Mentre Chiesa e Morata segnano e trascinano le loro nazionali ai quarti (non male il quartetto con Dybala e Ronaldo, no?), ma ovviamente per i soliti noti non è merito loro, anzi, a quanto pare questo l’Europeo attesta l’annus horribilis di CR7 – due trofei, capocannoniere in Italia e nella manifestazione continentale simbolo del suo fallimento-, arriva finalmente il 30 giugno.

Si tratta di un giorno importante, nel calcio in generale e per la Juve in particolare. Rappresenta la fine formale della stagione, dei contratti, la vigilia di un nuovo inizio, perché domani comincia la stagione 2021-22. Primo atto la presentazione ufficiale della nuova area sportiva con il presidente Agnelli.

Addio Paratici, questo lo sappiamo già. Da stasera capitan Chiellini non sarà più legato ufficialmente alla Juventus: è una formalità, lo sappiamo, perché Giorgio e la società decideranno insieme a fine Europei, ma fa comunque un certo effetto. Il giorno in cui salutiamo definitivamente un’annata strana, difficile da giudicare, talvolta a un passo dal classico crollo di fine ciclo ma conclusa come sappiamo, con quei due trofei e l’esilarante rete di Faraoni a Napoli che non è ancora andata giù a qualche neutrale commentatore del servizio pubblico.

Primo luglio, stagione nuova, vita nuova.

L’era di Arrivabene e di Cherubini promosso al posto di Paratici: una Juve diversa già nelle strategie, perché il 30 giugno un tempo era anche il giorno finale per realizzare plusvalenze con cessioni dolorose o scambi più o meno significativi, mentre oggi la società accetta qualche dato più negativo pur di non impegnarsi in operazioni sanguinose che poi restano sul groppone per anni.

L’inizio dell’Allegri bis, anche se ci pare di averne già vissuti diversi. Quello preso a insulti al suo arrivo, il trionfatore della prima stagione conclusa a un passo dalla leggenda, l’”incapace” dell’inizio della prima parte del secondo anno vissuta da decimo in classifica (“il primo anno ha vinto solo perché ha ereditato la squadra di Conte, appena ha dovuto ricostruirla lui siamo decimi…”), l’eroe della rimonta più incredibile e sottovalutata di sempre, il protagonista del sogno Cardiff poi diventato incubo, per non dire degli ultimi due anni con lo scudetto vinto al fotofinish nella serata della paura e della gioia a San Siro e l’altro conquistato forse addirittura troppo facilmente, così parte del popolo bianconero (e degli opinionisti non bianconeri) si stufa e si chiede dove sia il bel gioco, dove sia la Champions. E c’è stato anche l’Allegri degli anni in cui non c’era, quello rimpianto, quello del “però era importante avere un allenatore come lui, capace di vincere e sdrammatizzare”, perché lo sapete come va la vita, certe cose le apprezzi solo quando non le hai più.

Crescono l’attesa per la sua presentazione e la voglia di vederlo all’opera, di ascoltarne le idee, di capire che tipo di Juve abbia in mente, se più propositiva o blindata in modo più sicuro, ovviamente partendo dall’equilibrio, perché certe convinzioni le conosciamo bene.

1 luglio, il giorno in cui Ronaldo e Dybala entrano nel loro ultimo anno di contratto. Detto così non è il massimo, la Juve lo sa bene e per questo ragiona da tempo sul destino di entrambi: Cr7 dipende da lui, come si dice da tempo. Se vuole andare via e porta l’offerta non puoi trattenerlo, esattamente come accadde al Real. Se resta, ci toccherà tenerci il capocannoniere del campionato. La situazione Dybala è più complessa: la Juve vuole rinnovarlo, lui vuole firmare, però siamo sempre lì, agli incontri con l’agente “la prossima settimana”, all’offerta da nove o da dieci, alla richiesta da dodici, insomma le volontà paiono esserci ma devono incontrarsi. Deve accadere, perché tenere Paulino all’ultimo anno, senza rinnovo, sarebbe un autogol: meglio scambiarlo con un altro giocatore utile, a quel punto. Impossibile pensare di farlo partire a zero, con un’ultima stagione da separati in casa. E alla Juve, a occhio, non verrebbero fatti i complimenti spettati invece al Milan, premiato da critica e stampa per l’abilità di fare partire Donnarumma a zero (“non hanno ceduto al procuratore, bravi”).

E poi l’attesa infinita per Locatelli, la curiosità di capire la nuova difesa, la voglia di sognare un altro nome importante anche se abbiamo capito che non ci aspetta un mercato scoppiettante: i soldi sono pochi per tutti e non sappiamo neanche se davvero sarà una stagione con il pubblico allo stadio e la conseguente reale ripartenza economica.

Allegri, Cherubini, Arrivabene, Ronaldo, Dybala, Locatelli. Finalmente, dopo un mese di nulla, stiamo per scoprire tutto. Perché domani è il primo luglio, il giorno in cui la Juve entra nella stagione 2021-22. Con due trofei in più in bacheca e la voglia di tornare presto al nostro posto, con gli altri che ci guardano dal basso.