Bilanci, conti, cifre, numeri. Un’altra settimana turbolenta per i disorientati tifosi milanisti che, dopo le vicissitudini legate al campo, hanno scoperto i conti in rosso del Club. Il dato più imbarazzante, leggendo il bilancio, non è quello legato all’aumento del costo del personale, + 35 milioni di euro, così, tanto per ricordare, 70 miliardi delle vecchie lire (ripeto 70 miliardi) quasi il costo di Rui Costa. No, un’altra cifra mi ha demoralizzato.

Quella legata agli introiti per sponsor e marketing, -6,8 milioni di euro. I dirigenti del Milan non solo non hanno aumentato il fatturato legato a questa voce, ma hanno perso quasi sette milioni. Mi rifiuto di credere che il brand Milan non sia più appetito dai grandi marchi internazionali, che sia ridotto ad avere un back drop, cioè quel fondale, che viene messo dietro il giocatore intervistato, povero di sponsor, mentre fino a qualche anno fa pullulava di grandi firme nazionali e internazionali.

Nonostante i recenti risultati lontani dalla sua tradizione e dalla sua storia, il Milan rimane una delle squadre più seguite e amate al mondo. I responsabili del fondo Elliott devono cambiare marcia, perché si tratta di un settore nevralgico per quanto riguarda le fortune del Club, che deve far quadrare i conti non solo attraverso l’immissione di denaro fresco grazie a una sempre complicata qualificazione in Champions League, ma soprattutto puntando allo sviluppo del settore commerciale.

Ivan Gazidis, l’Amministratore Delegato che aveva ben lavorato nel settore durante la sua esperienza all’Arsenal, non sembra aver ottenuto risultati pari a quelli passati in casa Gunners, pur assunto soprattutto per incrementare i ricavi da sponsor e marketing. In questo senso, sembra non facile anche il rinnovo con Emirates, il brand di maglia, da anni legato al club milanista. Il contratto scade a giugno, ma la trattativa è ancora lontana da una conclusione positiva per le casse rossonere.

Dimentichiamo queste tristezze, perché, per fortuna, dopo la sosta per le squadre Nazionali, il Milan torna in campo, avversario il pericoloso Lecce. Una partita molto attesa perché rappresenta il debutto di Stefano Pioli sulla panchina rossonera. Non ho ancora avuto modo di conoscerlo sul piano personale, ma tutti mi parlano di una persona seria, educata, gentile, un grande professionista. I più cinici potrebbero ribattere che debbano essere altre le qualità precipue degli allenatori, ma mi pare già un buon punto di partenza. Il suo compito non è facile, anche perché deve normalizzare un ambiente traumatizzato da tante settimane, tanti mesi, tanti anni travagliati, difficili, dolorosi.

Il primo passo è quello di cancellare dal vocabolario di Milanello il verbo “adattare”. Con la guida di Pioli, ogni giocatore verrà schierato nel suo ruolo naturale, senza prove e tentativi che possano nuocere al naturale fluire della manovra. Insomma si continua l’opera di Gattuso. Troppo presto l’ex tecnico ha interrotto un lavoro, che stava portando i suoi frutti e avrebbe impedito di ripartire da zero. Chiariamo, ancora una volta, che l’allenatore calabrese non sia stato licenziato, ma sia stato lui a decidere di interrompere il suo rapporto di amore e di lavoro con il “suo” Milan.

In un giorno di primavera si incontrò con Ivan Gazidis, chiedendo quali fossero le strategie future, ribadendo che, grazie a due o tre acquisti di giocatori esperti, la squadra avrebbe potuto compiere un salto di qualità. Quando ha conosciuto le intenzioni del Club, puntare sui giovani con budget non elevato, ha preferito salutare. È stato un peccato, perché, come dicevo, finalmente si sarebbe potuto continuare una ricostruzione dai buoni margini di successo.

Il nuovo Milan conserva però l’impronta di Rino. Sarà un 4-3-3, con i suoi abituali interpreti. Nessuna rivoluzione, perché Pioli vuole soprattutto regalare certezze, per poi eventualmente effettuare cambiamenti tattici e di formazione, solo dopo aver conosciuto a fondo le caratteristiche dei suoi Ragazzi. Fra i primi obbiettivi certamente quello di ridare vigore, lustro e auto-stima a Kris Piatek, il “cacciatore di taglie”, che ha perso totalmente il fiuto del gol. Colpa sua o dei metodi di Giampaolo?

Propendo per la prima ipotesi, perché la sua involuzione si era manifestata già nelle ultime partite della scorsa stagione. Insomma il Milan riparte con un netto svantaggio dalle prime tre, ma non è lontano il quarto posto occupato oggi dal forte Napoli. Pioli però non vuole ancora guardare la classifica, ma regalare ai tifosi una squadra con voglia di divertirsi e di divertire, che offra emozioni, tiri in porta e reti, tante reti.

Ma tutto questo non appare normale per una squadra di calcio? Per l’ultimo Milan, no!