Seconda giornata e prime, piccole, sorprese. Perché sorpresa è la Fiorentina che al Meazza obbliga l’Inter a una rimonta forsennata, figlia di una panchina finalmente corposa e composta da gente in grado di far svoltare una partita. Tatticamente, al contrario, i nerazzurri sono apparsi involuti, balbettanti, poco reattivi e ogni ripartenza viola dava l’impressione di enorme pericolosità. Antonio Conte ha, dal mio punto di vista perlomeno, sbagliato l’approccio alla sfida, iniziando con uno schieramento difensivo da brividi, retto da Bastoni che non è evidentemente adatto a stare in mezzo ai tre, da D’Ambrosio forse l’unico a districarsi ma carente nell’uno contro uno in opposizione a Ribery, 37 anni e non sentirli, da Kolarov che a tre ci ha giocato un paio di mesi, credo, a Roma con Fonseca.

In questo modo la squadra intera è parsa senza quegli equilibri tanto richiesti dall’allenatore salentino: l’Inter ha vinto semplicemente perché è più forte della Viola nei singoli, ha una rosa in grado di competere ad alti livelli e calciatori capaci di cambiare esito all’incontro con una singola giocata. Ecco il motivo per cui i nerazzurri partono, in una griglia sul tipo motoristico, in prima fila se non in pole position.

Benissimo il Napoli di Gattuso: corre, si diverte, fa divertire i suoi tifosi. In casa azzurra gli equilibri ci sono, eccome, tanto da schiantare un Genoa che nella prima giornata si era sbarazzato agevolmente del Crotone. Vedremo l’entità dell’infortunio occorso a Insigne (out certamente contro la Juve domenica), ma i partenopei, che non cederanno più Koulibaly al City – Guardiola ha preferito spendere una sessantina di milioni e privarsi di Otamendi in cambio di Ruben Dias dal Benfica – assomigliano tanto a una squadra in grado di dare filo da torcere a chiunque e si prenotano come validi aspiranti a uno degli agognati posti Champions. Posti che, zitti zitti, desidererebbero tanto raggiungere anche quelli del Milan.

Vero, i rossoneri sono a punteggio pieno e non hanno ancora subito gol. Vero, Pioli e la sua truppa non hanno affrontato corazzate pallonare, facile stare davanti dopo Bologna e Crotone. Invece no, invece il vecchio Milan, quello di inizio stagione passata per intenderci, avrebbe preso gol anche col Bologna e col Crotone, probabilmente. Ecco perché, pur non pensando che il Diavolo possa essere avversario di riguardo nella lotta scudetto, l’eventualità di una sua frequentazione dei piani alti della classifica è più di una semplice illazione.

Ci saranno da fare i conti con Lazio e Atalanta, che dalle prime quattro pare proprio non abbiano intenzione di smuoversi. Facile per i biancazzurri a Cagliari, la società isolana deve tornare sul mercato per rinforzare ulteriormente la rosa onde evitare di ritrovarsi in zone pericolose tra qualche mese, ancor più facile per la Dea a Torino, contro i granata che sembrano davvero vagare alla ricerca di non si capisce bene cosa. I bergamaschi hanno dominato in lungo e in largo, gestendo la gara a loro piacimento, accelerando o rallentando con la consapevolezza assoluta di essere la squadra più forte in campo.

Ah, insieme a Milan e Napoli non ci siamo dimenticati dell’Hellas: più semplicemente i sei punti sono frutto di un errore, anzi orrore, in casa Roma, lo sappiamo tutti. Dopodiché è giusto sottolineare la vittoria nel derby con l’Udinese, sentito assai da quelle parti, al termine di novanta minuti intensi e, per certi tratti, pure complicati. Benevento e Sassuolo corsare, coi sanniti in attesa dell’Inter mercoledì nel tardo pomeriggio, Bologna e Parma in campo stasera, ci resta il big match domenicale, Roma-Juventus. Diciamolo subito, il risultato non rispecchia i valori espressi dal terreno di gioco.

La Roma avrebbe ampiamente meritato i tre punti e solo l’imprecisione di Dzeko, malissimo ieri sera, e la precisione, al contrario, di Cristiano Ronaldo, hanno scritto una parità a un certo punto difficile da pronosticare, con i bianconeri in dieci per buona parte della ripresa, per via dell’ingenuità continuata e reiterata di Rabiot.

Pirlo ha gestito male la gara, in balia dell’avversario per buona parte di quest’ultima, con una Juventus involuta e, forse, troppo incensata dopo il successo casalingo con la Sampdoria, battuta anche dal Benevento in casa giusto per puntualizzare. La Juve che si aspettano tutti è differente da quella vista ieri sera, non bella che brutta è esagerato; parliamo della seconda giornata di campionato, ma l’idea, per chiarire, è che in questa stagione non assisteremo al soliloquio bianconero con le altre a guardare dal basso. Morata ancora da inserire e il recupero di Dybala continuano a fare di Madama la reale antagonista dell’Inter per la volata scudetto.