E venne il giorno, il sacro giorno che, curiosamente, quest’anno non combacia col Natale, bensì con il 20 di novembre. Sì, si tratta di un nuovo Natale per quelli come noi che credono nell’Iddio Josè Mourinho (San-to su-bi-to!). E, sì, questo è un pezzo vergognosamente di parte e a molti non piacerà, ma lasciateci godere nelle ore del ritorno dello Special One: stava ammuffendo a Setubal (non è vero, probabilmente era alle Barbados), torna tra noi per dimostrare di essere ancora l’illuminato o, quantomeno, di non essere diventato un pirla (cit.).

Torna tra noi, Josè, al Tottenham, e questa è una notizia bella per tutti: per chi lo ama (e non c’è bisogno di aggiungere una parola), ma anche per chi lo detesta e spera in un nuovo fallimento (“è bollito”, dicono). Lui, il bollito, ha temporeggiato, ha detto no a qualche proposta allettante (persino la Juve ci aveva pensato), ad altre parecchio “estreme” (la Cina, gli Emirati), confidava nella chiamata della casa madre nerazzurra (ma Marotta aveva un unico “prescelto”, l’uomo di Lecce), si è morso la lingua e ora riparte da un club assai prestigioso, anche se non di primissima fascia.

Avrà un compito non facile, Josè, perché da quelle parti l’anno passato hanno sognato la Champions (sconfitta in finale contro il Liverpool), perché in campionato la situazione non è mica tanto bella (14° posto a 20 punti dalla capolista e a 6 punti dalla zona retrocessione), perché da qualche tempo l’uomo del triplete (sì, è un concetto trito e ritrito, lo sappiamo, ma ve l’abbiamo detto che questo è un pezzo “di parte”) si porta dietro una patina di indifferenza e frasi dette a mezza bocca: “È invecchiato”, “il suo calcio è all’antica”, “i giocatori non lo seguono più” eccetera eccetera.

Dovrà dimostrare che si tratta di malelingue, quelle pronte a sputargli addosso veleno per il suo passato di grande vincente e anche di grande accusatore, dovrà “conquistare” il suo nuovo spogliatoio e tritare punti, ma queste sono faccende che riguardano il prossimo futuro. Il presente, invece, racconta un’altra storia, quella di uno degli ultimi “personaggi” del calcio che tornano a fare il loro mestiere dopo troppi mesi passati a commentare, parlare, osservare, cincischiare. Che noia mortale deve aver provato siffatto 56enne. Per carità, trattasi sempre di noia a 5 stelle, ma volete mettere cosa può significare per uno come lui tornare a far “casino” a bordo campo dopo il disastro di Manchester? Era il 18 dicembre scorso, Mou viene esonerato con la squadra ammutinata (Pogba in primis), il pubblico diviso e una classifica imbarazzante.

Parliamoci chiaro: in caso di nuovo insuccesso, Josè, non avrà altre occasioni, quantomeno ad alto livello. E allora – scusate – ma noi devoti al culto mourinhiano facciamo il tifo per lui, che ha firmato un contratto fino al 2023, Anno Domini in cui spegnerà 60 candeline (il 23 gennaio, l’”altro” Natale). E forse sarà solo un vecchietto senza più niente da dire, oppure avrà qualche trofeo in più da mostrare ai nipoti (per un attimo abbiamo pensato di pubblicare il palmares dell’Illuminato, ma non c’è spazio a sufficienza. No, neppure qui sul web).

Bentornato Josè, vinci tutto e, se proprio non ci riesci, quantomeno falli inc***are tutti.