Alzi la mano chi, a settembre, avrebbe pronosticato il Milan battistrada alla giornata numero diciassette del massimo campionato. Perché sì, dai, buona squadra, costruita senza spese folli, frenetiche, ingaggi mostruosi: e in più, diciamocela tutta, il cammino post COVID, così limpido e netto, era frutto di un’interruzione non preventivata né preventivabile. Insomma, tutta una serie di accadimenti che avevano favorito il percorso rossonero.
Invece no.

Invece, evidentemente, in molti hanno sottovalutato un gruppo che si stava formando, acquisendo certezze inattese, energie sconfinate, convinzioni inaspettate. Ok, c’è anche la fortuna…d’accordo, ma un pizzico di fortuna aiuta sempre e nel calcio è fondamentale per le grandi imprese, però ridurre tutto a casualità e allineamenti cosmici è ingeneroso e insultante rispetto a quanto si è visto sul campo. Ok, sono arrivati tanti rigori a favore, ma Vujadin Boskov amava ripetere “rigore è quando arbitro fischia”. Il Milan si è visto fischiare molti rigori ma, a parte quello contro la Roma, ancora oggi un mistero, tutti gli altri sono apparsi cristallini, almeno dal mio personalissimo punto di vista.

I rossoneri sono meritatamente là davanti perché hanno dimostrato, partita dopo partita, di lottare fino al minuto novanta e oltre, fino a consumare tutte le energie, uscendo puntualmente dal campo con la maglietta non sudata, casomai fradicia. È la consapevolezza di sé stessi a fare la differenza. È la voglia di continuare a vivere un sogno senza mai svegliarsi che può rendere il Milan avversario pericolosissimo per chiunque nella lotta al vertice. Certo, si può obbiettare che tutto sia filato per il verso giusto a Milanello fino ad ora: è nel momento complicato che si vede la vera forza di una squadra, di un grande gruppo, ci insegnano. Bene, adesso è il momento.

Il Diavolo è davvero spalle al muro: numericamente contati – COVID e infortuni la stanno facendo da padrone – i ragazzi di Stefano Pioli hanno subito la prima sconfitta in campionato, in uno scontro diretto, opposti alla Juventus. Ed è uno schiaffo di quelli che può far male, tre a uno in casa può lasciare il segno.

Qui si gioca il futuro milanista: anche perché contro i bianconeri torinesi, guardando la partita e non gli highlights della partita che sono cosa ben diversa, la sensazione trasmessa dalla truppa Pioli è quella di una squadra che sa esattamente cosa fare sul terreno di gioco e come farlo. Lo svantaggio iniziale non ha minimamente turbato gli undici in campo che, anzi, hanno iniziato a giocare a pallone. Il pareggio a fine primo tempo non solo è stato meritato ma, per quanto visto, forse anche un filo stretto.

Poi, sul lungo periodo e praticamente senza panchina, la Juventus ha preso il sopravvento vincendo meritatamente, arbitraggio di Irrati e VAR di Orsato a parte, evitiamo volentieri le chiacchiere sui direttori di gara. Quindi sì, la curiosità di vedere come il Diavolo saprà reagire alla batosta dell’Epifania esiste, eccome.

La partita contro il Toro domani sera conta molto più dei semplici tre punti. Al di là del fattore infortuni e recuperi, a precisa domanda ci è stato risposto un “navighiamo a vista” che dice tutto. Per la prima volta gli occhi della critica saranno fissi sulla prova del Milan, nei mesi scorsi spesso visto più come un fenomeno temporaneo che non una realtà oggettiva, come dicevamo.

I granata sono in piena rincorsa, Giampaolo vuole salvaguardare una panchina abbastanza pericolante, abbastanza è un eufemismo ovviamente, e non disdegnerebbe lo sgambetto alla sua ex società, dalla quale non è che sia stato trattato proprio bene bene.

Insomma, gli ingredienti per una gara diversa dal solito ci sono tutti. Così come, indubitabilmente, i rossoneri scenderanno in campo con una pressione mai verificatasi prima. Domani sera non sarà semplicemente Milan-Torino, non sarà semplicemente Pioli-Giampaolo: sarà una cartina di tornasole importante per il cammino futuro del Diavolo. Tornare a vincere significherebbe moltissimo, l’ennesimo stop potrebbe, perché no, aprire nuovi scenari nel campionato che verrà.