L’Inter cerca l’allungo. Lo fa approfittando della vittoria, netta, sul Milan e, contemporaneamente, dello stop inatteso di una Roma formato braccino corto in quel di Benevento. Il tutto, sia chiaro, aspettando la Juventus, che stasera dovrà andare a caccia dei tre fatidici punti – ospita il Crotone, e va bene, ma in questo strano campionato guai a dare per spacciato chiunque, ultima in classifica compresa – per non perdere ulteriore terreno dalla capolista.

Nonostante il recupero col Napoli in cantiere (che brutto Napoli ieri, caro Rino, nemmeno l’ombra della Tua grinta), e gli eventuali accrediti che i bianconeri potrebbero vedersi assegnare da una penalizzazione della Lazio per la triste vicenda Covid, ma qui entriamo in un periodo, quello ipotetico della possibilità, che col pallone e il prato verde non ha nulla da spartire.

Quindi, dicevamo, comanda l’Inter. Al netto di un inizio stagione costellato da mille difficoltà, da preparazione scarsa, da moduli improbabili provati e riprovati prima di tornare all’antico – bravo Conte a dimostrare duttilità mentale sotto questo aspetto – da un’eliminazione bruciante, anche se bruciante non rende bene l’idea, in Champions League, da situazioni societarie poco chiare che non vanno dipanandosi, una sorta di giallo pallonaro senza colpevoli né soluzioni.

E qui, come è stato corretto criticare il tecnico interista su scelte sbagliate e punti lasciati per strada, bisogna sottolineare le sue doti: la squadra non ha perso la rotta, lui ha tenuto il timone a dritta qualunque cosa succedesse portando il gruppo Inter a cementarsi in maniera indissolubile. Oggi i nerazzurri sono coesi, uniti, pronti a combattere gli uni per gli altri: un po’ quello che accadeva al Milan fino a un paio di settimane orsono. Cosa sia capitato nella testa e nelle gambe dei rossoneri è difficile da comprendere: il Diavolo sta andando forte, oltre ogni più rosea aspettativa da parte dei suoi tifosi, e qualche caduta ci può stare.

Però, scusateci, oggi possiamo cominciare a parlare di tonfi, cadute sembra poco. Tonfo con lo Spezia, succede, accumuli stanchezza, entri in campo senza determinazione, convinto di avere già la vittoria in tasca, pareggio regalato a Belgrado in superiorità numerica contro una Stella Rossa decisamente inferiore dal punto di vista tecnico, tatticamente Stankovic non può rimproverare nulla ai suoi ma il divario era sotto gli occhi di tutti, infine tre schiaffi quando fa più male, nello scontro diretto con la rivale di sempre, con i coinquilini nerazzurri.

E non va bene che Pioli si stupisca delle parate di Handanovic, è il portiere dell’Inter, o ripensi a tre occasioni nelle quali l’estremo nerazzurro ha messo i guantoni. Perché non si deve ridurre il tutto a quindici minuti di bel calcio proposto dai rossoneri. Le partite, è vero, si vincono e si perdono spesso grazie a episodi, ma non quando prendi tre gol, altrimenti si vive un film, non la realtà. Il Milan può e deve ricominciare a correre, possibilmente prendendo spunto dalla settimana buia appena trascorsa per far sì che non accada nuovamente, questa è l’unica medicina. E Roma, domenica prossima, sarà un banco di prova importante.

Bussano nel frattempo alla porta Champions anche Atalanta e Lazio. La Dea strapazza Gattuso, score della partita impietoso per gli azzurri sempre più distanti dal treno europeo se non si daranno una regolata, e si propone prepotentemente per un posto al sole, anche se la Champions potrebbe distrarre gli uomini di Gasperini, dal mio punto di vista in grado di giocarsela, eccome, col Real Madrid decimato dalle assenze. Simone Inzaghi riprende il passo dopo lo stop milanese e adesso diventa l’ennesimo avversario scomodo per l’Europa dei grandi.

In fondo alla classifica sono rimaste in tre staccate dal gruppo: Crotone, atteso come scrivevamo poco sopra dalla proibitiva trasferta di Torino sponda bianconera, Parma, ormai i ducali non sanno più vincere e dilapidano il successo facendosi rimontare due gol dall’Udinese ma, soprattutto, Cagliari. Il ko casalingo col Toro ha sancito un campionato non preventivabile – provate a dare un’occhiata alla rosa dei rossoblù sardi per averne certezza – fatto di sofferenza acuita da un non gioco inimmaginabile. Bene fece all’epoca Giulini confermando Di Francesco, bene ha fatto ad esonerarlo dopo venerdì: c’è tempo per rimediare, ma è necessaria una decisa inversione di rotta.

Per chiudere, vittoria importante della Fiorentina, ormai nel limbo di centro classifica, e pareggio del Grifone che caparbiamente raggiunge il Verona al minuto novantaquattro, prolungando la serie positiva in attesa della trasferta, complicata, di Milano sponda nerazzurra.