Il contesto che ci circonda è piuttosto prevedibile e in effetti Ronaldo ha impiegato meno di una settimana per tornare una leggenda del calcio, dopo una interruzione di tre anni trascorsi come peso tecnico e commerciale di una squadra: al termine di intere stagioni passate a dibattere con chi riteneva, in modo un po’ strumentale, il portoghese un problema per la Juve, già da ieri mi sono trovato a dovere rispondere agli stessi che stavolta mi chiedevano “come farete senza i sicuri 30 gol a stagione di Cristiano?”.
Tutto previsto ma la sua parabola non ci riguarda più, quindi passiamo oltre, con quel mix di riconoscenza e indifferenza che accompagna ai miei occhi le vicende di ogni giocatore partito dalla Juventus (valeva per Zidane, vale per Cr7).

Veniamo a noi, dunque, anche perché la partenza non è stata proprio di quelle indimenticabili: se con l’Udinese abbiamo tutti pensato a un bizzarro incidente di percorso, con l’Empoli abbiamo cominciato a spaventarci un po’. Siamo ad agosto, lo so bene, loro correvano più di noi, siamo ancora senza elementi in ogni zona del campo, la formazione appariva sperimentale con giocatori fuori ruolo o condizione, ma il senso di impotenza visto dopo il gol preso va comunque considerato un campanello d’allarme, tanto più se unito alla classifica, che potrebbe ragionevolmente peggiorare sabato prossimo.

Si andrà a Napoli, infatti, campo sempre durissimo ma missione ancora più difficile se sai già che ti mancherà la folta (e importante) schiera di sudamericani: se volete capire bene, ancora una volta, il già citato contesto, provate a immaginare la situazione all’inverso, con l’anticipo il sabato alle 18 quando i nostri arriveranno probabilmente in giornata dopo diverse ore di volo. Se dal giorno dei calendari sentiamo lamenti da quelle parti per la verosimile assenza del solo Osimhen nella partita di ritorno, a gennaio, per la Coppa d’Africa, proviamo a immaginare cosa starebbe accadendo (che editoriali indignati sul campionato falsato farebbe qualche giornale sportivo e non attento a quei lidi) all’inverso, con l’assenza già certa di 5-6 titolari dei nostri avversari.

Altre stranezze, sempre per ricordarci chi ci racconta il calcio: avevo già raccontato in questo sito di come, subito prima dell’inizio del torneo, fossi sobbalzato di fronte al titolo del più letto giornale sportivo italiano che parlava di Juventus super favorita del campionato. Provai a ribattere che una squadra arrivata quarta per miracolo e lì per lì con zero acquisti – allenatore a parte – non potesse mai essere considerata così nettamente davanti alle altre, a meno di volerla mettere di fronte al solito bivio “vittoria scontata, quasi dovuta, o fallimento”. Come spesso accade da qualche anno a questa parte, mi ero trovato a discutere non solo con media e antijuventini assortiti, ma anche con diversi fratelli di tifo, da tempo pronti a sostenere quasi al buio qualunque tesi delirante provenga da chi non ci ama pur di manifestare la propria eterna insoddisfazione: “maniavantista” che non sei altro, smettila di avere sempre paura e mostrarti prudente.

Inutile sottolineare che anche qui il cambio di rotta è arrivato persino prima del previsto già alla seconda giornata. Ed è vero che nel momento dell’articolo avevamo ancora i 30 gol annui di Cristiano (che era un problema ma non lo era, insomma non so più come la pensassero) sostituito dal giovane talentuoso ma ancora discontinuo Kean, però non era arrivato neanche il buon Locatelli, innesto molto quotato per rinforzare un centrocampo da troppo tempo non all’altezza e soprattutto come si fa in pochi giorni, sullo stesso giornale, a passare da super favorita a “squadra piena di difetti”?

Nulla cambia intorno a noi, molto deve cambiare nella squadra perché, a fronte di un mercato in qualche modo al risparmio, per riportare ragionevolezza sui costi in anni di inaspettata e clamorosa recessione planetaria, la squadra non è certo quella fiacca e prevedibile vista con l’Empoli: poter scegliere davanti tra Chiesa, Dybala, Morata, Kean, Kulusevski e Cuadrado, non giustifica in alcun modo un prosieguo di stagione non all’altezza. Non saremo la Juve degli ultimi dieci anni, ma di certo non siamo così staccati dalle squadre (più che meritatamente) al comando.

Forza, allora, e svegliamoci presto, perché in attesa della Champions dobbiamo fare di tutto per tornare al nostro posto – o quantomeno lì vicino – in Italia. Il paese in cui i fenomeni diventano problemi e tornano fenomeni, così, come se niente fosse.