L’unico antidoto alla noia di questi giorni – in cui, come ogni pausa per la nazionale, la Juve pare stia acquistando una dozzina di giocatori – è rivedere all’infinito il gol di Cuadrado all’ultimo istante, quando ormai non ci credevamo più: rivedere Locatelli che si inserisce, si allarga, appoggia al Panita, questo punta l’uomo e sappiamo tutti cosa farà, lo sa anche il difensore ma siamo tutti perfettamente consci che Juan riuscirà a superarlo e infatti lo fa, solo che adesso è praticamente sulla linea di fondo, al centro dell’area non vedo grandi soluzioni, forse va bene conquistare un angolo e invece no, perché lui tira e la mette in uno spazio che non esiste e solo il replay ci permetterà di capire che ci ha aiutato anche l’aiuto divino di un difensore viola e del portiere che non riesce a coprire il primo palo. Uno a zero, folle esultanza allo stadium, urla a casa mia, social bianconeri invece divisi a metà tra chi esulta come noi umili allo stadio o sul mio divano e quella ormai folta pletora di tifosi pseudo opinionisti che invece di gioire per una vittoria importante, sofferta e inaspettata, preferisce spiegarci che non c’è nulla di cui godere, se si gioca male e si vince all’ultimo secondo. Chiedo scusa, allora, e me ne torno per i fatti miei a riguardare quel gol, commentato in ogni lingua e rivisto dalle varie angolazioni (ci sono anche un paio di belle immagini dallo stadio, dove i tifosi ingenuamente esultano impazziti per la vittoria finale, invece di amareggiarsi per una partita non esaltante).

Esauriti tutti i possibili video, mi aiuta a passare queste giornate infinite la surreale vicenda Chiellini, attaccato da tutta Italia, compresa, ovviamente, una parte di tifosi juventini; sennò che gusto c’è?

I fatti, intanto: come noto Giorgione, che ha dovuto effettivamente saltare gran parte delle partite più importanti della Juve di questi ultimi anni e vinto trionfalmente l’Europeo con gli azzurri, salta con Bonucci Juventus-Fiorentina, poi disputata in modo super da de Ligt (e dignitoso da Rugani). Ce ne dimenticheremmo presto, dunque, se non fosse per la chiamata in nazionale, cui i nostri due eroi di mille battaglie rispondono con il consueto entusiasmo.

Parallelamente, troviamo da questo momento due fazioni, con noi nel mezzo a osservare: gli antijuventini, inutile specificarlo, credono che i due alla fine non giocheranno per risparmiarsi in vista dei prossimi impegni bianconeri; una parte di nostri fratelli di tifo, invece, afferma che hanno saltato l’impegno con la Juve volontariamente proprio al fine di giocare nella loro amata nazionale. Il colpo di scena, però, è dietro l’angolo, perché Bonucci rimane e stringerà i denti (proprio come fa costantemente nella Juve da una decina d’anni) mentre Chiello non riesce a recuperare e torna a Torino indisponibile (come accade, ahinoi e ahilui, frequentemente da un bel po’). Le due fazioni si trovano dunque spiazzate: i primi possono consolarsi con l’assenza di Giorgio, per dire che l’avevano detto, che qualcuno avrebbe saltato la sfida con la Svizzera (“ma vedrete che giocherà contro la Lazio!”), ai secondi rimane invece lo sforzo di Bonucci (“ma come, sabato non riusciva a giocare e venerdì è già perfettamente disponibile? E comunque Chiellini andando lì ad allenarsi avrà aggravato la propria situazione…”).

Ora, premesso che, se potessi scegliere, anche io preferirei che si dedicassero solo alla Juve, la polemica è ovviamente surreale e non può intrattenerci per troppi giorni. Ci aiuta dunque ancora Giorgione, esponendosi in favore della Superlega e del fascino di certe partite che tutti vorremmo vedere di più. Concetto elementare, perfino ovvio, che però da noi viene trattato come folle, quasi delinquenziale: “ma così sparirebbero i campionati nazionali!”, ci dicono, e lì capisci che la discussione non può proseguire, visto che gli interlocutori non hanno ancora la pallida idea di cosa si stia parlando, visto che i singoli tornei resterebbero vivi e interessanti esattamente come ora.

Insomma, come avrete capito qui ci si diverte un mondo, e ci restano ancora dieci giorni prima di rivedere la Juve. Dieci giorni di trattative più o meno inventate, di Pogba che ritorna, di Vlahovic e altri attaccanti che arrivano, di Ramsey che non si sa bene perché dovrebbe andarsene gratis rinunciando a diversi milioni, di Dybala che firma (e prima o poi firmerà davvero, si spera) e così via. Fino alla prossima polemica, che conoscendo il contesto che ci circonda non dovrebbe farsi attendere più di qualche giorno.