Altro giro, altro regalo. La giornata numero ventiquattro regala l’ennesimo ribaltone in alta classifica. La Lazio, tra un episodio e l’altro, batte l’Inter, la scavalca in classifica e si propone come seconda forza del torneo alle spalle dei campioni d’Italia in carica. Partita molto tattica all’Olimpico, decisa più che altro da episodi; episodico il gol interista, nato da una parata piuttosto rivedibile di Strakosha con annessa respinta sui piedi di Young che, al volo da una decina di metri, ha ribadito in rete. Episodico il pareggio biancazzurro, nato da un palla mia palla tua tra Padelli e Skriniar che nemmeno all’oratorio con conseguente intervento scomposto di De Vrij su Immobile che rotola a terra in maniera forse leggermente innaturale ma il rigore ci sta, eccome; episodico il batti e ribatti con gol di Milinkovic-Savic sul quale l’estremo difensore nerazzurro appare colpevolmente in ritardo e senza un minimo di reattività.

La partita, in fondo, è tutta qui; ah, no, manca un rigore piuttosto evidente su De Vrij, sempre lui, non visto da Rocchi (buona la direzione del fischietto fiorentino), e ci sta, ma colpevolmente ignorato da Mazzoleni al VAR. Piacerebbe a tutti capire come mai, magari Rizzoli o Nicchi ci forniranno una analisi dell’episodio esaustiva. Detto ciò, quel che più è apparso evidente, vedendo la partita, è il balbettare della difesa nerazzurra; già nel primo tempo Padelli era uscito su un cross proveniente da destra ed era stato bellamente ignorato dal compagno di turno, nella fattispecie De Vrij, che aveva messo il pallone in angolo anticipando la presa dell’estremo interista. La frittata sul pareggio laziale è davvero qualcosa di improponibile in serie A; resta da capire a) se Padelli abbia o meno chiamato il pallone o b) se Skriniar se ne sia disinteressato. In entrambi i casi il problema è: i difensori nerazzurri si fidano o meno del loro compagno di reparto?

Tiene il ritmo la Juventus, che batte i resti del Brescia grazie a una perla di Dybala, giocatore fantastico, e a un gol di Cuadrado a un quarto d’ora dal termine della partita. Ma, tanto per cambiare, sono sempre le decisioni arbitrali a tenere banco. Chiffi sorvola su un intervento perlomeno da giallo proprio del giocatore colombiano durante la prima frazione di gioco scatenando, così, l’ironia del web. Il fallo appare evidente a chiunque, tifosi bianconeri compresi; l’interpretazione per molti è direttamente da cartellino rosso, per altri da giallo e nulla più. Il fischietto veneto lascia stare e, salomonicamente, sorvola su una qualsivoglia punizione disciplinare rubricando il tutto a normale contatto di gioco. Intendiamoci, la Juve avrebbe vinto comunque, ma l’episodio non è piaciuto, soprattutto nella sua dinamica. Perché si può tranquillamente optare per la non volontarietà dell’intervento, ma il giallo era un’opzione dovuta.

L’Atalanta vince e convince contro una Roma che sembra sempre più in caduta libera, nonostante la prestazione sontuosa di Smalling, arrivato in Italia con la patente del classico centrale difensivo anglosassone, lento e con due piedi stile ferri da stiro e rivelatosi, al contrario, calciatore dal grande senso di posizione, ottimo nelle chiusure, veloce, aggressivo e capace di dare del tu al pallone. Gasperini, con l’ennesima vittoria della Dea, alimenta i sogni Champions bergamaschi, oggi come non mai a portata di mano visti i sei punti di vantaggio dei neroblù sulla quinta in classifica, proprio quella Roma appena battuta.

Alle spalle dei giallorossi capitolini impazza la lotta per un posto al sole dell’Europa League. In pole position, a oggi e aspettando il Milan stasera, Hellas Verona e Parma. I gialloblù, autori di una prova discreta in quel di Udine,  guadagnano un punticino e continuano ad alimentare il sogno continentale. Il Parma espugna, nell’ennesimo derby emiliano, Reggio Emilia e si rilancia agganciando i veronesi al sesto posto. Mentre il Napoli, quatto quatto, continua nella sua risalita: a Cagliari gli uomini di Gattuso giocano una signora partita, vincono con merito e si ripropongono a quota trentatré.

Male il Bologna ma, soprattutto, malissimo la Sampdoria letteralmente umiliata dalla Fiorentina e attesa dalla complicata trasferta di Milano sponda nerazzurra. Lotta per evitare la B che si anima sempre più: Brescia e Spal a parte – ormai entrambe sembrano destinate alla retrocessione coi lombardi che possono ancora cullare qualche sogno salvezza ma poca roba – Udinese, Samp, Lecce e Genoa sono racchiuse in soli quattro punti. Senza tralasciare Torino e Fiorentina, non ancora al sicuro.