Buffon, Cuadrado, Bonucci, de Ligt, Alex Sandro, Ramsey, Bentancur, Matuidi, Douglas Costa, Dybala, Ronaldo.

Lo so che non conosciamo neanche la data in cui si giocherà, quale semifinale si svolgerà per prima (anche se ormai dovremmo esserci: Juve-Milan si dovrebbe giocare venerdì 12 giugno), a momenti non ricordiamo neanche il risultato dell’andata e ovviamente non possiamo prevedere con otto o nove giorni d’anticipo quali giocatori saranno in campo, dopo mesi che non si gioca. Ma oggi Tuttosport ha dato la sua probabile formazione per Juventus-Milan, scrivendo quegli undici cognomi uno dopo l’altro, e per la prima volta ho capito che ci siamo davvero.

Premessa: non sono tra coloro già in clima campionato da settimane, tra chi è diventato un appassionato di torneo bielorusso, quando tutto il resto era chiuso, o di Bundesliga, ora che man mano ricominciano quasi tutti. Non ho visto mezza partita, gli stadi vuoti non mi attraggono, questo mini torneo in cui si gioca ogni tre giorni, dopo tre mesi di pausa, pur se ovviamente molto più sensato rispetto alle deliranti idee di playoff o di algoritmi bizzarri, non mi suscita particolare emozione.

Eppure leggere la formazione della Juve mi ha colpito. Perché, come la madeleine di Proust, mi ha improvvisamente fatto ricordare tutto. A partire da quella Juve che a febbraio, in trasferta, gioca proprio male: a Milano, all’andata, facciamo una partitaccia, salvata all’ultimo minuto da una rovesciata di Ronaldo e un braccio largo di Calabria. In quel mese perdiamo stupidamente a Verona, vinciamo di misura a Ferrara e poi, come dimenticarla, la disfatta di Lione, in cui fatichiamo a tirare in porta e nel primo tempo rischiamo di subire ben più di quel gol di scarto che già rende complicatissimo il ritorno di Champions, ora previsto per agosto inoltrato.

Certo, poi c’è stata Juve-Inter, a noi rimane negli occhi quella, con un paio di parate di Szczesny, il gol di Ramsey, quello fantastico di Dybala, un paio di tiri di Ronaldo usciti di pochi centimetri, insomma abbiamo nella memoria una partita da vera Juve, ma a febbraio i segnali preoccupanti non mancavano e chissà quale versione vedremo alla ripresa, se quella fiacca e senza idee di Lione o quella brillante e divertente dell’otto marzo contro l’Inter.

E mi è tornato in mente tutto il resto: la voglia di capire se Ramsey è in crescita, se Bentancur è davvero un titolare della Juve, se può fare addirittura il nostro centrale al posto di Pjanic. Pjanic, ecco. Anche qui nei nostri ricordi contano le ultime partite: per questo, Miralem è considerato da tanti un panchinaro, uno che non ha futuro anche in queste dodici partite, eppure, se la memoria andasse un po’ più indietro, ci ricorderemmo di quante volte abbiamo pensato che stesse per diventare il fulcro della Juve di Sarri. Che Pjanic sarà?

Scorro quella formazione e vedo de Ligt, dominatore a marzo contro la fortissima coppia di attaccanti interisti, Cuadrado terzino d’assalto, il rientro di Matuidi per un Rabiot a Lione davvero troppo spento per essere vero, o meglio, se è quello vero – e spero e credo vivamente di no – mi sa che ci saluteremo presto, fino ai tre davanti. Leggo di Douglas Costa e ne sono felice, vuol dire che siamo in uno di quei periodi in cui il fenomeno – perché questo è, un fenomeno – sta bene e me n’ero quasi dimenticato.

E poi le polemiche, sì, improvvisamente mi ricordo tutto, dall’Inter che non voleva il rinvio al giorno dopo perché sarebbe stato un indebito favore alla Juventus, perché si accumulavano i recuperi, per tutelare i diritti Rai sulla Coppa Italia (?) e chissà per quali altri motivi e rieccoci qui, con l’Inter che vuole anticipare la propria partita, sennò quasi quasi si manda la Primavera. Sì, non sono tra gli appassionati di campionato bielorusso, tra i patiti di Hertha-Hannover, ma adesso mi è tornato tutto in mente e non vedo l’ora di rivedere la Juve di questa stagione, che mi deve ancora tante risposte.

Buffon, Cuadrado, Bonucci, de Ligt, Alex Sandro, Ramsey, Bentancur, Matuidi, Douglas Costa, Dybala, Ronaldo. Non so se giocherete effettivamente voi. Ma sappiate che un brivido, il primo dopo troppi mesi, me lo avete già regalato.