Il derby non arriva nel momento giusto: siamo ancora a inizio settembre e dobbiamo capire molte cose. Ma Milan-Inter di sabato è evento, a maggior ragione di grande attrazione, perché va in onda due giorni dopo la chiusura della sessione estiva di calciomercato. E soprattutto senza Romelu Lukaku, assenza pesantissima. Non ci sono stati botti rossoneri o nerazzurri, quello che doveva essere fatto era stato perfezionato prima, all’interno della famosa fase di investimenti, tentazioni e restrizioni. Il Milan voleva prendere un difensore centrale di assoluta prospettiva e ha deciso di perfezionare l’assalto a Malick Thiaw, classe 2001: costo dell’operazione 5 milioni e qualche bonus allo Schalke 04.

Una rincorsa dallo scorso gennaio, come ha ammesso recentemente lo stesso direttore sportivo del club tedesco. Soltanto che a quei tempi non era entrato nell’ordine di idee di cederlo, strada facendo si è dovuto arrendere. Padre senegalese e mamma finlandese, Malick è nato in Germania e si è già messo in bella evidenza nelle nazionali giovanili. Un talento indiscutibile, 194 centimetri, i piedi buoni di chi sa impostare l’azione con pulizia e tecnica, il fisico necessario per imporsi nell’uno contro uno e per segnare – all’occorrenza – qualche gol pesante. Chi lo conosce bene garantisce che 5 milioni più bonus rappresentano un autentico cadeau, un’occasione irripetibile e irrinunciabile. La classica operazione “premeditata”, ci spieghiamo: come per De Ketelaere, il Milan nulla lascia al caso, agisce per mesi e mesi con l’intento di studiare nei dettagli il predestinato a diventare rossonero. E poi passa alla fase operativa, senza alcun tipo di scrupolo: le modalità sono state le stesse, adesso Pioli potrà lavorare su un ragazzo dalle qualità indiscutibili.

La risposta dell’Inter low cost arriverà forse nelle ultimissime ore, ma siamo davvero sul filo. Si sapeva da tempo che Francesco Acerbi avrebbe aspettato fino al 31 agosto e dintorni il suo mentore Simone Inzaghi, in nome di un idillio infinito nato e consolidatosi ai tempi della Lazio. Acerbi non è più un ragazzino, classe 1988, ha un contratto infinito con Lotito (scadenza 2025), abbiamo già raccontato che per essere nerazzurro ha detto no a diverse proposte, sia in Italia che all’estero. Servivano due condizioni per andare a dama, si sarebbero verificate entrambe: utilizziamo il condizionale perché non è detto bastino. La prima condizione: Lotito, di solito restio, ha aperto al prestito con diritto di riscatto. Questa volta il numero uno della Lazio non ha chiesto obblighi o cose del genere: scaricare l’ingaggio superiore ai due milioni netti sarebbe una liberazione. Ricordiamo che Acerbi era da settimane ai margini della Lazio, in lista ma neanche convocato da Sarri, letteralmente ridimensionato dalla sbarco di Romagnoli in biancoceleste.

La seconda condizione comporterebbe un sacrificio dello stesso Acerbi, che dovrebbe rinunciare alle mensilità di luglio e agosto pur di prendere il primo volo utile per Milano. L’inghippo è rappresentato dal fatto che Zhang non ha ancora dato il via libera, malgrado la pressante richiesta di Inzaghi. Resta in ogni caso il rammarico che porta l’Inter a dover scegliere piani di emergenza e soltanto in prestito per la necessità di non toccare il “tesoretto” messo su con un paio di cessioni. Una situazione che i tifosi si augurano possa portare molto presto a scenari diversi, nel rispetto di un blasone che meriterebbe autonomia e autorevolezza anche quando parliamo di acquisti. E non dimentichiamo la non tanto improvvisa crepa apertasi per Robin Gosens, mai titolare fisso e desideroso di una nuova esperienza. Magari in Bundesliga, c’è il Bayer Leverkusen in avanscoperta e che deve accontentare l’Inter sulla formula (obbligo di riscatto). E non è detto che l’accontenti, anzi. Certo, perdere Perisic e poi Gosens – individuato lo scorso gennaio come suo erede – non sarebbe una mossa da tramandare. A maggior ragione se il sostituto non avesse lo spessore necessario. Infatti, l’Inter sta riflettendo senza farsi assalire dalla smania di cedere il tedesco.

Come interpretare, quindi, il mercato delle due “cugine” a poche ore dallo stop? Il voto si dà sempre alla fine perché nelle ultimissime ore possono cambiare diversi scenari. Ma ci sono alcune considerazioni che possono essere fatte, senza tema di smentita. Partiamo dalla sponda nerazzurra: pur confermando alcune perplessità sul fatto che la proprietà possa investire come meriterebbe la storia del club, non si può disconoscere che Marotta e Ausilio abbiano fatto miracoli. Il punto più basso: aver corteggiato a lungo Bremer, con tanto di sì strappato al difensore ma senza la possibilità di chiudere l’operazione. E qui le responsabilità sono della proprietà. Non c’erano le condizioni per cedere Skriniar, così la Juve ha recuperato e cancellato lo svantaggio accumulato in tanti mesi, sorpassando i rivali in pochi giorni. Ma sono state fatte molte cose buone: il rinnovo di Brozovic, la resistenza a qualsiasi tipo di proposta per Lautaro, il ritorno di Lukaku a condizioni davvero stracciate, l’investimento su un giovane di gran talento come Asllani, un parametro zero come Mkhitaryan. Nessuno si offenda, ma noi avremmo preso lo stesso Dybala per la capacità della Joya di risolvere con una o due giocate le situazioni più complicate.

Il giudizio positivo che meriterà il Milan, invece, avrebbe avuto un’ulteriore impennata, quindi saremmo stati vicini alla perfezione, se fosse arrivato Renato Sanches. Un vero peccato perché la trattativa andava chiusa prima della svolta societaria, esisteva qualsiasi condizione per andare a dama e invece è stato perso troppo tempo. Sanches più o meno come Bremer: ha aspettato, con grande pazienza, ma alla fine si è stancato e ha preferito flirtare con un’altra. Il fascino e i soldi del Paris Saint-Germain hanno fatto la differenza, ma -ripetiamo – il Milan avrebbe dovuto muoversi per tempo per non farsi scappare uno dei pochi centrocampisti che fanno davvero la differenza. Forse un minimo di rimpianto resterà per Botman, ma non agli stessi livelli.

Kessie non è stato sostituito perché Pobega e Adli hanno altre caratteristiche. Non è una critica, piuttosto una constatazione. In queste ultime ore l’inseguimento a un altro talento come Aster Vranckx, classe 2002 del Wolfsburg: di sicuro il Milan è stato coerente fino in fondo. Il resto è stato completato all’interno di una logica e senza voli pindarici: un ottimo investimento (De Ketelaere), un parametro zero per l’attacco (Origi) e il giovane per la difesa nel rispetto dell’abitudine di puntare su gente con un presente importante e con un futuro ancora più luminoso. Adesso resta qualche pratica da sistemare: per esempio il rinnovo del contratto di Leao in scadenza nel 2024, dopo aver resistito agli assalti del Chelsea. Ci sarà tempo, anche se non tantissimo. Intanto, la parola a un super derby orfano dell’infortunato Lukaku: sarà un bellissimo panorama.