Dopo una stagione iniziata con il solito paniere di bei propositi e terminata con il trionfo nel derby, quasi a suggellare i rimpianti per ciò che questa Roma “volubile” poteva fare e non ha fatto, la voglia di stilare bilanci lascia spazio a quella di resettare tutto. Ricominciando daccapo. Il prossimo anno, in primo luogo, la maggior parte dei tifosi vorrebbe vedere in campo tutta un’altra Roma.

“Succederà”, sentenzieranno alcuni di voi, galvanizzati dall’avvento di Mourinho in panchina, che sembra aver già lenito le sanguinose ferite inferte, qua e là, dalle cocenti delusioni della stagione appena conclusa. A costo di apparire impopolari, permetteteci invece di predicare un po’ di cautela.

Che Mourinho rappresenti per la piazza, non solo una ventata di aria fresca, ma pure di rinnovata ambizione, è fuori discussione. Allo stesso modo, che il tecnico portoghese sia ciò di cui la mentalità dell’ambiente e dei giocatori aveva maledettamente bisogno, è indubbio. Ma proprio come i suoi predecessori, nemmeno lo Special One, a dispetto di un palmarès ricco di successi e trofei, possiede la bacchetta magica. Non sarà un compito agevole il suo, prendiamone atto subito. Specialmente se, oltre all’allenatore, non si provvederà a cambiare molte altre cose. L’equazione è non solo semplice, ma vecchia come il mondo: in una società che culla progetti ambiziosi, non basta un grande allenatore se poi la squadra messa a sua disposizione non è di livello adeguato, esattamente come una squadra di ottima caratura rischia di non emergere, se la guida tecnica viene affidata ad un allenatore mediocre.

Prima di tutto, servirebbe la capacità di mantenere una certa intensità agonistica per i canonici novanta minuti, anziché per una sola frazione di gioco. Servirebbe poi un po’ di sapienza tattica, imparando a tenere alta la concentrazione e a mostrarsi con il coltello tra i denti, sia quando si tratti di difendere un risultato, sia quando si debba cercare il gol per riagguantare le sorti di un match.

In altre parole, occorrono ardore, abnegazione e tigna come se fossero tutte sfide di Champions League da vincere ad ogni costo. Un altro aspetto fondamentale ai fini di prestazioni più convincenti, è dato dagli allenamenti. Durante i quali, l’obiettivo prefissato per la stagione, non andrebbe mai perso di vista. A maggior ragione sarà così nella prossima annata. È chiaro anche ad un bambino, infatti, che riconquistare un posto in Champions sarà ancora più arduo con Inter, Atalanta, Juventus e Milan che si contenderanno, più agguerriti che mai, i primi quattro posti in graduatoria.

Per tacere del Napoli, fuori dalla massima competizione europea per un soffio, o della Lazio, che in un modo o nell’altro riesce sempre a ritagliarsi il proprio spazio. Sarà una stagione in cui la Roma dovrà far leva sul “vantaggio” di poter rivolgere le proprie attenzioni principalmente al campionato e alla Coppa Italia (sulla Conference League, al suo battesimo, c’è poco da dire). Per un torneo dal sapore diverso, servirà un gruppo coeso, anzi, serrato, in cui non devono trovare spazio frizioni tra giocatori, tecnico e società. E nell’eventualità che ve ne fossero, non dovrebbero trapelare all’esterno, ma restare confinate tra le mura di Trigoria. I panni sporchi si lavano in casa.

Come fanno le grandi società, insomma, certificando un’autorevolezza che s’impone categoricamente sulla fuga incontrollata di notizie, sulle quali, invece, dovrebbe essere mantenuto il massimo riserbo. Ci vorrà una difesa più solida, un centrocampo più padrone del gioco ed un attacco più incisivo. E per finire, ma non perché meno importante, un pubblico sugli spalti. Perché tanti risultati, la scorsa stagione, sono sicuramente sfumati anche per la desolante assenza del tifo. Che a Roma è diverso da qualsiasi altra piazza. Il tifo giallorosso ha davvero pochi rivali, e chiunque, a ragion veduta, trovandosi al suo cospetto ne trae forza o scoramento, a seconda dei casi.

La Roma che vorrei, che tutti vorremmo, dovrebbe ardere dal desiderio di tornare protagonista per alzare finalmente, dopo tanti (troppi!) anni, il trofeo della rinascita.