La Supercoppa è infida, perché vincerla non ti dà chissà quale gioia ma perderla ti procura comunque un fastidio. In generale, credo che noi juventini abbiamo un problema nel vedere esultare gli altri di fronte a noi: siamo ahimè abituati nelle finali europee (spesso dopo esserci scontrati con squadre superiori), molto meno in Italia. Per questo, quando il Napoli, la Lazio e il Milan ci hanno superato (ai rigori o all’ultimo minuto), c’è spiaciuto perderla più di quanto ci avrebbe fatto godere vincerla.

Sono anche anni particolari, certo, non capiterà mai più di vincere 8 scudetti di fila: arriveranno tempi di magra e la Supercoppa tornerà ad avere un ruolo più importante anche per noi, come inebriante fu la Coppa Italia vinta con Galia capace di espugnare San Siro, quando quello era lo stadio degli invincibili rossoneri e noi nulla più di una outsider di lusso.

Così, per scrivere un articolo sull’attesa di questo Lazio-Juventus, devo andare a rivedere gli highlights dell’anno scorso: ricordavo il gol di Ronaldo, certo, saltato di testa forse non 2.56 metri come l’altro giorno ma comunque decisivo anche lì – è una strana lunga crisi, la sua, visto che poi quando vai a rivedere i momenti chiavi della stagione è sempre fondamentale – ma per esempio non le discese di Cancelo e Douglas Costa, le tante occasioni sprecate fino alla traversa di Cutrone, primo (e tutto sommato unico) vero spavento della serata. Era gennaio e, senza saperlo ancora, stavamo per affrontare 5 mesi tra i più surreali della nostra storia da tifosi, con Supercoppa in bacheca, scudetto sostanzialmente vinto quand’era ancora inverno eppure una fatica tremenda a guardare ogni partita, sapendo già che alla fine avremmo dovuto combattere con fratelli di fede insoddisfatti del gioco, stanchi di scudetti, furiosi perfino dopo un definitivo 0-1 a Napoli perché “abbiamo perso a Madrid e anche oggi ci hanno messo sotto, non c’è da festeggiare”. Ok, voi fate come volete, ma io me la godo lo stesso.

Così siamo all’avvio di un nuovo ciclo e, ecco un vero stimolo, c’è la possibilità di vincere il primo trofeo con il nuovo allenatore. Potrebbe bastare, per avere davvero voglia di trionfare, ma se proprio servissero altre motivazioni, potremmo essere d’aiuto ricordando la recente sconfitta dell’Olimpico proprio contro la Lazio, senza dimenticare nulla di quella sera: il primo tempo giocato (quasi tutto) in modo splendido, il secondo in calo e soprattutto con quel finale da dimenticare, in dieci, imbucati troppo spesso e in maniera troppo ingenua dalla squadra che, se in palla come ora, sa ripartire meglio di qualunque altra in Italia.

Serve altro? Ok, è un’altra grande occasione per Dybala per confermare ancora una volta che razza di periodo fantastico stia vivendo, come attestato dalla nostra reazione non sorpresa ma semplicemente compiaciuta per un gol fenomenale, difficilissimo, voluto e indirizzato al volo all’angolino con rimbalzo del pallone prima di entrare, perché il pallone sarebbe potuto entrare solo lì, in quel modo e quindi Paulo aveva deciso così.

Se invece serve sorridere un po’, per rendere l’attesa più leggera, consiglio ai nostri giocatori e soprattutto al declinante Ronaldo un giro sui social, per godersi la straordinaria carrellata di stacchi e colpi di testa tesi a dimostrare che Cristiano non va elogiato, perché tutti da sempre saltano in quel modo, è normalissimo, lo faceva perfino quel giocatore della Nigeria (mi è arrivata sul serio una bella foto di Nigeria-Argentina, tra le tante di Materazzi, Pruzzo e compagnia) e, se proprio devo dirvelo, pure io al liceo saltavo così, prima di infortunarmi al ginocchio.

E allora vedete voi se farlo per la rivincita del Lazio-Juve di qualche settimana fa, per il primo trofeo di Sarri, un’altra conferma di Dybala o per regalarci altre settimane di divertimento come questa esilarante ricerca di elevazioni da record che sta contagiando mezza Italia. Ma è il primo trofeo stagionale e, importante o meno che sia, è già ora di portare un’altra coppa al museo della Juve. Che è già bello pieno, sia chiaro, ma ha sempre spazio per nuovi abitanti.