Tra le varie richieste di regali scritte proprio qui la settimana scorsa, alcune sono state già esaudite, sul campo e sul modo di raccontare le vicende giudiziarie: la Juve ha vinto, tutto sommato comodamente, le due partite di fine anno; quanto al secondo ambito, finalmente le novità sul fronte plusvalenze – stavolta però riferite ad altre squadre – vengono raccontate con i toni giusti.

Tra Bologna, Cagliari e diverse altre partite di questa stagione in cui fatichiamo a decollare, c’è un gigantesco fattore comune: la difficoltà di chiudere le partite, unita a un brusco calo di concentrazione che talvolta costa dei punti sanguinosi e altre volte no per caso, per bravura di qualche singolo o per errori individuali altrui.

Venezia non è dunque bastata a tenere alta l’attenzione per tutti i 90 minuti. Sia chiaro, a Bologna la Juve ha fatto più che dignitosamente il suo: si tratta di un campo difficile, dove vincere non è scontato per chiunque. Non ricordo tiri avversari pericolosi, ma un inizio di secondo tempo traballante – fino al rassicurante 2-0 – sì, con difficoltà a uscire dalla pressione avversaria e a rendersi pericolosi, diversi calci piazzati per i rivali, insomma situazioni potenzialmente pericolose, dimenticate dopo il raddoppio, a seguito del quale non abbiamo più rischiato praticamente nulla. Con il Cagliari il dominio è stato ovviamente ancora superiore ma, ecco la colpa più grave, i rischi nettamente maggiori: il clamoroso errore sotto porta di Dalbert (dopo la dormita collettiva della nostra difesa) e il miracolo di Szczesny su Joao Pedro hanno fortunatamente anticipato il ritorno alla rete della tranquillità di Bernardeschi. Proprio lui, con il primo marcatore Kean, l’uomo dell’assist Kulusevski e appunto il portiere polacco –  si tratta di quattro giocatori che non sempre hanno dimostrato di sfruttare appieno le proprie potenzialità, in alcuni casi devastanti, in altre più normali – è stato dunque l’eroe di giornata, salutato anche dagli applausi di uno Stadium che, pur più vuoto che mai, dimostra di non avere pregiudizi e di essere pronto ad applaudire chi sta faticosamente provando a uscire da un lungo periodo decisamente deludente.

Difficile fare previsioni su che Juve troveremo al rientro, in quel complicatissimo tour de force che ci aspetta da inizio gennaio: se da un lato la squadra continua a mostrare le preoccupanti amnesie sopra citate, dall’altro va sottolineata la ritrovata continuità di risultati, l’aggiustamento della fase difensiva e – che non sia mai un alibi, ma sarebbe stupido evadere totalmente il tema – l’importanza di ritrovare giocatori come Dybala, Chiesa, Chiellini e Danilo, visti a sprazzi in questa prima fase di stagione.

Avevo poi chiesto a Babbo Natale, sperando poco in un suo riscontro sul tema, un diverso modo di raccontare le questioni giudiziarie: basta con stralci di intercettazioni ben selezionati dall’accusa buttati lì come fossero prove inconfutabili, sentenze di condanna anticipata, perfino conversazioni private irrilevanti acquisite non si sa come. Ebbene, solo una settimana dopo, quando l’acquisizione di documenti ha riguardato l’Inter, le mie richieste sono state esaudite: la notizia viene data con il giusto spazio, senza sovrastare le altre news, non si parla di “terremoto”, non siamo invasi dai “cosa rischia l’Inter” con toni drammatici, si riporta correttamente la reazione del club: insomma, si riporta la notizia e poi si vedrà. E sia chiaro, il modo giusto di operare è questo, cerchiamo di non diventare come coloro che diciamo di non apprezzare, garantisti quando tocca a loro e giustizialisti selvaggi in tutti gli altri casi.

L’ultima richiesta, solo per evitare equivoci, è dunque questa: continuiamo su questa strada, caro Babbo Natale. Però sempre, perfino quando tocca alla Juve.