La giornata perfetta esiste.

È quella in cui la Juve fa la Juve e il calcio torna simile ai 3000 giorni precedenti, in cui ci siamo divertiti solo noi e da ogni singola partita, parola o comportamento si poteva trarre qualche conclusione.

La giornata perfetta è talmente perfetta che comincia il giorno prima. Proprio mentre emergono le pessime notizie relative ad Alex Sandro e Cuadrado e i tifosi juventini vedono la stagione prendere una piega ormai in definitivo declino, mentre i supporter di tutta Italia magari non lo ammettono ma si chiedono che succede se ora la Juve scrive tre o quattro mail alla Asl competente, mentre immaginiamo Theo Hernandez sovrastarci su quella fascia orfana di super Juan, parla Andrea Pirlo e fa capire a tutti che la Juve non solo parte, ma non ha alcuna intenzione di trovare alibi in caso di risultati negativi: siamo la Juve, si va anche senza i giocatori positivi e l’obiettivo rimane solo uno, quello di sempre, quello per cui siamo nati.

Bene così, in fondo è già una vittoria anche questa.

La giornata perfetta, a dire il vero, nella mattinata non dà il massimo, perché le brutte notizie arrivano anche in casa Milan e sembra davvero una gara a chi ne perde di meno.

Poi, però, si scende in campo e nel pomeriggio tocca all’Inter che gioca, produce occasioni, sbaglia un rigore, va sotto di due gol e perde la partita. In campo, tuttavia si assiste allo show di proteste di Barella e Oriali che però non costano il rosso ad alcuno dei due: probabilmente, si tratta di un modo per non mettere troppa pressione sull’Inter. Non sarebbe giusto, come ci viene ricordato in serata.

Più tardi tocca al Napoli, contro uno Spezia decimato e anche qui fioccano le occasioni, gli azzurri vanno in vantaggio ma poi subiscono il pari e, nonostante l’uomo in più per un doppio giallo un po’ severo, riescono nell’impresa di prendere il secondo gol e perdere in casa. Anche qui, la conclusione è facile: con una decisione arbitrale favorevole, con gli avversari in 10, non è detto che poi vinceresti le partite, anzi, magari le perdi perché i tuoi difensori dormono mentre Pobega si avventa su una ribattuta dopo un palo.

Milan-Juve, così, diventa la serata in cui capiremo se possiamo tornare seriamente in ballo o se quest’anno perdiamo davvero tutte le occasioni che ci si presentano davanti. E la partita è bella, entrambe le squadre dimostrano che si può giocare bene anche con tanti assenti e in questi tempi così tristi di contagi improvvisi e defezioni forzate. Prendiamo un palo, segniamo con un’invenzione di Dybala e una splendida esecuzione di Chiesa, il Milan reagisce, pareggia con Calabria, Federico fa il 2-1 e a quel punto in campo ci siamo quasi solo noi, perché Mckennie con i suoi inserimenti segna grazie a Kulusevski e rischia di farne un altro su geniale imbeccata di Ronaldo.

A fine partita Pirlo e Pioli fanno in modo che la bella serata di Milan e Juve prosegua, con dichiarazioni pacate, ragionamenti di campo, niente entusiasmi eccessivi per l’uno e niente testa bassa per l’altro, fino a quando, ascoltando e leggendo qua e là, non ci accorgiamo che la direzione di gara non perfetta da parte dell’arbitro, che risparmia un paio di ammonizioni a Theo nei primi minuti, non ravvisa il fallo su Rabiot nell’occasione del gol del pareggio, ammonisce Danilo per un perfetto intervento sul pallone è negativa invece solo per un altro motivo: la mancata seconda ammonizione di Bentancur a venti minuti dalla fine.

E qui capisco che era questa, l’unica cosa che mancava. Adesso sì, possiamo dirlo sul serio: la giornata perfetta esiste, eccome se esiste.