Quante volte se la sono passata? Provo a rivivere mentalmente lo scambio, vissuto in diretta con incredulità, ma per essere certo del numero di passaggi mi serve rivederlo online: la toccano 8 volte, in mezzo c’è solo un tocco di un loro compagno, per il resto sono loro due, Paulo e Gonzalo, che giocano come se non ci fossero gli avversari, se la scambiano fino al bellissimo gol del secondo e andiamo in vantaggio così.

Ora, è vero che la Rai ha tenuto a farci capire più volte che gli avversari erano rimasti nel tunnel, che non era la vera Udinese, che insomma la nota regola del tragicomico contesto che accompagna da anni il calcio italiano – se la Juve perde o pareggia, aria di crisi; se vince di misura, ci si chiede dov’è il gioco; se vince nettamente, è grazie all’avversario che è rimasto a casa – era stata rispettata anche in questa occasione, però, ingenui come siamo, quella giocata ce la siamo goduta lo stesso.

È una serata poco sofferta, non la più importante della stagione, ha qualcosa di speciale.
Perché dopo il 2-0 su rigore arriva il consueto gol annullato per un alluce di de Ligt in probabile offside (ora il fallimento è conclamato: può valere 75 milioni un difensore che ha un alluce di quelle dimensioni?) e poi Dybala fa il gol alla Del Piero, anche se da sinistra, e Alex su twitter glielo fa notare, Dybala risponde che è merito della fascia e del numero 10, la Juve dal suo account ufficiale interviene per dire “ecco dove l’avevamo già visto”, insomma esattamente, se la vita fosse perfetta, come tutto dovrebbe andare ogni santo giorno, tra prodezze, sorrisi, ricordi e orgoglio per la propria storia, provando a non prendersi troppo sul serio.

Può bastare? No, perché non ha segnato Douglas Costa, appena rientrato dopo l’ennesimo infortunio e quindi quando viene assegnato un altro rigore, siccome la perfezione della serata deve essere assoluta, Dybala e Higuain rinunciano a un’altra grande occasione e lasciano l’opportunità a lui, che ne ha più bisogno. Così scopriamo che Douglas Costa sa segnare anche in questo modo, da fermo e senza dribblare prima mezza squadra avversaria.
Ma non è sufficiente, in quanto c’è da risollevare il morale dello sfortunatissimo Pjaca, alle prese con mille infortuni mentre la carriera stava per sbocciare, finalmente tornato tra i convocati ma relegato tristemente (e inevitabilmente) in panchina. In una serata così, poteva non esserci il lieto fine anche qui? Ovviamente no e il croato si fa un bel quarto d’ora di calcio, come non gli accadeva da troppo tempo, tornando così a sentirsi un giocatore vero.

Ma le serate magiche devono esserlo fino in fondo, anche dopo la partita, e Sarri azzecca le frasi giuste su Ronaldo – affermando che gli rode ci sia qualcuno che ha un pallone d’oro più di lui -, su Dybala, che un giorno potrà lottare per quel premio anche lui e, perfino, in risposta alla geniale domanda di Civoli, il quale a stagione iniziata da 5 mesi ritiene utile ricordargli che Paulo e Gonzalo d’estate erano sul mercato e che se le cose fossero andate in un certo modo quegli scambi visti durante la partita non ci sarebbero mai stati, così Sarri gli risponde rapido e brillante nell’unico modo possibile, sottolineando cioè che gli è stato sempre insegnato dalla cara nonna di non rispondere alle domande che cominciano con “se”, spesso prive di senso.

Arriveranno serate complicate, lo sappiamo bene. Ma teniamoci strette le serate così, in cui tutto, ma proprio tutto, va esattamente come deve andare. Anche se, non dimenticatelo, questa non era la vera Udinese.