Rafael Leao si giocava tutto o quasi negli ultimi due mesi e ha svoltato. Non soltanto lui ma anche il Milan, che lo prese nell’estate del 2019 per una cifra sotto i 30 milioni se consideriamo che al Lille andò anche il cartellino di Djalò. Adesso il Milan sta riscuotendo gli interessi: stiamo parlando di un ragazzo di 22 anni da compiere (a giugno) e che è entrato dalla porta principale dopo aver atteso a lungo sull’uscio. Il gol al Torino, l’ennesima prodezza dopo quella da record in neanche sette secondi sulla pelle del Sassuolo, è la sintesi di una continuità finalmente raggiunta. Come se fossero alle spalle incomprensioni, ingenuità, momenti vissuti troppo spesso sull’altalena. Senza rispettare un talento che, adesso sì, sta emergendo nel segno della continuità, una situazione che permette al Milan di andare alla cassa e di riscuotere – appunto – una prima parte degli interessi rispetto a quel famoso investimento. La sensazione, molto più di una sensazione, é che il bello debba ancora arrivare.

Con il suo incedere dondolante sembra pigro e abbastanza indolente, in realtà ha un repertorio straordinario. Non soltanto il Milan sta recuperando, con i fatti, un esborso molto importante con gli interessi, la strada sembra addirittura spianata per fare aumentare a dismisura il valore e per renderlo sempre più una certezza del nuovo corso rossonero all’insegna di “viva la gioventù”. Leao è arrivato con l’etichetta di seconda punta classica, in realtà può agire anche da prima come terminale offensivo del 4-2-3-1. Il suo gol al Torino, quello che ha permesso di sbloccare il risultato, è la classica testimonianza e conferma di questo discorso: una giocata da prima punta, bravo a infilarsi negli spazi e a sfruttare l’intuizione illuminante di Brahim Diaz. Tutto questo perché ha il fiuto del gol, lo sta acquisendo strada facendo, e il senso dei movimenti giusti. Proprio sotto quest’aspetto sta migliorando moltissimo.

La presenza di Zlatan Ibrahimovic è stata decisiva in tal senso. Per Kessie, per Calhanoglu, per i ragazzini di qualità che vogliono crescere con i consigli di un totem come lo svedese, ma anche e soprattutto per Leao che aveva bisogno di un riferimento così importante. E a maggior ragione di un fratellone maggiore in grado di coccolarlo nei momenti di difficoltà. Gli effetti si sono visti e sono stati devastanti: quando Ibra ha dovuto saltare diverse partite per l’infortunio al polpaccio, Leao si è travestito da Zlatan, ha tagliato i tempi morti di una partita, non ha perso un secondo e da qui nasce il gol più veloce della luce (il più rapido nella storia della Serie A) in casa del Sassuolo, la conferma che Rafael ormai si è sintonizzato e non vede l’ora di bruciare le tappe per essere al centro del villaggio rossonero. E lo è già: la giocata alla Ibra a Benevento (un pallonetto da posizione impossibile con i suoi compagni già in vantaggio ma in dieci) è la certificazione ulteriore di una crescita esponenziale che gli consente di mettere in evidenza il meglio del repertorio.

Ora che Ibra è tornato si può consumare l’ennesimo passaggio, forse quello decisivo per la carriera e per la definitiva svolta di Leao. Ovvero, una grande convivenza con l’asso svedese, già abbozzata (ricordate la discesa a sinistra di Rafael con quella palla al bacio capitalizzata da Zlatan nel derby) e che ora può diventare uno straordinario grimaldello sia per le fortune del Milan che del ragazzo francese. I movimenti prescindono dalla tecnica, meglio la tecnica funziona se fai i movimenti giusti. Leao sta entrando proprio in quella dimensione, la completezza nella continuità di rendimento. Esattamente quanto il Milan gli ha chiesto quando lo ha strappato al Lille, sapendo che la prima fase sarebbe stata complicata soprattutto a livello di ambientamento tattico. La domanda è: quanto potrebbe valere Leao dopo quest’ulteriore passaggio decisivo per il definitivo salto dell’asticella? Potremmo viaggiare su cifre importanti, anche sopra i 50 milioni: non bisogna avere fretta e neanche tirare le somme ora, ricordiamo che stiamo parlando di un ragazzo del ’99 che ha un paio di anni almeno a disposizione per scalare l’ultima montagna e guarda il mondo dall’alto.

Il Milan non soltanto ha indovinato la scelta individuale ma anche la strategia. Quando Ibrahimovic si è dovuto fermare, prima per il Covid e poi per un problema al polpaccio, la voce di popolo (quella che spesso fa tendenza ma che va gestita con cautela e precauzione) avanzava attraverso la necessità di prendere un altro attaccante. Perché Rebic avrebbe fatto pochi gol, perché Leao non ne avrebbe segnati con una certa continuità, perché sarebbe stato un grande peccato sprecare una stagione così ambiziosa e produttiva soltanto per una grave omissione sul mercato. Il diktat era: Milan intervieni, altrimenti te ne pentirai presto. Il Milan ha deciso di non ascoltare i consiglieri in servizio permanente effettivo, che spesso si tramutano in personaggi pericolosi e che rischiano di mandarti fuori pista. Il Milan ha deciso di non farsi prendere dal panico: piace un attaccante come Scamacca ma con Ibrahimovic al rientro sarebbe stato più opportuno continuare con quelli che, in assenza del totem, hanno dato un contributo enorme, in qualche caso alzando il rendimento. E ora Leao potrà sbizzarrirsi con Ibrahimovic accanto: non da Cagliari, sarà squalificato, ma dalla sfida successiva. E l’investimento del Milan potrà comprendere nuovi interessi, dopo quello già incassato in nome di “Rafael il rampante”, non più una semplice scommessa ma una grande realtà per chi ha il rossonero nel cuore.