Al momento, le previsioni meteo per venerdì, quando la Roma “calciofila” si ritroverà seduta sul divano, alle 20.45, per seguire il derby, sono tutto fuorché rassicuranti. Non che attualmente esista un altro modo per vederlo, visto che proseguono le restrizioni dovute ai contagi, ahinoi, ancora troppo diffusi. Ma siamo probabilmente tutti d’accordo nel constatare, dopo quasi un anno di assenza dagli spalti, che è in partite come questa, nei derby (specialmente quelli della capitale, storicamente ferventi), che viene a mancare davvero l’atmosfera da stadio. E non solo.

Anche il turbinio di emozioni che, alla vigilia del match, scuote il tifoso intento a pianificare la propria giornata in maniera da raggiungere lo stadio con un paio d’ore d’anticipo, come impone la tradizione. Mancano persino le corse ai biglietti prima che vengano esauriti, o la disperata ricerca di qualcuno che possa offrire un accredito. Mancano i pronostici su risultato e formazioni fatti al bar con degli sconosciuti sorseggiando un caffè, o gli sfottò con gli amici che tifano per la squadra avversaria (ebbene sì, persino questi scarseggiano da quando il calcio, per chi lo guarda, non è più un momento di condivisione).

Sono sempre più convinta che, così menomato, il calcio sia diventato tutt’altra cosa nell’ottica del tifoso. Azzardando, quasi un altro sport: vissuto con maggior distacco e meno passione, persino se si tratta di un derby, la partita delle partite. Forse non cambierà granché per i calciatori, che alla fine possono addirittura trarre vantaggio dagli spalti desolatamente vuoti: basti pensare ai fischi riversati sui protagonisti quando giocano male, o a quelli riservati alla squadra avversaria, ad ogni calcio d’angolo o punizione, per intimorirla e metterla in soggezione.

Insomma, la differenza tra giocare in casa o in trasferta. Cambia decisamente per lo spettatore, invece, perché privato del suo grande potere: tifare. Sarà ugualmente un derby atteso nella capitale, ma senza dubbio pervaso da malinconia. Benché, e mi fa piacere sottolinearlo, ci sia già qualche giocatore che sta scaldando i motori dei compagni e accendendo la fantasia dei tifosi romanisti: vedi Zaniolo, ancora convalescente ma attesissimo in campo per il match di ritorno, sulla cui pagina Instagram fanno capolino alcuni post dedicati ai derby passati vinti dai giallorossi.

A pensarci bene, in questa occasione si incontreranno in tribuna, per la prima volta, anche il presidente della Lazio e i nuovi proprietari americani, i Friedkin, al loro battesimo nella stracittadina, quando invece sono già trentasei le presenze all’attivo per Lotito. Tornando al campo, sponda romanista, gli occhi dei tifosi davanti allo schermo saranno puntati sui capisaldi della squadra, Džeko e Mkhitaryan, e probabilmente sull’astro nascente Villar che, sfoderando una prestazione convincente dopo l’altra, sta persuadendo anche i più scettici.

Saranno alte, e non potrebbe essere diversamente, anche le aspettative verso Pellegrini: non tanto perché ha aperto le marcature nella sfida contro l’Inter, finita poi 2-2, o per la magia di tacco in Roma-Lazio 3-1 del 2018, quanto per il suo essere considerato un “figlio di Roma”. E si sa, nei derby, certi appellativi, valgono doppio. Con la Roma terza in classifica e la Lazio ottava, in altri tempi, l’aria di derby allo stadio sarebbe stata immortalata per mezzo di coreografie festanti, striscioni significativi o scenografie da cinema. Tutto questo mancherà venerdì sera. E l’unica speranza di scacciare la nostalgia in favore di sorrisi smaglianti, è che a mancare non siano anche i tre punti.

Tenetevi pronti, l’aria di derby si sente già.