Prima di tutto voglio darvi una notizia importante, che – correggetemi se me la sono persa – i giornali non hanno riportato: la Juventus ha eliminato l’Inter dalla Coppa Italia.

Voi avrete letto altro. I veleni, le telecamere dedicate (sob!), le provocazioni, le trappole, gli agguati, le minacce fisiche, i contatti illeciti con giocatori avversari, insomma, a voi hanno raccontato una sorta di attentato, ma fidatevi di me e leggetemi prima che mi censurino: si è giocata la partita ed è passata la Juve!

Anzi, ve la voglio raccontare, ma fate presto a leggere, magari salvatevelo in qualche cartella crittata, perché un articolo che parla di calcio in questi giorni non è consentito: se potete non diffondetelo, rischiate di farmi finire nei guai.

Allora, l’Inter deve fare due gol, sennò è fuori: gioca con i titolari più Eriksen al posto di Vidal. La Juve tiene fuori Szczesny, la premiata ditta Bonucci-Chiellini, Chiesa, i malandati Arthur e Morata oltre al desaparecido Dybala, che speriamo di rivedere a breve, perché come andrà questa stagione dipende in gran parte da lui: immaginate questa Juve con un Paulino vero in più da qui a maggio. E immaginatela senza, con i soli Alvaro e Kulusevski a darsi il cambio accanto all’insostituibile (ma non più giovanissimo) Ronaldo.

Insomma, mi spiace avervi già detto chi è passato, ma vi devo il racconto del match: i nerazzurri partono forte, noi perdiamo palla, loro pressano, ci sono un paio di mischie in area, di tiri respinti, Lukaku con petto o braccio mette fuori a pochi metri dal portiere. È esattamente la partita che immaginavo: Conte vuole fare subito un gol per poi giocarsela a viso aperto con una Juve a quel punto impaurita. Bisogna resistere in questi minuti, perché loro stanno spendendo molte energie e se non segnano potrebbero perdere la carica con cui sono partiti. Chiedono un rigore surreale con una veemenza che meriterebbe di essere mostrate per cause migliori: Barella è a tre metri, vede benissimo, e si sbraccia come se non avessero visto un rigore tipo quello di Castellazzi su Marchisio (che in effetti non videro); Conte è a 40 metri, non ha visto nulla ma perde le staffe, va dal quarto uomo, non si capacita di quanto accaduto. Tutto questo dopo una decina di minuti per un calcetto di Lautaro finito in misura eguale su Bernardeschi e su una zolla. Ha la peggio la seconda, che in effetti vola non si sa dove. Ammoniscono Darmian per una brutta entrata (solite proteste) e per noi Alex Sandro, che non pare in grado di fermare con le buone lo scatenato Hakimi. La cosa strana è che, dopo il giallo, il brasiliano crescerà di minuto in minuto, mentre il marocchino tenderà a incidere sempre meno.

La Juve comincia a uscire e a rendersi pericolosa, Ronaldo crea apprensione come sempre e un giorno capiremo cosa voglia dire avere un giocatore che, in qualunque tipo di giornata sia, tiene concentrati due o tre difensori solo su di lui. Nella ripresa l’Inter ha una chance con Hakimi, ma de Ligt controlla perfettamente Lukaku, Demiral è strepitoso in ogni intervento, pian piano risaliamo, loro si fermano un po’ e Cristiano, ancora lui, rischia di segnare in un paio di occasioni. Pirlo, tra le tante ottime idee della serata, ha anche quella di inserire un fresco Chiellini per aiutare i suoi due splendidi futuri eredi, presumibilmente a corto d’ossigeno.

Non rischiamo più, finisce 0-0, Handanovic è tra i migliori in campo, Buffon totalmente inoperoso, la qualificazione non è mai in discussione ma qui, al fischio finale, finiscono i complimenti dei media sportivi alla Juventus di Andrea Pirlo, allenatore esordiente che dopo il passaggio del turno in Champions (cosa non da tutti, comunque) e la vittoria del primo trofeo, conquista la finale meritatamente, nonostante qualche assenza importante. Con alcune mosse importanti, con la calma dei forti.

E io, vedendo che tutto questo non era ancora stato raccontato, volevo con tutto il cuore che almeno voi lo sapeste.