strapotere fisico di questo ragazzo abbiamo già detto più volte e non ci ripetiamo, ma potrà diventare realmente devastante quando saprà leggere le diverse partite e adattarsi alle circostanze. Non a caso, ieri sera è stato di gran lunga in testa alla Hit Parade delle sfuriate di Gattuso durante l’incontro. Il girone di Europa league, intanto, si è già raddrizzato e ora bisognerà capitalizzare al massimo i due incontri consecutivi contro i non irresistibili croati del Rijeka, sperando di approfittare del doppio scontro fra AZ e Real Sociedad, che inevitabilmente si ruberanno punti a vicenda. Un bel rientro a casa per il Napoli, nel giorno in cui la città si è stretta ancora una volta nei messaggi di affetto al suo mito, Diego Armando Maradona.  Maradona ha molto amato e molto tradito, se stesso tanto per cominciare, ma la camiseta albiceleste dell’Argentina e la maglia azzurra del Napoli no. Quelle mai. Nel giorno del suo 60’ compleanno, vi invitiamo a pensare al rumore che fa il carisma, quando lo incrociate per la prima volta nella vita. Sposta l’aria. Cambia l’ordine delle cose. E il carisma di Diego è ancora oggi garanzia di futuro per il Napoli.