Quando viene fischiato quel calcio di punizione, a un attimo dalla fine del primo tempo, l’unico dubbio è se provare un passaggio corto all’indietro per un tiro da fuori di chi è posizionato in attesa al limite dell’area o se mettere la palla in mezzo, con de Ligt e Bonucci pronti a saltare, ma con i centrali dell’Atletico sempre difficili da superare. Una buona punizione, niente di più.

Fino a lì c’è stata una discreta Juve, senza occasioni pericolose ma con un atteggiamento positivo, apprezzato da un pubblico più caldo e partecipe (ecco, una delle notizie della serata) rispetto alle ultime settimane.

Fin lì, soprattutto, ci sono state alcune giocate straordinarie di Dybala, tra stop impossibili e dribbling di tacco. È straordinario notare ogni volta quanto conti, anche nei campioni, la fiducia, l’autostima, la percezione che in un determinato periodo ti riesca tutto, e allora ci provi senza timori. Ci provi e ci riesci, mentre Ronaldo accanto a te vive il suo periodo meno brillante, lo sa e talvolta si appoggia al giocatore più vicino, non rischiando frequentemente la giocata. Sono momenti, vanno vissuti in quanto tali, confidenti che Dybala possa proseguire in modo così entusiasmante questo lungo percorso verso la continuità (il talento non è mai stato in discussione) e Ronaldo si faccia trovare pronto, come sempre da quindici anni a questa parte, quando il gioco si fa duro sul serio.

Prima ancora, abbiamo vissuto la strana attesa di una serata di Champions a fine novembre, contro il più forte avversario del girone, vissuta senza alcuna tensione particolare, senza il timore di uno psicodramma europeo (sempre presente negli incubi di uno juventino, nonostante gli splendidi percorsi Champions di questi anni) che al più, se proprio, ci relegherebbe al secondo posto del girone. Niente di drammatico, possiamo goderci la serata.

Punizione, dunque, e mentre ancora non si capisce chi stia per battere c’è anche il tempo di dare un’occhiata agli altri risultati, alle possibili avversarie se saremo primi: da evitare Real e Tottenham e ora vediamo come finiscono i gironi di Inter e Napoli.

Punizione, laterale, non molto distante dalla linea di fondo: c’è solo il tempo di batterla e poi fischia la fine del tempo. Pjanic col destro o Dybala di sinistro?

Parte Paulo ed è in quel momento esatto, quando sceglie di non passarla all’indietro per un tiratore che accorra al limite dell’area e anche di non mettere al centro un cross per i nostri saltatori – che sono queste banalità? – quando insomma inventa quel tiro assurdo, preciso e fortissimo (contro Oblak, mica nessuno) destinato a finire sotto la traversa, è lì che capiamo che oggi Dybala può fare assolutamente tutto, nulla escluso, neanche quello che a noi parrebbe impossibile.

Ci guardiamo stupiti e felici, consci di stare osservando un grande giocatore in un momento straordinario.

Così, nel secondo tempo, possiamo goderci la crescita di Bentancur, la bella prova di De Sciglio, incoraggiare un Ramsey in difficoltà, applaudire Higuain, rivedere una bella giocata di Bernardeschi che non entra per centimetri e urlare, come dopo un gol, quando de Ligt, raccontato da una stampa mediocre come un giocatore strapagato e in grande difficoltà, corona la sua super partita con un intervento fantastico, degno del miglior Chiellini.

E alzarci in piedi, tutti, in ogni settore, perché esce Dybala e va salutato così. Applaudendo, sorridendo, avendo negli occhi una punizione che avrebbe dovuto essere un cross dei tanti ed è diventata un gioiello che oggi, nel mondo, possono pensare Paulo e pochi altri. Pensare, dico, figuriamoci metterla lì davvero, con Oblak che finisce in porta e noi che impazziamo di “joya”.