Il Napoli resta aggrappato a un sogno, si chiama scudetto. La vittoria di Bergamo è una prova ulteriore, Spalletti ha trasmesso alla squadra quanto non erano riusciti i suoi predecessori. Le assenze pesantissime (Osimhen e Di Lorenzo in testa) hanno portato a una rivisitazione dell’aspetto tattico, con Mertens cambia il modo di giocare, ma il Napoli ha risposto alla grande. Anche quelli che hanno deciso di andar via non hanno mollato di un centimetro: Lorenzo Insigne, che da mesi ha scelto Toronto e una nuova vita non solo professionale, in casa dell’Atalanta ha aperto le danze con un rigore impeccabile e ha confezionato un assist bellissimo per il raddoppio di Politano.

Il Napoli ha già preso Khvicha Kvaratskhelia per il futuro, stiamo parlando di un ragazzo georgiano del 2001 reduce da un’esperienza con il Rubin Kazan e tornato alla Dinamo Batumi in attesa della svolta professionale. Il Napoli pagherà circa 10 milioni per il cartellino, ma questo è un trampolino per il futuro. Intanto, Insigne c’è e lo sta dimostrando, 7 partite sono sufficienti per coltivare un sogno e alimentare speranze. Ma ci sono due situazioni particolari, dovremmo dire straordinarie, che rendono l’idea di una bellissima cavalcata comunque vada la volata per lo scudetto. I diretti interessati si chiamano Stanislav Lobotka e Mario Rui, demoliti da una parte della critica locale, reduci da momenti difficilissimi e capaci di rispondere con i fatti. Non erano stati, nel loro caso, soltanto appunti di carattere tecnico per prestazioni inadeguate. Ma offese personali che avrebbero minato il rendimento di chiunque, invece la reazione è stata straordinaria e con l’orgoglio necessario per zittire i denigratori.

Lobotka era stato un investimento importante di mercato del Napoli: circa 20 milioni spesi per strapparlo al Celta Vigo. In quella sessione invernale di mercato – gennaio 2020 – arrivò anche Demme, un doppio colpo a centrocampo su richiesta precisa  di Gattuso. Soltanto che l’allenatore strada facendo cambiò idea: Ringhio aveva voluto Lobotka, un pressing esasperato e senza soluzione di continuità, poi lo aveva parcheggiato in panchina. Una scelta molto criticata, vorremmo dire bersagliata: nelle poche occasioni che il ragazzo del 1994 era riuscito a trovare spazio (molto spesso spezzoni) non ha potuto giocare con serenità. E infatti le prestazioni non furono all’altezza, chiara sintesi di un malessere da parte di chi era stato preso per fare il titolare fisso, invece si era poi ritrovato nel ruolo di comparsa. La cosa peggiore è che una parte della critica aveva bollato Lobotka come “un bidone, pacco di mercato, grasso e lento”.

Insomma, una sentenza volgare e senza un minimo di fondamento. Sbarcato a Napoli la scorsa estate, Spalletti ha cambiato i connotati a scenari che sembravano scanditi: Lobotka, malgrado un lungo contratto, si stava guardando intorno e aveva chiesto al suo entourage di valutare eventuali proposte. Di sicuro non sarebbe rimasto a giocare spezzoni nel pieno della sua maturità, avrebbe trovato estimatori in giro per l’Europa. Invece, Spalletti ha bloccato tutto, ha chiesto la conferma, ha rivisto in lui quel Pizarro che aveva acceso la luce della Roma, il metronomo capace di caricarsi la squadra sulle spalle nel bene e nel male. Gli effetti sono stati straordinari: Lobotka si è preso il Napoli con un’autorevolezza incredibile: in ogni partita se non è il migliore di sicuro è tra i primi tre, praticamente insostituibile. E quelle insopportabili offese di chi chiedeva spiegazioni per l’esagerata cifra spesa sono state restituite con gli interessi, ora Stanislav è il cuore del Napoli – il riferimento automatico – e non intende fermarsi.

Mario Rui sta per compiere 31 anni, si tratta della sua quinta stagione in maglia azzurra. Arrivò dopo una parentesi non molto confortante con la Roma, aveva deciso di cambiare aria. De Laurentiis lo prese in prestito e lo riscattò, operazione complessiva da circa 10 milioni. Quando spendi quei soldi  hai due strade davanti: se dovesse andar bene, sarebbe un successo clamoroso, a maggior ragione in caso di impennata del cartellino rispetto a quanto speso; se dovesse andar male, resterebbe il rammarico ma non sarebbe un dramma, la cifra andava investita a costo di correre qualche rischio. Nel caso di Mario Rui è stato un successo: rendimento mediamente da “sette”, qualche sbandata ma non esiste l’esterno sinistro che non sbaglia una minima percentuale di partite. A Bergamo la prestazione da urlo, l’ennesima: diagonali al millimetro, attenzione e precisione, i momenti giusti scelti per salire e accompagnare la squadra in una sfida decisiva per aumentare i sogni scudetto.

Eppure, anche a Mario Rui come a Lobotka, opinionisti miopi e prevenuti avevano fatto il funerale, definendolo un “calciatore inutile” e in qualche caso addirittura “non all’altezza di una squadra in lotta per obiettivi importanti”. Spalletti lo chiama “il professore” e un motivo ci sarà, una risposta perfetta ai maestri senza cattedra che sentenziano senza conoscere la materia. E che addirittura insultano, in molti casi i loro interventi passano inosservati e dovrebbero essere segnalati. Ora, che il Napoli abbia bisogno di un altro specialista sulla fascia sinistra è confermato dalla trattativa in dirittura d’arrivo con il Getafe per Mathias Olivera (11-12 milioni più bonus per il cartellino). Ma questo non significa che Mario Rui sia diventato un due di briscola, un optional, una comparsa. Anzi, si tratta dell’esatto contrario, lo dicono i fatti. Il Napoli deve cautelarsi con un altro interprete del ruolo in virtù della scadenza del contratto di Ghoulam (non ci sarà rinnovo), ma oggi il padrone mancino è portoghese. Lui e Lobotka, la risposta migliore alle offese per i sogni sempre più in crescita di casa Spalletti.