Ho visto troppe sessioni di calciomercato nella vita per essere abbacinato dal numero di colpi di mercato o dalla fanfara dei titoli sui quotidiani. La prospettiva della professione giornalistica ti impedisce di cadere nel tranello dell’entusiasmo, anche se questo non toglie la fallibilità dell’analisi.
Partiamo dal presupposto che l’Inter ha appena ricavato tre ottimi ricambi in panchina come Bellanova (prestito con diritto di riscatto), Asllani e Mkhitaryan, ha ripreso (in prestito) Lukaku e ha un nuovo portiere che se la giocherà con Handanovic, all’ultimo anno come giocatore professionista, prima di dedicarsi alla nuova professione di allenatore.

Della vecchia squadra non fanno più parte Ranocchia, Sensi, Kolarov, Vidal (che l’Inter spera di cedere ad un club invece che dovergli riconoscere una buonuscita), Vecino, Perisic, Sanchez (anch’esso in attesa di nuova sistemazione o buonuscita) e Caicedo.
Skriniar è in attesa che il PSG faccia l’offerta giusta all’Inter, De Vrij attende gli eventi, Correa e Dzeko cercano di capire se ci sarà ancora posto per loro nell’attacco nerazzurro.
I due obiettivi dichiarati restano Milenkovic e Bremer, per riarredare il reparto difensivo.
Resta in purgatorio Dybala, verso cui l’Inter non è convinta o non è ancora in grado di poterlo prendere, stante la commissione che Antun pretenderebbe. Il fatto che anche il Milan sia iscritto alla corsa per l’argentino fa il gioco del procuratore ma resta il fatto che da una parte non è determinante per il progetto nerazzurro, dall’altra sono tanti i tifosi che ci resterebbero molto male, per usare un eufemismo, se lo vedessero vestire il rossonero.

La logica dice che le mosse sono logiche e un po’ tutti si stanno rassegnando all’idea di perdere Skriniar. Marotta sta facendo un lavoro eccellente con Ausilio e Baccin, Zhang sovrintende e mostra la sua presenza anche sui social. L’Inter della prossima stagione sarà più che competitiva. Il mio “tuttavia” nasce proprio dalla cessione di Skriniar.
Il fatto che da settimane sia stato preparato il campo alla sua cessione ci ha abituati all’idea e anche il fatto che il distacco non sia ancora avvenuto ha contribuito ad allentare quel disagio manifestato dagli stessi tifosi quando era stata ufficializzata la proposta dei parigini.
La cessione dello slovacco rappresenterà più di una perdita tecnica. Rappresenta la rinuncia ad un insieme di valori, riassunto in un unico personaggio che incarna i principi nei quali i tifosi si sentono rappresentati.
Il calcio moderno si concentra legittimamente sui risultati economici e, di riflesso, sul campo: l’Inter, più di altri club, è costretta a subire le logiche del mercato e per fortuna Marotta è il miglior navigatore per contesti del genere.
Skriniar però è l’ultimo giocatore che andrebbe ceduto. Venderlo, per quanto ad un prezzo importante, rappresenta una sconfitta.

Il calcio ha costruito il proprio legame con i tifosi attraverso la storia, l’Inter il legame lo ha realizzato con giocatori come Facchetti, Corso, Suarez, Mazzola, Bergomi, Zenga, Ferri, Zanetti e altri. L’identificazione di un tifoso verso un club non avviene solo con la vittoria. Ci sono elementi più importanti, altrimenti non si spiegherebbe come squadre che non vincono mai hanno così tanto affetto da chi li segue.
Non ci si può abituare all’idea di perdere ogni anno un giocatore importante per ragioni economiche. L’anno scorso Hakimi e Lukaku, quest’anno lo slovacco e l’anno prossimo chi altri?
Skriniar era il possibile capitano della prossima Inter. La sua cessione rende necessario un appello silenzioso alla proprietà: che sia l’ultima volta.