In una stagione schiantata dall’emergenza coronavirus, in cui al pallone è stata tolta anche la possibilità di rappresentare una valvola di sfogo collettiva, per il Napoli potrebbe essere già tempo di bilanci. Ieri, con colpevole e insensato ritardo, gli azzurri hanno avuto conferma che la prossima settimana non giocheranno la gara di ritorno degli ottavi di finale di Champions League, a Barcellona. Del resto, in Spagna l’emergenza sanitaria viene affrontata, in queste ore, in un inquietante ordine sparso, a livello costituzionale. Madrid, vale a dire il governo centrale, ha fermato tutto, Barcellona no. Si rischia di sfruttare il dramma della pandemia, per fini squisitamente politici, in una vendetta trasversale della Catalogna, nei confronti dell’odiata Madrid. Tutto ciò non solleva dalle proprie responsabilità la Uefa, anzi ne evidenzia l’approssimazione e l’incapacità di prendere contatto con la realtà. Non fossero bastati questi giochi, totalmente fuori il controllo del mondo del calcio, il governo del pallone ci ha messo del suo e il Napoli – come tutte le società – non può avere alcun peso.

Pensare di giocare al calcio, in un contesto del genere, appare irrealistico. Le fotografie di Ospina, Callejon e Llorente, in fila di notte al supermercato, travolti dall’ansia come tanti di noi, non devono solo far riflettere su quanto la paura sia la suprema livella, ma anche farci rendere conto che non è più tempo di mezze misure. Con Juventus, Inter, Real Madrid e via via tante altre in quarantena, l’Europa League in ginocchio, la Champions League Ko, è ora che anche il N.1 Uefa, Ceferin, scenda sulla terra e prenda decisioni degne di questo nome. L’appuntamento in videoconferenza per martedì prossimo appare al più una manifestazione di impotenza e incapacità.

In attesa che chi è investito di responsabilità faccia il proprio dovere, ammesso ne sia in grado, al Napoli non resta che attendere. Praticamente impossibile ragionare di allenamenti o preparazione, è il momento di pensare al futuro. Su un doppio binario: quello, per così dire, immediato del destino di questa stagione e quello a media scadenza. Sul primo, lo dicevamo, il Napoli non ha alcun potere, se non quello di partecipare alle decisioni collettive. Come scritto la scorsa settimana, starà alla società e al presidente Aurelio De Laurentiis decidere che ruolo ricoprire. Ci auguriamo sia propositivo e fuori dagli schemi, perché la situazione è eccezionale e obbliga tutti a offrire un contributo non di routine.

Quanto a ciò che verrà, vale a dire la prossima stagione, se, quando e come comincerà, forse sarebbe il caso di approfittare di questo drammatico stop per confermare immediatamente Rino Gattuso. Primo passo, concreto e rassicurante, per pianificare il futuro. Ad oggi, il tecnico ha portato a casa il risultato che gli era stato chiesto: raddrizzare la baracca e mantenere il Napoli in Europa. Non è poco, è tantissimo.

Perché sarà la base che permetterà di ripartire, con ragionevoli possibilità di non dover ridimensionare le ambizioni della squadra e della piazza. Lo si annunci al più presto, per mettere mano ai rinnovi e alle cessioni, che ridisegneranno il Napoli. Il Napoli di Rino Gattuso.