Usciamo per un momento dai soliti discorsi: Milan, Juve, Inter, Napoli eccetera. Sono gli argomenti che piacciono di più, a maggior ragione in questi mesi dedicati al calciomercato con la paturnia (eufemismo) di non partecipare nuovamente ai Mondiali. E dopo aver registrato qualche mal di pancia firmato Roberto Mancini, come se si fosse pentito di essere rimasto alla guida dell’Italia: gli manca la quotidianità: il ct ci ha avvertito e lo ha urlato al mondo intero. Come se qualche mese fa, quando aveva deciso di restare, gli avessero detto che avrebbe allenato la Nazionale giorno dopo giorno. Come se l’avesse scoperto all’improvviso, invece è sempre andata così. Ma questo è un altro discorso, di sicuro quella di Mancini non è la storia dell’estate.

Piuttosto la vergogna che avremo di restare a casa per il secondo Mondiale di fila, un’onta incancellabile anche se vincessimo un altro Europeo. L’incredibile storia che ci trascineremo per tutta l’estate riguarda la Salernitana dove Walter Sabatini è fuori dai giochi, non più un dipendente del presidente Iervolino, dopo essere stati dentro un autentico miracolo sportivo. Già, perché la salvezza della Salernitana non può essere definita in modo diverso: un miracolo sportivo non pronosticabile da chicchessia, neanche dal tifoso granata che vive per il club h24 e che va a dormire con la divisa sociale del club come se fosse scolpita sulla pelle.

Sabatini e Iervolino si sono congedati in un torrido pomeriggio di giugno, esattamente giovedì 2, dopo essersi confrontati su alcuni argomenti che hanno portato a una rottura immediata. Tendiamo a escludere, in controtendenza rispetto a quanto detto da alcune fonti, che il divorzio sia maturato per un’operazione. Il discorso è molto più complesso e allargato: Iervolino non aveva gradito, già lo scorso gennaio, gli investimenti sui cartellini che avevano portato a un esborso enorme per le commissioni. In qualche caso l’ingaggio o i soldi spesi per un prestito erano inferiori rispetto a quanto si sarebbe dovuto versare al capitolo “eventuali e varie” (i famosi emolumenti che spettano agli agenti).

In proporzione sarebbe come acquistare un attico e superattico a Piazza Navona, facciamo per 5 milioni, e poi scoprire di doverne pagare 7 di commissioni. Il mal di pancia di Iervolino c’era già stato dopo il mercato di gennaio, molto oneroso e che non aveva immediatamente pagato a livello di classifica. Tutto questo perché erano stati presi alcuni giocatori bravi sì ma un po’ avanti con gli anni e che avrebbero avuto bisogno di tempo – dopo un lungo periodo di inattività – per ritrovare un minimo di condizione. Iervolino aveva abbozzato, non era contento, ma strada facendo si era dovuto arrendere dinanzi all’evidenza dei fatti: il lavoro di Sabatini aveva pagato, quello di Nicola (una scelta del direttore) ancora di più, la Salernitana era riuscita a conquistare una salvezza che definirla miracolosa – senza confondere il sacro con il profano- sembra anche limitativo. Le dichiarazioni di Iervolino sul suo ex dipendente in un’intervista alla “Gazzetta dello Sport” sono di una gravità assoluta. “Mai pagherò certe commissioni. Sabatini si sente da Champions, ma non sa mandare una email e neanche far funzionare un computer”. Frustate.

In una situazione del genere, in cui mantieni la categoria quando tutti pensano a una retrocessione inevitabile, la prima cosa da fare sarebbe quella di prolungare per almeno tre stagioni i contratti dei principali artefici: in questo caso l’allenatore Nicola e il direttore sportivo Sabatini, di gran lunga i protagonisti della Magica Svolta. Nicola aveva da giorni un foglio di carta in mano, scadenza 2024, che avrebbe dovuto soltanto depositare, cosa che ha regolarmente fatto dopo aver speso qualche riflessione. Legatissimo al suo direttore, Nicola ha avuto anche la tentazione di farsi da parte, ma un lunghissimo confronto con Iervolino gli ha restituito le motivazioni, compresa l’adrenalina che accompagna l’indubbia capacità tattica, componenti essenziali per centrare l’obiettivo.

Sabatini no, era già andato via, meglio ancora era stato messo alla porta dalla proprietà. L’aspetto paradossale è che, appena qualche giorno prima, il numero uno del club aveva dichiarato che si sarebbe aspettato dal suo collaboratore qualche importante novità di mercato entro lo scorso fine settimana. Non troppe ore dopo lo ha scaricato. Le commissioni troppo alte, la rivisitazione degli ultimi mesi, il desiderio di trovare una strada economicamente meno impegnativa: sono tutte spiegazioni plausibili, ma dovrà essere Iervolino a raccontare – se lo riterrà opportuno – entrando nei dettagli. In modo che nessuno possa inventare, equivocare o millantare.

Walter Sabatini viene considerato uno dei migliori, se non il migliore, scopritore di talenti. Un fiuto incredibile, l’intuizione figlia della competenza oppure il contrario che è la stessa cosa. Quando un talent-scout fa il direttore, si tratta spesso di un altro mestiere perché deve assumersi responsabilità diverse, l’aspetto caratteriale conta e il rischio di un testacoda va messo abbastanza in preventivo. Non saranno stati questi i motivi dell’addio alla Salernitana, ma sono aspetti che devono essere tenuti in forte considerazione. Fateci caso, le recenti esperienze di Sabatini sono state brevi oppure hanno compreso forti discussioni (vedi Saputo a Bologna) che hanno portato poi all’addio. Lui dice che tornerà presto perché in tanti lo stanno cercando e sinceramente non avevamo alcun tipo di dubbio. La verità è un’altra: l’addio di Sabatini diventerà la storia dell’estate quando il suo rapporto con la Salernitana doveva essere la storia dell’anno. Qualcuno spiegherà, magari ci sarà chi si difenderà, non ha importanza. È l’epilogo che resta, indelebile e logica conseguenza di una tristezza infinita. Semplicemente perché un presidente è costretto a scaricare chi gli ha appena regalato un’impresa con rari precedenti.